McDonald’s Europe: la doppia elusione non è perseguibile
L’Antitrust Ue si arrende di fronte a due ruling tra Lussemburgo e Usa
L’Antitrust dell’Ue assolve l’elusione fiscale di McDonald’s. Il mancato pagamento delle tasse della multinazionale americana dal 2009 ad oggi per i redditi prodotti sia nella giurisdizione europea sia in quella Usa è dovuta a un errato coordinamento della convenzione sulla doppia (non) imposizione tra il Granducato e Washington e non configura pertanto un aiuto di Stato. Grazie ai ruling sottoscritti nel 2009 in Lussemburgo - sede fiscale del colosso degli hamburger - il gruppo americano ha realizzato enormi profitti (più di 1 miliardo di euro) di fatto senza versare 1 euro/dollaro di tasse. Questo perché il primo accordo prevedeva che McDonald's Europe non era tenuta a versare l’imposta sulle società in Lussemburgo in quanto gli utili erano soggetti a tassazione negli Usa. Utili che poi attraverso la Svizzera approdavano negli Stati Uniti, dove però le regole in vigore fino al 2015 (data di apertura dell’indagine) consideravano la divisione oltreoceano «soggetto non imponibile». Per neutralizzare l’onere della prova richiesto dal Lussemburgo - che in base al primo accordo voleva un riscontro del pagamento delle tasse Washington convinse il Granducato, con un secondo ruling, a rinunciare all’adempimento. Superficialità, ingenuità? Di sicuro, ha detto ieri la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, «non è come dovrebbe essere dal punto di vista dell'equità fiscale» ma comunque «non c'è stata alcuna violazione delle regole della concorrenza». Tra l’altro il Lussemburgo ha nel frattempo avviato l’iter legislativo per chiudere l’ingenua falla.
È la prima volta che l’Antitrust alza bandiera bianca davanti a una pratica elusiva su larga scala di doppia-non-tassazione, tipologia nel frattempo rientrata tra i piani di azione Beps (base erosion profit shifting) dell’Ocse. Nell’ottobre del 2015 la Commissione aveva stabilito che il Lussemburgo e l’Olanda avevano accordato vantaggi fiscali selettivi, cioè illegali, rispettivamente a Fiat e Starbucks: in seguito a quella decisione il Lussemburgo ha recuperato 23,1 milioni di euro dalla Fiat e l’Olanda 25,7 milioni da Starbucks.
A gennaio 2016 data la decisione sui vantaggi fiscali selettivi accordati dal Belgio ad almeno 35 multinazionali nel quadro del regime di imposizione dei profitti «eccedentari». Dei 900 milioni comprensivi di interessi, il Belgio ad oggi ne ha recuperato il 90 per cento . Nell’agosto del 2016, è il turno dell’Irlanda sospettata di aver accordato vantaggi fiscali illegali ad Apple, contenzioso chiuso martedì scorso quando il gruppo americano ha concluso la fase di versamenti in un conto bloccato dello Stato irlandese di 14,3 miliardi, in attesa del pronunciamento della Corte. Nell’ottobre 2017 toccò ancora al Lussemburgo che aveva accordato vantaggi fiscali illeciti ad Amazon: recuperati dal Granducato 282,7 milioni di euro. Lo scorso giugno di nuovo il Lussemburgo per vantaggi fiscali illegali a Engie per 120 milioni. La procedura di recupero è in corso.