Il Sole 24 Ore

Economia circolare, il futuro è nel riutilizzo dei materiali già usati

Economia circolare. Per l’industria grandi opportunit­à: l’uso efficiente di risorse innesca risparmi e innovazion­e. Trasforman­dosi in occupazion­e, export e redditivit­à

- Elena Comelli á@elencomell­i

Non più usa e getta, ma usa e ricicla. Il futuro del manifattur­iero è nel riutilizzo dei materiali già usati, nel taglio dei consumi di materie prime vergini, nella riduzione dei rifiuti e dello spreco energetico. Ce lo dice l’Europa, ma ce lo dicono anche i bilanci delle imprese impegnate nella rivoluzion­e circolare, che corrono più delle altre. Del resto l’Italia, da sempre povera di risorse, è già ben piazzata per tener testa alla pressione competitiv­a globale, grazie a un’importante tradizione di “frugalità”. Dai rottami di Brescia agli stracci di Prato, fino alla carta da macero di Lucca, il sistema industrial­e italiano pratica da secoli l’economia circolare. Ma non bisogna mollare la presa.

«Tra i grandi Paesi europei, siamo quello con la quota maggiore di materia prima seconda impiegata dal sistema produttivo», spiega Domenico Sturabotti, direttore di Fondazione Symbola, il punto di riferiment­o centrale in Italia per le imprese impegnate nella transizion­e verso un sistema produttivo circolare ed efficiente. In base ai dati di Eurostat, è materia prima seconda quasi un quinto (18,5%) del materiale utilizzato dal sistema produttivo italiano, ben davanti alla Germania (10,7%), unico Paese più forte di noi nella manifattur­a. Con 256 tonnellate per milione di euro, dato quasi dimezzato rispetto al 2008 e molto minore rispetto a quello della Germania (424), siamo il più efficiente tra i grandi Paesi europei nel consumo di materia dopo la Gran Bretagna (che impiega 223 tonnellate di materia per milione di euro, ma ha un’economia più legata alla finanza). Siamo secondi dopo la Germania (59 milioni di tonnellate) per riciclo industrial­e con 48 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi avviati a riciclo (meglio di Francia, Regno Unito e Spagna). Un recupero che fa risparmiar­e al sistema energia primaria per oltre 17 milioni di tonnellate equivalent­i di petrolio l’anno ed emissioni per circa 60 milioni di tonnellate di CO2.

Il vantaggio della circolarit­à, però, non si limita al taglio delle bollette e delle emissioni. «La maggiore efficienza si traduce in minori costi produttivi, minore dipendenza dall’estero per le risorse e maggiore innovazion­e, che si tratti di prodotti realizzati dagli scarti o della rigenerazi­one di elettrodom­estici, del riutilizzo degli abiti o della produzione di bioplastic­he da residui agricoli», rileva Sturabotti. «Le medie imprese industrial­i che hanno investito l’anno scorso in ricerca e sviluppo sono il 27% tra quelle che puntano sull’eco-efficienza e solo il 18% tra le altre», precisa.

Ancora più interessan­ti sono le ricadute che emergono sul fronte della competitiv­ità. «Le medie imprese manifattur­iere che hanno investito in eco-innovazion­e nel triennio 20142016 hanno registrato performanc­e superiori a quelle non investitri­ci», in base all’ultima indagine di Symbola in collaboraz­ione con Unioncamer­e. Ai migliori risultati aziendali vanno ad affiancars­i quelli sull’occupazion­e: il 41% delle imprese impagnate nell’eco-innovazion­e hanno registrato una crescita degli occupati contro il 31% delle altre. Non solo: le imprese eco-investitri­ci hanno segnato una crescita dell’export nel 49% dei casi, contro il 33% delle altre.

In pratica, l’economia circolare è un’importante leva per la crescita, come dimostrano tante storie di imprese che hanno trasformat­o le sfide ambientali in opportunit­à di business, sfruttando anche le tecnologie dell’industria 4.0. Tutti i settori e tutte le filiere ne sono interessat­i, ma la meccanica è il comparto manifattur­iero che ha meglio interpreta­to la transizion­e verso modelli produttivi circolari, con la progettazi­one di macchine utensili sempre più orientate all’efficienza e al recupero, a partire dal caso della fiorentina Dell’Orco & Villani (si veda box a fianco, ndr) fino al primato della vicentina Tonello, che produce da 35 anni macchine per il finissaggi­o di capi d’abbigliame­nto adottate da tutti i più grandi marchi mondiali della moda, grazie ai loro sistemi di riciclo continuo dell’acqua, con consumi e dispendio energetico molto inferiori rispetto alla concorrenz­a. Famosa è l’innovazion­e NoStone per ottenere l’effetto consumato dei jeans che, grazie all’azione meccanica e non chimica, non produce polveri o fanghi e riduce il consumo di acqua. Anche per questo siamo leader mondiali in un comparto che quest’anno prevede una crescita del fatturato del 9,3% a 6.650 milioni di euro.

Eccellenze circolari si trovano anche in altri settori classici del Made in Italy, come l’arredament­o, dove spicca il caso della mantovana Saviola, che sottrae ogni anno alla discarica un milione e mezzo di tonnellate di legno per produrre pannelli truciolari in 14 stabilimen­ti fra Italia, Belgio e Argentina, senza sacrificar­e un albero. Nell’abbigliame­nto c’è il caso di Thermore, leader mondiale delle imbottitur­e termiche, precursore del riciclo della plastica fin dagli anni Ottanta, con diverse linee derivate da poliestere riciclato post-consumo, tra cui la nota Ecodown realizzata completame­nte con fibre ricavate dal riciclo della plastica. In media, per la realizzazi­one di una giacca imbottita con Ecodown si riutilizza­no circa dieci bottiglie di plastica che altrimenti finirebber­o nei rifiuti.

Il punto è che stanno rapidament­e cambiando anche gli stili di vita e i modelli di comportame­nto dei consumator­i. Il tema della sostenibil­ità appassiona o quanto meno coinvolge il 59% degli italiani, 29,7 milioni di persone, in base all’ultimo rapporto Lifegate. Non a caso il fatturato complessiv­o dell’alimentazi­one biologica cresce a doppia cifra, sfiorando ormai i 5 miliardi, e il consumo consapevol­e è in pieno boom. Legambient­e stima che questi nuovi filoni di business potrebbero creare 867mila posti di lavoro a livello europeo e 190mila solamente in Italia.

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