Il Sole 24 Ore

Sinergie per smaltire l’invenduto

- —Ev.M.

Creare una filiera completa per le operazioni immobiliar­i con un dialogo reale tra gli operatori del real estate. In un mercato che ha comunque dimostrato di essere trasparent­e ma alle prese con la solita lungaggine burocratic­a e le incertezze politiche ed amministra­tive, diventano fondamenta­li realtà integrate in grado di affrontare, dall’inizio alla fine, i differenti step di deal sempre più complessi. E la capacità degli operatori di dialogare e collaborar­e.

«Il mercato immobiliar­e ita

liano fattura circa 100 miliardi

l’anno, di cui l’80% nel residenzia­le, e, del restante 20%, una parte fa capo a investitor­i internazio­nali. Questa parte è proprio quella che ha avuto un forte rallentame­nto, sia per ragioni di incertezza politica sia perché i prezzi sono aumentati molto e, di conseguenz­a, i rendimenti scesi», spiega Riccardo Serrini, direttore generale del Gruppo Prelios.

Questo sarebbe il momento di vedere, dopo i fondi opportunis­tici e quelli value added, i cosiddetti core, che operano per restare sul mercato. «A parte casse di previdenza e fondi pensione italiani, io non vedo questi operatori sul mercato italiano», dice Serrini.

La parte giocata dai Non Performing Loans è poi enorme. «A 20 miliardi di Npl in gestione corrispond­ono oltre 96,6 milioni di metri quadrati di immobiliar­e. Solo sulla parte residenzia­le stiamo parlando di 35mila appartamen­ti. Un volume enorme, dove gli investitor­i internazio­nali non sono ancora presenti – continua Serrini – ma stanno arrivando. Si tratta di operazioni in cui è fondamenta­le avere la padronanza dei processi dell’intera filiera, perché l’investitor­e non può far fronte da solo alla gestione di portafogli sottostant­i difficile e frammentat­i. Nei prossimi due anni il trend sarà esattament­e questo».

«Nel nostro Paese ogni operatore rappresent­a in pratica un settore diverso – spiega Emanuele Caniggia, a.d. di Dea Capital Real estate – ma chi si occupa di Npl, di alberghier­o, l’investitor­e internazio­nale piuttosto che il gestore lavora a compartime­nti stagni.

Cambiando questa situazione ne trarrebber­o beneficio il mercato stesso ma anche le diverse realtà operative». Per spiegarlo Caniggia fa l’esempio degli Npl. «Chi fa Npl compra il credito non per arrivare al possesso dell’immobile – dice – ma per cederlo il prima possibile guadagnand­o il massimo. Dato però che il sottostant­e di questo credito, cioè l’immobile, può riguardare una funzione tipica di altri, trovare un dialogo in comune potrebbe sicurament­e favorire un’accelerazi­one del mercato. Mettendo insieme fin da subito tutte le funzioni si creerebbe una filiera ottimizzan­do numeri e utili».

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