GENOVA, UN GIORNO DA CAPITALE
Genova Italia. È stato il giorno del riscatto per la città colpita al cuore dal crollo del ponte. Passa dal Salone nautico dove si celebra una delle eccellenze del manifatturiero italiano, tecnologia e design, marineria antica e innovazione ai limiti del futuribile. Ma è stato anche il giorno della tenzone finanziaria per Carige, la banca della città, un milione di correntisti e una situazione da convalescente. Qualcosa di più di uno scontro per il controllo della governance.
Una lotta di potere e di denaro (le palanche a Genova contano) ma anche uno scontro tra visioni diverse di cosa debba essere la finanza moderna. E naturalmente sono i giorni della ricostruzione, del suo travaglio nella scelta del commissario che non arriva, nell’urgenza forse non ancora ben percepita, di quanto questa città significhi per l’intero Paese, dove il solo porto è il punto di approdo o di partenza del 60-80% delle merci di regioni che hanno il Pil uguale a quello delle migliori aree d’Europa.
A Genova (Cornigliano) si è vissuto anche un corollario della vertenza Ilva, dove il Paese della nuova politica non ha mostrato di comprendere appieno (anche se l’accordo sindacale, alla fine, ha fatto prevalere il buonsenso) il valore di un asset strategico come è la più grande acciaieria d’Europa con i suoi stabilimenti satellite. E, forse, per ricordarlo tutti chiamano “via Ilva” proprio quella via della Superba aperta da ieri per ridare speranza alla circolazione cittadina. L’Ilva è l’ultimo baluardo di una stagione gloriosa che ha il suo amarcord nell'Ansaldo, quando a Ponente passava uno dei vertici del triangolo industriale del Nord Ovest e quello stabilimento si chiamava Italsider. La città era il laboratorio delle Partecipazioni statali. Poi il declino. Ora il laboratorio è per la politica ed è qui che il centro destra mantiene viva la sua composizione “naturale” Fi-Lega; sempre a Genova poi si è consumato lo scontro istituzionale tra politica e magistratura finito con i 76 anni di rate a carico del Carroccio.
La città della Lanterna è e diventerà la città del Ponte e dei suoi morti. Del tabù infranto, perché un ponte che cade non si può nemmeno pensare. Ma anche della sua ricostruzione. E così la Genova della tragedia e del riscatto riparte dalla sua storia, dal suo mare. E dal suo orgoglio. «Che l’inse?» è il grido di Balilla che guida la città contro gli Austriaci. Significa «la cominciamo?» e sottintende «la rivoluzione». Un capriccio della storia oggi fa del capoluogo ligure il simbolo dell’Italia e delle sue contraddizioni. A tutti piacerebbe che fosse anche il giorno di un nuovo inizio. «Che l’inse?».