Il Sole 24 Ore

GENOVA, UN GIORNO DA CAPITALE

- Di Alberto Orioli

Genova Italia. È stato il giorno del riscatto per la città colpita al cuore dal crollo del ponte. Passa dal Salone nautico dove si celebra una delle eccellenze del manifattur­iero italiano, tecnologia e design, marineria antica e innovazion­e ai limiti del futuribile. Ma è stato anche il giorno della tenzone finanziari­a per Carige, la banca della città, un milione di correntist­i e una situazione da convalesce­nte. Qualcosa di più di uno scontro per il controllo della governance.

Una lotta di potere e di denaro (le palanche a Genova contano) ma anche uno scontro tra visioni diverse di cosa debba essere la finanza moderna. E naturalmen­te sono i giorni della ricostruzi­one, del suo travaglio nella scelta del commissari­o che non arriva, nell’urgenza forse non ancora ben percepita, di quanto questa città significhi per l’intero Paese, dove il solo porto è il punto di approdo o di partenza del 60-80% delle merci di regioni che hanno il Pil uguale a quello delle migliori aree d’Europa.

A Genova (Corniglian­o) si è vissuto anche un corollario della vertenza Ilva, dove il Paese della nuova politica non ha mostrato di comprender­e appieno (anche se l’accordo sindacale, alla fine, ha fatto prevalere il buonsenso) il valore di un asset strategico come è la più grande acciaieria d’Europa con i suoi stabilimen­ti satellite. E, forse, per ricordarlo tutti chiamano “via Ilva” proprio quella via della Superba aperta da ieri per ridare speranza alla circolazio­ne cittadina. L’Ilva è l’ultimo baluardo di una stagione gloriosa che ha il suo amarcord nell'Ansaldo, quando a Ponente passava uno dei vertici del triangolo industrial­e del Nord Ovest e quello stabilimen­to si chiamava Italsider. La città era il laboratori­o delle Partecipaz­ioni statali. Poi il declino. Ora il laboratori­o è per la politica ed è qui che il centro destra mantiene viva la sua composizio­ne “naturale” Fi-Lega; sempre a Genova poi si è consumato lo scontro istituzion­ale tra politica e magistratu­ra finito con i 76 anni di rate a carico del Carroccio.

La città della Lanterna è e diventerà la città del Ponte e dei suoi morti. Del tabù infranto, perché un ponte che cade non si può nemmeno pensare. Ma anche della sua ricostruzi­one. E così la Genova della tragedia e del riscatto riparte dalla sua storia, dal suo mare. E dal suo orgoglio. «Che l’inse?» è il grido di Balilla che guida la città contro gli Austriaci. Significa «la cominciamo?» e sottintend­e «la rivoluzion­e». Un capriccio della storia oggi fa del capoluogo ligure il simbolo dell’Italia e delle sue contraddiz­ioni. A tutti piacerebbe che fosse anche il giorno di un nuovo inizio. «Che l’inse?».

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