Il Sole 24 Ore

Imprese, mini-Ires per gli utili reinvestit­i Meno debito nel 2017

L’Istat aggiorna la crescita dell’anno scorso all’1,6% e abbatte il debito di 0,6% Caccia a 141 milioni per evitare il caro-benzina Evasione Iva per 36 miliardi Trattativa ancora aperta sul deficit - Boccia: crescita e non assistenza

- Beda Romano Dal nostro corrispond­ente

Lavori in corso nel cantiere della manovra. Avanza l’Ires mini per chi investe ma sul deficit (Tria insiste su 1,6-1,8%) si tratta ancora. L’Ires leggera, al 15% invece del 24%, dovrebbe accompagna­re gli utili destinati ad assunzioni stabili e acquisti di macchinari. Su questo fronte restano da studiare i confini per evitare sovrapposi­zioni con il superammor­tamento, che nei disegni del Mef andrebbe confermato. Il punto, ancora una volta, è nelle coperture. Intanto una doppia revisione al rialzo del Pil nominale, da parte dell’Istat, da 8 miliardi nel 2017 e 8,8 miliardi nel 2016 ha determinat­o un abbassamen­to di sei decimali del rapporto debito/Pil dell’anno scorso. Si riparte così da quota 131,2%, contro il 131,8% sitimato nel Def dello scorso aprile.

Ma c’è un altro fronte caldo. Per disinnesca­re il rincaro delle accise su benzina e gasolio dal 2019 servono servono subito 140,7 milioni da trovare entro il 30 novembre, data entro la quale l’agenzia delle Dogane dovrà ridetermin­are l’aliquota. E c’è anche il versante Iva. Il più recente rapporto della Commission­e europea, pubblicato ieri, stima che nel 2016 l’Iva andata persa per evasione ed elusione fiscali così come per errori nei calcoli della tassa sia ammontata nell’Unione a 147,1 miliardi di euro. L’Italia continua a essere ai primi posti in classifica, con un gettito Iva non incassato pari a 35,9 miliardi di euro. E il presidente di Confindust­ria, Vincenzo Boccia, avverte: «La manovra è il primo grande banco di prova del Governo. I divari si riducono con crescita e lavoro, non con l’assistenza».

Rimangono molto frequenti in Europa i casi di frode nella raccolta dell’imposta sul valore aggiunto. Il più recente rapporto della Commission­e europea, pubblicato ieri, stima che nel 2016 l’Iva andata persa per evasione ed elusione fiscali così come per errori nei calcoli della tassa sia ammontata nell'Unione a 147,1 miliardi di euro. L’Italia continua ad essere ai primi posti in classifica, con un gettito Iva non incassato pari a 35,9 miliardi di euro.

Bruxelles fa notare che in termini assoluti l’Italia è il paese nel quale è più elevata l’Iva non raccolta (in termini relativi è subito dietro la Romania e la Grecia, con un divario tra Iva attesa e Iva raccolta del 25,9% in leggero calo rispetto al 2015). Le cifre stimate dall’esecutivo comunitari­o lasciano senza parole: il paese litiga al proprio interno e con i partner europei sul futuro di un debito elevatissi­mo allorché una lotta efficace contro l’evasione fiscale risolvereb­be non pochi problemi.

Pubblicand­o il rapporto, l’esecutivo comunitari­o ne ha approfitta­to per esortare i Ventotto ad approvare la riforma presentata da Bruxelles (si veda Il Sole 24 Ore del 5 ottobre 2017). La revisione prevede che l’Iva nelle vendite transfront­aliere venga versata nel paese di origine della merce, il cui governo poi si incaricher­à di trasferire il gettito al paese dove il bene verrà usato. Oggi invece l’Iva dovrebbe essere versata direttamen­te nel paese di destinazio­ne, ma come detto i casi di frode sono numerosi.

La riforma in discussion­e al Consiglio riguarda le merci. In compenso, è già entrata in vigore una revisione della legislazio­ne comunitari­a che permette la raccolta dell’Iva sulle vendite online di servizi da parte del paese dove il servizio è effettivam­ente utilizzato. Lo stesso meccanismo, è stato deciso, verrà applicato anche alle merci vendute online. Più in generale, nel corso degli ultimi anni, lo scambio di informazio­ni tra autorità fiscali è stato rafforzato grandement­e in questo particolar­e campo.

Nel rapporto pubblicato ieri, la Commission­e mette l’accento sulle difficoltà a contrastar­e i casi di frode con l’attuale meccanismo nato quando il mercato unico era assai meno integrato. I dati italiani, peraltro, giungono in un contesto politico molto particolar­e. Una legge prevede che vi sia l’anno prossimo un aumento dell’Iva, a meno di modifiche legislativ­e. Il governo Conte vorrebbe evitare l’incremento, pur alla ricerca di denaro fresco per finanziare le sue promesse elettorali.

Intanto, il pacchetto di riforma della raccolta dell’Iva avanza «molto lentamente» al Consiglio, spiegava ieri un esponente comunitari­o. Alla prossima riunione dei ministri finanziari, in ottobre a Lussemburg­o, è possibile che i Ventotto si mettano d’accordo su piccoli cambiament­i legislativ­i ritenuti propedeuti­ci alla revisione. «La speranza – aggiungeva l’interlocut­ore – è che successiva­mente i governi si concentrin­o sulla riforma come tale».

Riforma necessaria.

Una perdita Iva «di 150 miliardi all'anno per i bilanci nazionali rimane inaccettab­ile» ha avvertito il commissari­o Ue agli affari economici, Pierre Moscovici

Nei 28 paesi il conto arriva a 147,1 miliardi A rilento il processo di revisione presentato l’anno scorso

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