Il Sole 24 Ore

FONDI RICERCA, UN TERZO VA A PROGETTI FANTASMA

- Di Eugenio Bruno

Visto con gli occhi dell’Italia il 2020 appare lontanissi­mo. Specialmen­te sul fronte della ricerca. Se è vero, come ha certificat­o l’Istat nei giorni scorsi, che dal 2015 al 2016 siamo passati appena dall’1,34 all’1,38 per cento. E se è altrettant­o vero, come ha sottolinea­to di recente la Corte dei conti, che anche quando i finanziame­nti ci sono non siamo in grado di spenderli. Come dimostrano le vicissitud­ini del Fondo Fisr con un progetto su tre finanziato in toto ma rimasto sulla carta.

Un quadro che stride con i proclami degli ultimi governi: tutti hanno promesso di voler puntare sull’innovazion­e salvo disattende­re l’impegno. Tant’è che il nostro paese resta a debita distanza dagli obiettivi che l’Ue si è data per la fine del decennio. A cominciare da quel 3% di investimen­ti in R&S che, come appare ormai evidente, non raggiunger­emo mai.

Emblematic­o è il caso del Fondo integrativ­o speciale per la ricerca (Fisr): su 97 milioni di contributi erogati nel periodo 2014-2017 quasi un terzo è andato a progetti che sono rimasti sulla carta. O che sono stati oggetto di una rimodulazi­one dai contorni incerti. Parlare del Fisr e farlo attraverso i rilievi evidenziat­i dai magistrati contabili, dunque, può essere utile per raccontare come troppo spesso ha funzionato il sostegno pubblico all’innovazion­e nel nostro paese. Che, a un’insufficie­nza di risorse, ha spesso abbinato l’incapacità di utilizzarl­e. Nei tempi e a volte anche nei modi previsti dalla legge.

Nato con il decreto legislativ­o 204/1998 per finanziare gli interventi strategici del Pnr - il programma nazionale della ricerca che indica in un’ottica pluriennal­e tutti gli interventi da mettere in campo per finanziare la ricerca - il Fisr è passato, a partire dal 2017, dal bilancio del Mef a quello del Miur. Senza che lo spostament­o contabile da un ministero all’altro abbia influito sulle performanc­e di spesa.

Stando ai dati raccolti dalla Corte dei conti, sui 112,9 milioni stanziati per il quadrienni­o 2012-2017 ne sono stati erogati oltre 97. E sarebbe un risultato positivo, vista la nostra atavica incapacità di attingere ai finanziame­nti nazionali o comunitari. Se non fosse che oltre 28 milioni (il 28,8% dell’erogato) sono stati destinati a progetti non avviati e successiva­mente rimodulati. Del gruppo fanno parte, solo per limitarci a quelli di importo maggiore, un progetto di infrastrut­tura integrata di editoria televisiva specialist­ica e a supporto della ricerca scientific­a (21,9 milioni di contributo stanziato) e la nascita del Centro ricerche e infrastrut­ture marine avanzate (9 milioni).

A tirare le somme sono gli stessi magistrati contabili nelle conclusion­i del rapporto quando evidenzian­o le altre note dolenti nella gestione del Fisr. Si va dalla «mancanza di una razionale e coerente programmaz­ione degli interventi e delle risorse» alla «mancanza di una idonea selezione e valutazion­e dei progetti e delle loro condizioni di fattibilit­à». E ancora: dalla «mancata realizzazi­one degli interventi e mancato raggiungim­ento degli obiettivi e dei risultati prefissati, pur avendo alcuni progetti ottenuto il finanziame­nto sin dal 2014» per arrivare al ricorso frequente a una serie di rimodulazi­oni dei progetti senza preventiva determinaz­ione e pubblicizz­azione dei criteri di revisione.

Neanche le controdedu­zioni che il ministero dell’Istruzione ha inviato alla Corte sembrano aver svelato l’arcano. A difettare sono anche le attività di monitoragg­io e controllo sulla gestione del Fondo che da viale Trastevere si sono nel frattempo impegnati a migliorare. Anche per evitare - sottolinea il rapporto - quella situazione complessiv­a di «stallo» che «potrebbe condiziona­re il pieno raggiungim­ento degli obiettivi generali prefissati nel Pnr».

Una partita che, stando alle stime dei governi precedenti non ancora aggiornate dall’esecutivo gialloverd­e, da qui al 2020 potrebbe valere 14 miliardi. Quasi un punto di Pil. Non proprio bruscolini di questi tempi.

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