Pepp, la previdenza di chi gira l’Europa per fare carriera
Farina (Ania): bisogna favorire prodotti semplici, standardizzati e fruibili
Un percorso irto di nodi e incognite, ma sicuramente ricco di potenzialità per il sistema di Welfare europeo e per ridurre il gap pensionistico dei cittadini europei per i prossimi decenni, stimato in 2mila miliardi di euro l’anno. I Pepp (Pan-European Personal Pension product) si candidano a diventare lo strumento di previdenza complementare per chi ha una carriera lavorativa distribuita in diversi paesi europei e vuole evitare di frammentare il suo percorso previdenziale. Dipendenti di aziende internazionali ma anche giovani già proiettati verso gli scenari internazionali per il proprio futuro professionale. Entro l’anno, la presidenza di turno austriaca dell’Ue punta ad approvare il Regolamento varato dalla Commissione europea lo scorso giugno, per implementare questi strumenti. Tema al centro di un convegno svoltosi ieri a Milano, “La nuova previdenza integrativa e la sfida dei Pepp”, presso la sede di Allianz e organizzato da Ania, che ha presentato per l’occasione due paper sul tema. La presidente di Ania, Maria Bianca Farina, ha sottolineato come «l'introduzione dei Pepp sarà tanto più utile quanto più favorirà la nascita di prodotti pensionistici semplici, standardizzati e facilmente fruibili soprattutto dai tanti europei: ad oggi è una meta da raggiungere piuttosto che un obiettivo a portata di mano». Secondo Farina gli obiet- tivi del progetto sono ambiziosi e condivisibili ma per la sua riuscita sarà cruciale «la fase finale del suo iter legislativo» che deve sciogliere vari nodi attualmente sul tavolo. A partire, per esempio, dal tema degli incentivi fiscali accordati, piuttosto che dei requisiti informativi che saranno richiesti e determineranno trasparenza ed economicità dei Pepp. Ogni paese europeo, le ha fatto eco il presidente di Covip Mario Padula, ha un sistema fiscale peculiare e non sarà facile armonizzarli tra loro. Padula ha sollevato perplessità anche sul sistema di price cap suggerita nei documenti europei, che rischia di alzare poco sotto quell’asticella gli òneri a carico dei sottoscrittori. Anche la garanzia di garanzia del capitale, indicata nella proposta di regolamento presentata nel giugno scorso da Bruxelles, necessita di una messa a punto, secondo il consigliere Ivass Riccardo Cesari, per evitare confusioni tra garanzia contrattuale e protezione probabilistica degli asset.
Al di là dei nodi che presenta, l’introduzione dei Pepp nei paesi comunitari offre un potenziale importante: un flusso stimato in 700 miliardi di euro da allocare sui mercati finanziari, ma anche in strumenti di investimento nell’economia reale, con un ritorno in termini economici. Asset che potrebbero crescere ulteriormente se le adesioni alla previdenza complementare fossero più numerose. Solo un’ottimizzazione fiscale del sistema previdenziale - hanno sottolineato in coro i vertici dei principali attori di mercato, da Campora di Allianz, a Lesca di Intesa Sanpaolo a Bosser di Generali fino a Galli di Assogestioni potrà suscitare nei lavoratori quell’interesse ancora inespresso, per una più solida copertura previdenziale.