Diciotti, nessun ordine «formale» di stop allo sbarco
I risultati delle indagini di Agrigento inviati al Tribunale dei ministri
Nessun ordine formale: la «catena di comando» del ministero dell’Interno - che ha ordinato lo stop allo sbarco di 137 migranti soccorsi a largo di Malta dalla nave militare Diciotti - resta avvolta dal mistero.
L’enigmatico quadro investigativo è stato ricostruito dal Tribunale dei Ministri di Palermo, presieduto da Fabio Pilato, che si trova a dover districare una vicenda tutta da chiarire. L’inchiesta, infatti, non ha ancora ricostruito la scala gerarchica attraverso la quale l’ordine del blocco si sarebbe diramato fino ad arrivare al comandante della nave Diciotti. Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, però, ne è convinto: l’imput formale sarebbe partito dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, unico indagato nel procedimento, il quale fin dall’inizio si era politicamente schierato contro lo sbarco immediato e prima di un accordo sulla distribuzione dei migranti.
Il Tribunale dei Ministri ha già preparato un calendario di audizioni. Il ministro sarà ascoltato per ultimo, quando il quadro sarà più nitidio. Tra i primi ad essere ascoltati figurano: il capo di gabinetto di Salvini, Matteo Piantedosi, i comandanti delle capitanerie di porto di Porto Empedocle e di Catania, il responsabile dell’ufficio circondariale marittimo di Lampedusa, il capo del Dipartimento delle libertà civili, Gerarda Pantalone, e il suo vice Bruno Corda. L’elenco potrebbe diventare più nutrito in relazione alle esigenze di approfondimento e di riscontro dell’inchiesta del Tribunale dei Ministri. Dopo l’interrogatorio di Salvini, il passaggio successivo sarà l’archiviazione oppure la richiesta di autorizzazione a procedere da inviare al Senato.