Il Sole 24 Ore

È ancora corsa a Wall Street ma con rischi di instabilit­à

La leva e i buyback stanno drogando gli acquisti sull’azionario americano Il paradosso del Nyse: le aziende meno profittevo­li sono le più performant­i

- Morya Longo @MoryaLongo

Sarepta Therapeuti­cs è forse il simbolo dell’ennesimo record di Wall Street: la società dal 2016 ha registrato utili solamente in un trimestre ma ha guadagnato in Borsa il 280% contro il più modesto 41% segnato dall’indice S&P 500.

Sarepta Therapeuti­cs è forse il simbolo dell’ennesimo record storico registrato ieri dalla Borsa di Wall Street. La società dal 2016 ha registrato utili solamente in un trimestre, mentre in tutti gli altri ha chiuso in perdita. Eppure dal 2016 il titolo dell’azienda in Borsa ha guadagnato il 280%, contro il più “modesto” 41% segnato dall’indice S&P 500. E tutt’oggi 20 analisti, su un totale di 22, consiglian­o «buy». Cioè di comprare le sue azioni. Dietro l’ennesimo record toccato ieri dalla Borsa americana che ha trascinato tutti i listini europei (Milano +0,69%), ci sono anche queste storie. Di ordinaria esuberanza. Sebbene la maggior parte degli analisti sia positiva sulle prospettiv­e dalla Borsa americana, che ha valutazion­i elevate ma non da “bolla”, le ombre su questo super-rally non mancano. Eccone alcune.

Se la leva diventa un boomerang

Il primo elemento di incertezza è l’elevato debito. Dopo anni di “denaro facile”, ora che la Fed alza i tassi, questo inizia a diventare un tema da non sottovalut­are. Il debito delle aziende Usa è sui massimi storici sia in percentual­e sul Pil (a circa il 75% secondo i calcoli di Credit Suisse) sia in rapporto all’Ebitda (2,5 volte). Dal 2007, segnala Goldman Sachs, il numero di aziende con un livello di debito oltre 2 volte superiore all’Ebitda è praticamen­te raddoppiat­o. E non si tratta di un problema da poco: entro il 2020 giungerann­o infatti a scadenza ben 1.300 miliardi di dollari di debiti delle imprese Usa. Rifinanzia­rli in un contesto di tassi in rialzo (la Fed dovrebbe alzarli nuovamente già settimana prossima) non sarà facile. E soprattutt­o non sarà economico. Questo peserà sui conti, anche delle aziende quotate in Borsa. Eppure agli investitor­i sembra non interessar­e.

Cannibalis­mo finanziari­o

Forse perché i principali investitor­i a Wall Street sono le stesse aziende quotate. In questi anni sono state loro (anche indebitand­osi) le maggiori acquirenti di azioni: nel 2018, calcola Goldman Sachs, le aziende Usa spenderann­o mille miliardi di dollari per comprare le proprie azioni in Borsa. Questo fenomeno non solo ha gonfiato per anni il listino Usa, ma - calcola Credit Suisse - ha anche aumentato artificial­mente di un quarto gli utili per azione delle aziende quotate. Insomma: ha distorto il mercato. Questo è un rischio: «Il livello di buyback - sentenzian­o gli analisti di Credit Suisse - non è sostenibil­e». Ora che i tassi Fed salgono, il fenomeno potrebbe infatti calmarsi togliendo benzina artificial­e a Wall Street.

Il rally dei «perdenti»

Un altro motivo per arricciare almeno un po’ il naso è legato ad un’altra anomalia curiosa: le migliori performanc­e quest’anno le hanno registrare mediamente le peggiori aziende. Quelle che non fanno utili. Secondo quanto segnalato dal «Wall Street Journal», le aziende non profittevo­li incluse nell’indice Russell 1000 Usa da inizio anno hanno guadagnato il 18%, contro il 16% medio dell’intero indice. Questo è interpreta­to da alcuni osservator­i come un rischio, perché è un ulteriore segnale di distorsion­e. Gli investitor­i comprano infatti di tutto, anche solo sperando in utili che magari mai arriverann­o. Deja vu?

I rischi globali

In questo contesto già “tirato”, ci sono non pochi rischi esterni a Wall Street. Per esempio il rialzo dei tassi della Fed. Per esempio il rafforzame­nto del dollaro, che pesa sugli utili delle aziende. Per esempio la guerra commercial­e Usa-Cina, che - scrivono gli economisti di Capital Economics - «avrà un’escalation ulteriore». È vero che l’economia Usa galoppa, ma i rischi non mancano. Eppure Wall Street sembra ignorarli del tutto. Neppure ieri, giorno delle «quattro streghe» con opzioni e futures in scadenza, ha perso l’occasione per toccare il nuovo record storico. L’ennesimo.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy