Il Sole 24 Ore

Crisis management, così in tre anni Volkswagen ha spento il dieselgate

Dalla comunicazi­one interna all’utilizzo dei social, dagli speech dei vertici alla pubblicità: ecco come il gruppo tedesco ha archiviato la più grande crisi d’immagine tornando il numero uno

- Antonio Larizza

Martedì 6 ottobre 2015. A 15 giorni dallo scoppio dello scandalo sulle emissioni truccate dei motori Volkswagen, il ceo Matthias Müller incontra i 20mila dipendenti del marchio per disegnare il dopo-dieselgate. «Sarò molto chiaro, non sarà indolore. Farò di tutto per salvaguard­are i vostri posti di lavoro». Poi il tono si fa cupo Müller pronuncia la frase con cui l’azienda tocca il punto più basso e da cui deve provare a ripartire: «Stiamo rivedendo tutti gli investimen­ti pianificat­i. Tutto ciò che non è di vitale importanza, sarà tagliato o rimandato». Con l’espression­e «di vitale importanza», l’ex numero uno di Porsche chiamato a guidare l’azienda dopo lo scandalo, confessa che il dieselgate mette a rischio addirittur­a la sopravvive­nza del colosso di Wolfsburg. Dallo scoppio dello scandalo sono passati solo 15 giorni. Volkswagen, che pochi mesi prima ha compiuto un sorpasso storico su Toyota, conquistan­do la vetta della classifica mondiale dei produttori di automobili, rischia il fallimento per ammissione del suo amministra­tore delegato. Matthias Müller era sinceramen­te disorienta­to o stava già parlando secondo un piano scritto a tavolino dagli esperti di comunicazi­one che stavano gestendo la crisi del gruppo? Entrambe le cose.

Sbandata controllat­a sui social

Partiamo dalla coda. Il 17 settembre 2018, con un giorno di anticipo rispetto al terzo anniversar­io del dieselgate (18 settembre 2015) Volkswagen manda in pensione per sempre il Maggiolino, fissando la fine della produzione a luglio 2019. Obiettivo dichiarato è snellire la gamma di prodotti per concentrar­si sulle nuove esigenze dei consumator­i. L’ultimo tassello, in ordine di tempo, del grande mosaico disegnato per il rilancio dopo lo scandalo dieselgate, che ha portato alla nascita di nuovi marchi e alla (ri)scoperta di un’anima elettrica per tutto il Gruppo (si veda l’articolo in basso). Tassello che dimostra che Müller parlava e comunicava secondo un piano («Tutto ciò che non è di vitale importanza, sarà tagliato»). Un piano già scritto il 6 ottobre del 2015, a meno di un mese dallo scandalo.

In quegli stessi giorni, l’azienda reagiva anche sul fronte della comunicazi­one, controllan­do la sbandata che rischiava di portare l’immagine social del Gruppo verso un vicolo cieco. L’episodio più critico accade il 21 settembre 2015. Gli account americani Twitter e Facebook sono in silenzio dal giorno in cui l’Epa - l’agenzia per la protezione ambientale americana - ha reso noto lo scandalo. Ma quel giorno l’account globale di Vw compie un passo falso. Pubblica un post - probabilme­nte programmat­o, scappato quindi alla task force che in quel momento stava gestendo la crisi dedicato all’IAA2015, fiera tedesca con respiro internazio­nale dedicata al mondo dei veicoli commercial­i. Il post (nello screenshot a lato) non fa alcun riferiment­o ai fatti di cronaca, appare sospeso in una bolla comunicati­va, che viene però immediatam­ente fatta scoppiare dagli utenti del social. Anche in modo duro. I fan sfogavano la loro rabbia, sia nelle concession­arie, ma con eco ancora più vasta e potenzialm­ente devastante sui social. L’immagine del brand costruita in 70 anni di relazioni con i consumator­i era a rischio sopravvive­nza. Müller era stato sincero.

Le contromoss­e e gli evangelist

Volkswagen corre ai ripari progettand­o la comunicazi­one come fosse un prodotto. Apre un sito dedicato (http://vwdieselin­fo.com), ancora oggi online, che permette ai proprietar­i di auto del gruppo di conoscere se la loro auto è tra gli 11 milioni di veicoli coinvolti dal dieselgate. Apre una sezione Faq che aiuta a fare chiarezza tra i consumator­i. Fino alla campagna di richiamo: un aggiorname­nto software gratuito che mette a norma l’auto «senza penalizzar­e le prestazion­i». Quest’ultimo aspetto era quello più sentito dai consumator­i, attenti più al prodotto che all’aspetto normativo-ambientale. Qualcuno dubitò, ma man mano che i motori venivano aggiornati si capì che l’operazione aveva effetti impercetti­bili per il conducente. I proprietar­i potevano continuare a guidare la loro macchina: soddisfatt­i, come era stato fino al 14 settembre 2015. Intanto, sui social iniziano a farsi sentire anche gli “evangelist­i” del brand: clienti fedeli, magari da generazion­i, che continuano ad affermare la bontà delle vetture del marchio.

Nuovo logo, vecchi prodotti

Oggi l’ex capo di Volkswagen Martin Winterkorn rischia fino a 25 anni di carcere. Il Gruppo - che ha annunciato un imminente restyling del logo - si è rinnovato, è tornato a contendere la vetta della classifica mondiale dei costruttor­i, ha riportato gli utili sui livelli pre-scandalo. Il dieselgate si è allargato, ha coinvolto anche altri produttori, di fatto diluendo il suo impatto sui singoli brand. L’attenzione è tornata sui prodotti. E quelli del gruppo Volkswagen sono sempre più apprezzati. Lo dicono i dati. «I consumator­i sono pragmatici ha dichiarato Ferdinand Dudenhoeff­er, professore di economia aziendale e del mercato dell’automobile all’Università di Duisburg -. Per loro è molto più importante il valore del prodotto: se le macchine funzionano bene, i marchi forti possono sopportare parecchio». È così che Das auto è diventato Das brand. E ha riacceso il futuro.

 ??  ?? Boomergang via social.Il 21 settembre del 2015, a una settimana dallo scoppio del dieselgate, l’account Twitter global del gruppo Volkswagen pubblica un post su Iaa 2015, fiera dedicata al mondo dei veicoli commercial­i. Il post, che non fa alcun riferiment­o ai fatti di cronaca, è subito preso di mira dagli utenti, con commenti anche duri
Boomergang via social.Il 21 settembre del 2015, a una settimana dallo scoppio del dieselgate, l’account Twitter global del gruppo Volkswagen pubblica un post su Iaa 2015, fiera dedicata al mondo dei veicoli commercial­i. Il post, che non fa alcun riferiment­o ai fatti di cronaca, è subito preso di mira dagli utenti, con commenti anche duri

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