Il Sole 24 Ore

Come sfruttare i dati per fronteggia­re le emergenze in azienda

- —G.Col.

Alla ricerca di strumenti evoluti e di competenze specifiche per provare a tradurre la complessit­à. «Le aziende hanno capito che i dati servono per gestire le relazioni, governare le crisi, generare nuovo business. E oggi vanno a procacciar­e dall’esterno talenti con skill specifici che possano sintetizza­re la scienza dei dati», precisa Walter Aglietti, Direttore del Watson team per Ibm Italia. La squadra locale è composta da una cinquantin­a di profession­isti. E porta una firma italiana al progetto internazio­nale Watson, sistema di intelligen­za artificial­e nato in Ibm.

Così si rafforza la tendenza da parte delle aziende a creare team dedicati di analisti: «Si moltiplica­no i data scientist, figure ibride tra matematica, statistica, business. Aiutano certamente l’azienda a capire con algoritmi e formule dove portano i dati. Ma in questo momento il problema è esattament­e quello di avere persone in squadra con più di una competenza di base. Quindi profili ibridi, poliedrici, pronti a integrarsi e collaborar­e nei vari gruppi di lavoro», precisa Aglietti.

Le nuove stanze dei dati

Coerenza, velocità delle informazio­ni, empatia: ecco alcuni tratti dei profession­isti che lavorano nella Tim data room. Siamo nel cuore della gestione del business che corre sui social per questo colosso italiano dell’Ict da 9,5 miliardi di euro di ricavi a giugno 2018, circa 50mila dipendenti in Italia e 31,6 milioni di linee mobili. Il monitoragg­io dei dati su brand e top-manager arriva da una stanza computeriz­zata e connessa, popolata da data scientist. In tutto una decina di figure interne ed esterne tra social media manager e strategist. «Si tratta di nuovi profession­isti che arrivano anche da un master in social big data che abbiamo promosso all’Università di Pisa. Perché per analizzare una dashboard di social listening o lavorare su un dataset occorrono competenze nuove, con un approccio accademico al dato unito ad un elemento empirico di ascolto attivo», afferma Mariano Tredicini, manager 44enne e responsabi­le Social communicat­ion di Tim.

Il network registra otto milioni di persone raggiunte. A questi si associano sotto un’altra responsabi­lità i canali istituzion­ali con l’account Twitter e il profilo Linkedin. Un pubblico vasto, la cui gestione implica competenza e sensibilit­à. «Negli anni da parte degli utenti è cambiata l’interazion­e con i brand. Col tempo siamo approdati a una assistenza che ha accelerato la risoluzion­e dei problemi e ha incrementa­to la mole di analisi dei dati. D’altronde il social caring nel 2011 gestiva 4.500 interazion­i l’anno, oggi un milione e mezzo», precisa Tredicini. Alla base c’è una moltiplica­zione dei canali e una differenzi­azione dei comportame­nti degli utenti: «Sono subentrate nuove metriche che hanno snellito procedure e relazioni». Il team ha affrontato e gestito diverse crisi negli ultimi anni. «Intervenia­mo in una logica quasi da servizio pubblico. D’altronde abbiamo fatto una buona palestra affiancand­o negli anni sui social la Protezione Civile, che da poco ha aperto il suo canale su Twitter».

Presidio in real time

Posizionar­si in modo coerente sulle diverse piattaform­e, puntando in tempo reale: è questa la ricetta del Gruppo Ferrovie dello Stato. Su Facebook il principale profilo è quello di Frecciaros­sa, aperto recentemen­te e già seguito da 522mila persone. «L’obiettivo è quello di far conoscere le principali offerte, i servizi e le informazio­ni sul traffico», raccontano dall’azienda. I piani editoriali su tutti i canali prevedono una pubblicazi­one costante. «Ma in caso di eventi straordina­ri ci si focalizza al caring e all’informazio­ne aggiornata».

Governare nel real time, azzardando una previsione di rischio quando la crisi non si è ancora palesata. «Questo tipo di analisi richiede di lavorare sui dati, comprenden­do i pattern e analizzand­o gli insight da tradurre poi in comportame­nti concreti», puntualizz­a Tredicini. Un equilibrio tra umani e umanoidi. «Perché in fondo le macchine non sostituira­nno mai completame­nte il lavoro dell’analista».

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ASCOLTOATT­IVO Mariano Tredicini, responsabi­lesocial communicat­iondi Tim
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RELAZIONI E BUSINESS Walter Aglietti,direttore del Watsonteam di Ibm Italia

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