SCELTE NECESSARIE PER LA SCUOLA CHE CAMBIA
Non ricordo un inizio d’anno scolastico più in sordina. Potremmo dunque profittarne per provare discorsi più larghi e proiettarci su ciò che potrà essere la scuola di una generazione prossima, quella in cui noi stessi non saremo più coinvolti come docenti e tantomeno in quanto genitori o nonni. Liberati dai condizionamenti materiali e psicologici del presente ci si chiederà se l’assetto culturale, organizzativo e didattico attuale sia destinato a reggere così tanto tempo. No, riconosciamolo: questo impianto ha dalla sua una nobile storia, coerente con un mondo che per lungo tempo è stato fermo nelle sue più intime e fondamentali convinzioni in fatto di sapere, ma già ora appare troppo distante dal comune sentire e da quel che sono le arti, le scienze e le tecnologie allo stato attuale. Dunque, arrendiamoci: qualcosa di profondo è destinato a cambiare nell’idea e nella pratica di scuola. Tutto sta a individuare natura e forme di quel cambiamento. I temi su cui sarebbe proficuo esercitare questa raziocinante immaginazione sono molti, ma nessuno si presenta come comodo. Ne fornisco alcuni esempi sotto forma di alternative da sottoporre a serrata e “disinteressata” discussione: il sapere proposto dalla scuola svolgerà una funzione distanziante o una integrante rispetto ai meccanismi di funzionamento del mondo? La scrittura manterrà una condizione di superiorità epistemologica rispetto ai codici sonori e visivi o l’affermarsi delle matrici cognitive di questi ridimensionerà il valore di quella? L’apprendimento sarà promosso e praticato come esperienza individuale o collaborativa?