«Correzioni giuste, non c’era equità»
Gianfranco Viesti è professore di economia all’università di Bari ed è un profondo conoscitore del mondo accademico su cui ha appena pubblicato un libro («La laurea negata»).
Come giudica il cambiamento del costo standard?
La sua revisione è positiva e importante. Un primo passo era già stato fatto con il calcolo nel costo standard non solo degli studenti regolari ma anche di quelli fuori corso di un anno. Perché è indubbio che se ne contano di più lì dove le competenze di base sono più deboli. E questo accade più spesso al Sud.
E i nuovi criteri, come quello del reddito degli studenti?
È positivo, perché oggi gli atenei si finanziano almeno per un terzo grazie alle risorse delle fondazioni e alle tasse universitarie. Le prime sono solo al Centro-Nord, mentre il reddito di uno studente del Politecnico di Milano è il doppio di quello che frequenta l’ateneo della Basilicata con un effetto sulle tasse. Giusto dunque tener conto di questi dati che poi pesano sui bilanci.
Ma così non si penalizza chi è più virtuoso e attrae più studenti?
No. Serve un riequilibrio rispetto al passato che penalizzava soprattutto il Sud con un circolo vizioso: chi ha meno studenti incassa meno soldi e quindi farà meno corsi e l’anno dopo sarà peggio. Credo che non solo il Sud, ma tutto il Paese abbia bisogno di atenei meridionali più forti.
Come si rilancia l’università?
Con investimenti in borse di studio per avere più studenti e con docenti giovani a cui da almeno 10 anni non apriamo le porte degli atenei.