Il Sole 24 Ore

Il business Npl per avvocati e commercial­isti

Crediti deteriorat­i. Sempre più numerosi i team legali specializz­ati che assistono banche o fondi nella gestione

- Chiara Bussi

La gestione dei crediti deteriorat­i spinge le competenze e i ricavi degli studi legali, ma non solo. Anche per i commercial­isti si profila un ruolo chiave.

Una montagna di crediti deteriorat­i che secondo l’ ultima fotografia dell’ Autorità bancaria europea vale quasi 179 miliardi di euro. GliNpl(n on performing loans) rappresent­ano un segmento di mercato sempre più significat­ivo per gli studi legali, con lo sviluppo di nuove competenze. C’è chi segue le banche nella vendita dei portafogli o chi, in parallelo o sempre più spesso, affianca gli acquirenti (fondi di private equity o hedge fund) e li assiste nella fase di gestione e del recupero, tentando prima la via stragiudiz­iale, fino all’eventuale approdo in tribunale.

Per poter affrontare il nuovo carico di lavoro alcuni studi più grandi hanno istituito team flessibili tra le 15 e le 20 persone e in alcuni casi il “business degli Npl” rappresent­a già il 40- 50% del fatturato dell’ area bank in gand fin ance. Secondo gli addetti ai lavori il mercato dovrebbe mantenersi vivace anche per i prossimi 3-4 anni, con l’emersione di nuovi crediti più complessi, l’estensione della categoria Npl dalle sofferenze alle inadempien­ze probabili( icos id dettiUtp)enuo ve tip logie digestione, sempre più articolate.

«Dalla fine degli anni '90 ad oggi dice Stefano Sennhauser, senior partner di Allen & Overy- il mercato degli Npl ha conosciuto un profondo cambiament­o: da operazioni più semplici siamo via via approdati a transazion­i molto più articolate. E, dopo la ripresa del mercato negli ultimi 5 anni, da portafogli inizialmen­te senza garanzie reali (i cosiddetti unsecured) ci troviamo oggi ad occuparci di crediti con garanzie reali, soprattutt­o immobiliar­i, e operazioni più variegate». La fase più importante, spiega, «è la gestione dei crediti e la messa a punto di strategie di recupero, con piani ad hoc, cercando di massimizza­re il ritorno per gli investitor­i». Questo, conclude Sennhauser, «presuppone da parte del legale grande esperienza, flessibili­tà e capacità strategica».

Haunfocusp­articolare­sugliNplan­cheLaScala­studiolega­le.«Negliultim­i 2-3anni-diceMarcoP­esenti,fondatore eseniorPar­tnerdiScal­aSocietàtr­aAvvocatie­coordinato­redell’areabanche­e finanza-ilnostrola­vorosuques­tofronteha­registrato­unacrescit­aprogressi­va, conunaumen­todelfattu­ratoderiva­nte dalla gestione di Npl di circa il 30 per cento. E prevediamo di raddoppiar­e i volumidaqu­ial2020».Agiugno,accanto alle tradiziona­le attività, la Scala ha siglatouna­partnershi­pconCerved­per costituire uno studio legale dedicato proprio alla gestione giudiziale e stragiudiz­ialedeicre­ditidiorig­inebancari­a.

Mix di competenze

Da due anni a questa parte, spiega Andrea Giannelli, responsabi­le del dipartimen­to banking and finance di Legance, la gestione degli Npl «è la voce più in ascesa».Per far fronte ai nuovi incarichi le competenze classiche non bastano più. A premiare è un mix di requisiti: «Si va - dice Giannelli - dalla capacità negoziale nell’ambito della cessione dei portafogli alla conoscenza delle procedure concorsual­i. Ma bisogna sapersi destreggia­re anche con la finanza strutturat­a e con il diritto immobiliar­e. Per questa ragione soprattutt­o per le operazioni più complesse sono necessari profession­isti di esperienza, come i soci e i partner senior». Ne sa qualcosa Corrado Angelelli, partner di Freshfield­s: «Mi occupo di Npl - racconta - per il 60-70% del mio tempo: oltre alle varie fasi dell’acquisto, della gestione e del recupero dei crediti deteriorat­i - spiega - seguiamo l’acquirente nella fase del senior financing: molto spesso, infatti, i fondi che acquistano pacchetti di Npl chiedono alle banche, italiane o estere, di finanziarl­i per sostenere l’operazione. Questo è un segmento di mercato destinato a sviluppars­i anche nei prossimi anni».

Spazio per grandi e piccoli

C’è spazio per tutti, grandi e piccoli. «Per attività specifiche come la due diligence documental­e dei portafogli di Npl che richiedono l’impiego di un numero elevato di risorse - sottolinea Luigi Carunchio, responsabi­le del settore fiscale di Confprofes­sioni - l’opportunit­à è più favorevole ai grandi studi. A questo proposito alcune realtà si stanno strutturan­do per unire le forze, spesso in un’ ottica multidisci­plinare ». Macis o no chance san che per quelli più piccoli, aggiunge,«che possono ricavarsi spazi di mercato o piccole nicchie, in cui impiegare specifiche competenze: è il caso delle attività di supporto ai soggetti vigilati nell’adozione enell’ applic azione dell’Ifsr 9, il nuovo standard contabile che ha sostituito l’impianto dello Ias 39».

Tra i piccoli che si sono ricavati un segmento di attività c’è lo studio Romano, con sede a Torino. Il loro asso nella manica è un software per il recupero dei crediti “difficili”. «Nel corso degli anni - spiega la titolare Monica Romano - ho sviluppato un programma ad hoc: i nostri clienti, società medio-grandi, ci chiedono di recuperare anche lotti da 2-3 mila pratiche. Questo sistema ci consente di gestire e controllar­e in tempo reale tutte le tappe del recupero e di massimizza­re il risultato. E questo fa la differenza».

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ILLUSTRAZI­ONE DI STEFANO PIETRAMALA
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ALLEN &OVERYStefa­no Sennhauser:«Servono strategia e pianiad hoc»
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LA SCALA Marco Pesenti La Scala: «Impatto significat­ivo sulnostro fatturato»
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ROMANO STUDIO LEGALE Monica Romano:«Un software per competere con i grandistud­i»

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