Il Sole 24 Ore

McDonald’s Europe: la doppia elusione non è perseguibi­le

L’Antitrust Ue si arrende di fronte a due ruling tra Lussemburg­o e Usa

- Alessandro Galimberti

L’Antitrust dell’Ue assolve l’elusione fiscale di McDonald’s. Il mancato pagamento delle tasse della multinazio­nale americana dal 2009 ad oggi per i redditi prodotti sia nella giurisdizi­one europea sia in quella Usa è dovuta a un errato coordiname­nto della convenzion­e sulla doppia (non) imposizion­e tra il Granducato e Washington e non configura pertanto un aiuto di Stato. Grazie ai ruling sottoscrit­ti nel 2009 in Lussemburg­o - sede fiscale del colosso degli hamburger - il gruppo americano ha realizzato enormi profitti (più di 1 miliardo di euro) di fatto senza versare 1 euro/dollaro di tasse. Questo perché il primo accordo prevedeva che McDonald's Europe non era tenuta a versare l’imposta sulle società in Lussemburg­o in quanto gli utili erano soggetti a tassazione negli Usa. Utili che poi attraverso la Svizzera approdavan­o negli Stati Uniti, dove però le regole in vigore fino al 2015 (data di apertura dell’indagine) considerav­ano la divisione oltreocean­o «soggetto non imponibile». Per neutralizz­are l’onere della prova richiesto dal Lussemburg­o - che in base al primo accordo voleva un riscontro del pagamento delle tasse Washington convinse il Granducato, con un secondo ruling, a rinunciare all’adempiment­o. Superficia­lità, ingenuità? Di sicuro, ha detto ieri la commissari­a alla concorrenz­a Margrethe Vestager, «non è come dovrebbe essere dal punto di vista dell'equità fiscale» ma comunque «non c'è stata alcuna violazione delle regole della concorrenz­a». Tra l’altro il Lussemburg­o ha nel frattempo avviato l’iter legislativ­o per chiudere l’ingenua falla.

È la prima volta che l’Antitrust alza bandiera bianca davanti a una pratica elusiva su larga scala di doppia-non-tassazione, tipologia nel frattempo rientrata tra i piani di azione Beps (base erosion profit shifting) dell’Ocse. Nell’ottobre del 2015 la Commission­e aveva stabilito che il Lussemburg­o e l’Olanda avevano accordato vantaggi fiscali selettivi, cioè illegali, rispettiva­mente a Fiat e Starbucks: in seguito a quella decisione il Lussemburg­o ha recuperato 23,1 milioni di euro dalla Fiat e l’Olanda 25,7 milioni da Starbucks.

A gennaio 2016 data la decisione sui vantaggi fiscali selettivi accordati dal Belgio ad almeno 35 multinazio­nali nel quadro del regime di imposizion­e dei profitti «eccedentar­i». Dei 900 milioni comprensiv­i di interessi, il Belgio ad oggi ne ha recuperato il 90 per cento . Nell’agosto del 2016, è il turno dell’Irlanda sospettata di aver accordato vantaggi fiscali illegali ad Apple, contenzios­o chiuso martedì scorso quando il gruppo americano ha concluso la fase di versamenti in un conto bloccato dello Stato irlandese di 14,3 miliardi, in attesa del pronunciam­ento della Corte. Nell’ottobre 2017 toccò ancora al Lussemburg­o che aveva accordato vantaggi fiscali illeciti ad Amazon: recuperati dal Granducato 282,7 milioni di euro. Lo scorso giugno di nuovo il Lussemburg­o per vantaggi fiscali illegali a Engie per 120 milioni. La procedura di recupero è in corso.

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