Emirates punta alla rivale Etihad Prime prove per un leader globale
Voci (per ora) smentite di un avvicinamento fra i due vettori degli emirati: Emirates punterebbe a Etihad.
Turbolenze nei cieli del Golfo Persico. Emirates da Dubai fa rotta sulla vicina rivale Etihad, una mossa che potrebbe creare il più grande vettore del mondo per il traffico passeggeri, con un valore di mercato superiore a quello di American Airlines, vicino ai 20 miliardi di dollari. Emirates è già la compagnia più grande del mondo sulle rotte internazionali ed è quarta assoluta, secondo il ranking Iata, con il podio interamente appannaggio delle big Usa. Da Abu Dhabi un portavoce di Etihad ha provveduto a smentire indiscrezioni che periodicamente riprendono vigore: «Questi rumor non hanno fondamento», si è limitato a commentare. Da Emirates dichiarazioni dello stesso tenore. Anche se il report di Bloomberg che ha rivelato l’esistenza di un negoziato si basa su quattro diverse fonti. La trattativa, ancora in fase preliminare, verterebbe sul piano della compagnia di Dubai di acquisire le attività aeree di Etihad, che, sempre secondo le fonti consultate da Bloomberg, si terrebbe le attività di manutenzione.
Emirates, che conta su 268 tra giganteschi Airbus A-380 e Boeing 777, ha una flotta aerea tre volte più grande di quella di Etihad. Le due compagnie aeree sono state sempre grandi rivali, con i rispettivi hub (entrambi in fase di potenziamento) in competizione. Proprio la duplicazione delle rotte gioca a sfavore del deal. Il presidente degli Emirati Sheikh Ahmed bin Said Al Maktoum e il presidente della compagnia Tim Clark in passato hanno minimizzato le ipotesi di un accordo tra i due vettori, con Al Maktoum che a maggio scorso ha affermato che non ci sono mai stati colloqui di fusione. Clark, dal canto suo, in giugno ha fatto sapere che la questione era affare degli azionisti, aggiungendo che non vedeva la cosa come fattibile né a breve né a medio termine. Un matrimonio Emirates-Etihad fornirebbe un’ulteriore prova che gli sceicchi vedono di buon occhio i processi di consolidamento al fine di aumentare la competitività. I conti, tuttavia, dicono che mentre Emirates si è rapidamente ripresa dalla crisi e ha chiuso l’anno fiscale a marzo con profitti in netta crescita a 1,12 miliardi di dollari, Etihad negli ultimi anni ha visto restringersi il perimetro delle attività a seguito di investimenti miliardari sbagliati in altrettante scelte strategiche. Air Berlin, per dire, è crollata l’anno scorso mentre un altro vettore ben noto dalle nostre parti, Alitalia, nel frattempo è entrato nella sua ennesima crisi con la conseguente amministrazione straordinaria che a maggio del 2017, dopo meno di due anni, ha portato al divorzio tra le due compagnie.
La società mediorientale ha sofferto anche il calo del prezzo del petrolio, che ha portato a una diminuzione dei viaggi nelle economie che vivono essenzialmente di greggio. Ciò ha contribuito a una perdita di 1,52 miliardi di dollari nel 2017, spingendo il deficit a quasi 3,5 miliardi di dollari. Secondo gli analisti di Fitch Ratings l’emorragia non è finita: le stime parlano di conti in rosso almeno fino al 2022.