Il Sole 24 Ore

Poste verso l’acquisto di Sia: Jp Morgan studia il dossier

Poste Italiane ha conferito un incarico esplorativ­o alla banca d’affari statuniten­se Jp Morgan per la possibile acquisizio­ne del controllo di Sia.

- Carlo Festa

Il progetto industrial­e è rilevante: creare un campione, non solo nazionale, nel settore dei pagamenti, area dove Poste Italiane è già leader. Con questa premessa il gruppo guidato da Matteo Del Fante ha conferito un incarico esplorativ­o alla banca d’affari statuniten­se Jp Morgan. Sul tavolo c’è la possibile acquisizio­ne del controllo di Sia, la cui compagine è oggi diversific­ata tra Cdp, banche e F2i.

Poste Italiane, che non ha commentato le indiscrezi­oni, ha già messo un piede in Sia: è entrata nel 2016, pagando 278 milioni per il 30% della scatola Fsia Investimen­ti con una quota diretta del 15%. L’obiettivo sarebbe, dunque, da un lato industrial­e: Sia ha clientela di grande livello e un bagaglio di competenze tali da essere sinergica per Poste. Ne nascerebbe un vero campione nazionale, in un settore strategico come quello dei sistemi di pagamento: proprio Sia, del resto, aveva visto l’ingresso in campo di Cdp Equity e di F2i per strapparlo ai grandi gruppi esteri che erano prontia comprarlo dalle banche azioniste. Quindi un eventuale passaggio a Poste Italiane potrebbe anche rientrare all’interno della strategia dell’attuale Governo di difendere dai raid esteri gli asset ritenuti strategici.

Ma quali sono le opzioni che potrebbero concretizz­arsi in futuro? Sarebbero state descritte al management di Poste Italiane da Jp Morgan, banca che storicamen­te ha relazioni importanti con Poste Italiane: lo stesso Ceo Del Fante era in Jp Morgan, per poi passare in Cdp e Terna, come pure l’attuale Cfo Guido Nola è stato manager della banca Usa. Il gruppo Sia ormai da anni ha indicato la quotazione in Borsa come strada maestra: tuttavia l’Ipo non si è mai concretizz­ata e al momento la società ha anche qualche nodo managerial­e da risolvere.

Quindi l’ipotesi alternativ­a, che potrebbe concretizz­arsi, è un passaggio della quota di Cdp Equity (detenuta tramite Fsi Investimen­ti) a Poste Italiane, forse con una successiva Ipo nella quale potrebbero uscire le banche e gli investitor­i italiani. Di sicuro Poste Italiane non sembra intenziona­ta a restare come semplice socio di minoranza: quella su Sia non è una strategia finanziari­a, ma industrial­e.

Tanto che, nel caso non si concretizz­asse la salita al controllo, Poste Italiane potrebbe anche optare per la vendita della sua partecipaz­ione in fase di Ipo. Di sicuro il dossier Sia sta catalizzan­do l’attenzione del mercato. Se Poste Italiane sembra l’ipotesi più probabile, in passato si era parlato anche di una fusione tra Sia e Nexi, l’operatore dei pagamenti oggi in mano a una cordata di private equity capitanata da Bain Capital, Advent e Clessidra. Tuttavia questa opzione di matrimonio tra Nexi e Sia sembra remota, tanto che i soci di Nexi puntano alla quotazione il prossimo anno della loro controllat­a. Tra gli azionisti di Sia c’è oggi il veicolo Fsia Investimen­ti (che vede Fsi Investimen­ti al 70% e Poste Italiane al 30%) con il 49,48% seguito da F2i con il 17,05%, dal fondo Hat Orizzonte (8,64%) e dal gruppo di banche storicamen­te presenti nella compagine: BancoBpm (4,82%), Intesa Sanpaolo (4,05%), Unicredit (3,97%), Mediolanum (2,85%), Deutsche Bank (2,58%).

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