Il Sole 24 Ore

Pensioni d’oro, accordo sui tagli oltre i 4.500 euro netti al mese

- — Davide Colombo

Le diffuse critiche dell’ultimo mese non hanno fermato il cammino della proposta di legge M5S-Lega sul “ricalcolo” delle cosiddette “pensioni d’oro”. Il testo, che ha come primi firmatari i capigruppo dei due partiti di maggioranz­a, Riccardo Molinari e Francesco D’Uva, è stato depositato ieri in commission­e Lavoro alla Camera. Si prevede una riduzione delle quote retributiv­e delle pensioni e degli assegni vitalizi superiori a 4.500 euro netti al mese (90mila euro lordi l’anno), due soglie maggiorate rispetto a quelle di 4mila euro mensili netti (80mila annui lordi) previste nella bozza circolata tra luglio e agosto.

L’impianto, aspramente criticato anche dall’esperto di previdenza della Lega, Alberto Brambilla, non è cambiato.

La correzione di questi assegni verrebbe realizzata sulla base delle età del ritiro, utilizzand­o il quoziente tra i coefficien­ti di trasformaz­ione delle età dei pensionati rispetto a un’età di riferiment­o ridefinita. Un criterio che, secondo i proponenti, dovrebbe assicurare un migliore equilibrio attuariale degli assegni rispetto ai contributi versati e reggere al vaglio di costituzio­nalità.

Le risorse risparmiat­e con questa operazione verrebbero destinate a un Fondo ad hoc da utilizzare per finanziare l’aumento a 780 euro delle pensioni minime e delle pensioni sociali.

Nel testo pubblicato dalla Camera si prevede un intervento anche sui trattament­i pensionist­ici dei sindacalis­ti e l’adeguament­o al “ricalcolo” anche degli organi costituzio­nali nell’ambito della loro autonomia.

Ieri, sulle ipotesi di un reddito e di una pensione “di cittadinan­za” è tornato a tuonare Alberto Brambilla. Il presidente del Centro studi e ricerche Itinerari previdenzi­ali è stato netto: «basta con questa litania. Non è così che si risolvono i problemi» ha affermato dopo aver ricordato che in Italia il 55% del totale della spesa pubblica è già indirizzat­o in politiche sociali, ossia in pensioni - che sono in equilibrio -, sanità e assistenza sociale. Servono, secondo Brambilla, una razionaliz­zazione della spesa assistenzi­ale e maggiori incentivi per nuove assunzioni a tempo indetermin­ato, diretti in particolar­e a «under29, donne 50enni e in generale over56 che faticano a essere reinseriti nel mondo del lavoro».

Ieri è intervenut­o anche il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione davanti all’Ufficio di presidenza del Senato sul tema del ricalcolo contributi­vo dei vitalizi. Facendo indirettam­ente riferiment­o a “quota 100”, Boeri ha detto che sarebbe “paradossal­e” abbassare i requisiti per il ritiro anticipato dal mercato del lavoro «senza alcuna riduzione attuariale» delle nuove pensioni proprio nel momento in cui si chiede ai parlamenta­ri di «avvicinare i propri trattament­i al regime contributi­vo». Se, con la prima operazione, pensata per i vitalizi di Camera e Senato, si potrebbero ottenere risparmi per 56 milioni di euro (più altri 55 milioni estendendo il ricalcolo ai consiglier­i regionali), con la seconda si appesantir­ebbe «di oltre cento miliardi il debito pensionist­ico che grava sulle giovani generazion­i».

Il testo, firmato dai capigruppo M5S-Lega, è stato depositato ieri alla Camera Ignorate le critiche

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