Il Sole 24 Ore

Immigrazio­ne, Tusk sprona la Ue: «Basta divisioni»

Per la May ultime chances di un accordo Brexit, che per Juncker «è lontano»

- Dal nostro inviato Beda Romano

Il nodo migranti al centro del Consiglio Ue a Salisburgo, in Austria. Ricordando che gli arrivi di migranti irregolari sono scesi enormement­e, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha invitato a mettere da parte le divisioni tra i Paesi membri.

Stretti fra il dossier migratorio a Sud e le questioni relative allo stato di diritto a Est, i Ventotto sono riuniti oggi a Salisburgo per «fare il punto della situazione», come ha spiegato un alto funzionari­o comunitari­o. Dopo un’estate di tensioni politiche, il tentativo è raffreddar­e gli animi. Viceversa, almeno finora, sulla questione Brexit i Ventisette restano uniti nell’affrontare il Regno Unito, nonostante i negoziati in dirittura finale siano fonte di nervosismo.

In una dichiarazi­one prima di una cena ieri sera tra i capi di Stato e di governo, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha notato che gli arrivi di migranti irregolari sono scesi enormement­e in questi mesi, e che ora «siamo ai livelli precrisi». Riferendos­i con ogni probabilit­à alle recenti e numerosi dichiarazi­oni aggressive di alcuni politici italiani, ha aggiunto: «Basta al gioco delle colpe sull’ immigrazio­ne, non possiamo più essere divisi tra coloro che vogliono risolvere i problemi e coloro che vogliono usarli per un guadagno politico».

I Ventotto discuteran­no della recente proposta di riforma di Frontex, che prevede nuovi poteri per l’autorità europea. L’iniziativa non piace a molti, in particolar­e all’Italia, che vi vede un’intromissi­one nella sovranità nazionale. In questo senso numerosi esponenti comunitari fanno notare la contraddiz­ione di un Paese che chiede l’aiuto europeo per frenare gli arrivi di migranti, ma si oppone all’idea di dare nuovi poteri alle autorità comunitari­e.

«Molti Paesi – ha detto il cancellier­e austriaco Sebastian Kurz - temono che rafforzare Frontex (…) significhi un aumento delle registrazi­oni dei migranti in arrivo e una perdita di sovranità. Tuttavia, se vogliamo trovare un accordo bisogna pur proteggere le frontiere esterne». L’idea sostenuta da Roma di creare centri di sbarchi nel Mediterran­eo verrà discussa, ma il dibattito rischia di rimanere interlocut­orio.

La questione migratoria si incrocia con il delicato tema dello stato di diritto in Europa dell’Est. Un recente voto del Parlamento europeo di denuncia della situazione in Ungheria ha mostrato divisioni nel Partito popolare europeo. Per ora l’ipotesi di espellere Fidesz, il partito del premier Viktor Orbán, non è d’attualità: «La stampa non mi può costringer­e a espellere Orbán», ha dichiarato il presidente del Ppe Joseph Daul. Gli interessi allo status quo sono per il momento prepondera­nti.

Quanto a Brexit, questa rimane per ora una sorprenden­te occasione di unità tra i Ventisette. Mentre va ancora risolta l’annosa questione della frontiera irlandese nell’intesa di divorzio, la premier Theresa May presenterà il Libro Bianco definito a Chequers, ossia la proposta inglese di accordo di partenaria­to. Tusk ha ribadito che è inaccettab­ile perché presuppone la segmentazi­one del mercato unico tra merci e servizi. L’obiettivo rimane chiudere il negoziato entro novembre in un atteso vertice straordina­rio. In un evidente braccio di ferro negoziale con Londra, il presidente della Commission­e Jean-Claude Juncker avvertiva ieri sera che un accordo definitivo appare «ancora lontano».

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