BTp, sono tornati i fondi esteri: a luglio acquisti per 8,7 miliardi
Resta forte la volatilità sui bond. Big «fedeli» a Piazza Affari: hanno il 27% del listino
Dopo aver ridotto la loro esposizione in titoli di Stato italiani per quasi 58 miliardi di euro tra maggio e giugno gli investitori esteri sono tornati a riposizionarsi su BoT e BTp a luglio. Dal rapporto sulla bilancia dei pagamenti pubblicato ieri da Bankitalia risulta infatti che banche e fondi stranieri hanno messo in atto acquisti netti di titoli di Stato per 8,7 miliardi di euro. Comprendendo altri titoli come i bond bancari o le obbligazioni corporate gli investitori esteri hanno aumentato la loro esposizione sull’Italia di 13,5 miliardi di euro.
Il riposizionamento degli investitori stranieri è andato di pari passo con un allentamento della pressione sullo spread. Se tra la fine di maggio e l’inizio di giugno la tensione era i massimi, anche perché i contenuti del contratto di governo lasciavano presagire una possibile uscita dell’Italia dall’euro, con la formazione dell’esecutivo e la nomina di un economista ortodosso come Giovanni Tria alla guida del ministero del Tesoro il quadro si è relativamente rasserenato. Il tasso del BTp a 10 anni, che ai primi di giugno era abbondantemente sopra il 3% a luglio ha toccato un minimo al 2,58 per cento. Quello del BTp biennale, dopo la fiammata al 2,3% di fine maggio è sceso fino allo 0,57 per cento.
Rispetto alla tensione che si è vista tra maggio e giugno il clima a luglio è migliorato ma l’incertezza politica, come dimostra la volatilità che si è vista ad agosto, continua ad essere una spada di Damocle. Se c’è stata una flebile ripresa degli acquisti di BTp a luglio non è tanto perché sul fronte caldo dei rischio politico c’è stata una svolta quanto perché qualche investitore ha intravisto nelle quotazioni dei titoli italiani un’opportunità di guadagno. Sia in un’ottica di trading. Sia in un’ottica di maggior rendimento. Quest’ultimo fattore - secondo gli analisti di BofA Merrill Lynch spiegherebbe in particolare la ripresa degli acquisti di BTp da parte dei fondi giapponesi a luglio. Questi soggetti sono in perenne caccia di rendimento dato che sul mercato domestico i tassi sono calmierati dalla politica espansiva della Bank of Japan e hanno prediletto i BTp dato che, tra i governativi dell’area euro, sono quelli che garantivano i ritorni più interessanti al netto del fattore valutario.
A luglio il mercato ha guardato più al bicchiere mezzo pieno dell’alto rendimento che a quello mezzo vuoto dell’incertezza politica. Sarà interessante sapere se si sono comportati allo stesso modo anche ad agosto quando la volatilità è tornata a colpire. Il netto peggioramento dei saldi Target 2, che ad agosto hanno toccato un passivo record di 492,527 miliardi di euro, lascia ipotizzare che dopo la tregua di luglio i capitali esteri siano tornati a defluire dal Paese.
Nonostante la flebile ripresa degli acquisti a luglio la quota di titoli italiani in mano estera resta in calo in rapporto allo stock complessivo del debito. A gennaio era al 30,2% oggi è 28,7 per cento. È rimasta relativamente stabile invece la quota di investitori esteri a Piazza Affari. Ad oggi, stando a un’elaborazione che Il Sole 24 Ore ha fatto su dati S&P Market Intelligence, il controvalore delle azioni quotate a Piazza Affari in mano a investitori esteri si attesta intorno ai 160 miliardi di euro. Una cifra che è pari a circa il 27% della capitalizzazione del listino milanese. Una percentuale solo marginalmente più bassa rispetto ai livelli toccati alla fine del primo e del secondo trimestre dell’anno. Piazza Affari ha retto meglio dei BTp l’impatto del rischio politico ma non è detto che gli investitori siano benevoli ancora a lungo. Un campanello d’allarme da questo punto di vista arriva dall’ultimo sondaggio tra gli investitori di BofA Merrill Lynch dal quale è emerso che il 20% dei gestori che operano sul mercato europeo potrebbe sottopesare la sua esposizione sul mercato azionario italiano.
á@franceschi_and