Brexit, May sfida la Ue: «Meglio un non accordo» Giù la sterlina
All’indomani di un vertice fallimentare la premier attacca: chiediamo rispetto Lo spettro di un fallimento affossa la sterlina: -1,5% sul dollaro, - 1,3% sull’euro
Theresa May chiede rispetto. La premier britannica ha reagito all’umiliazione subìta a Salisburgo con un attacco frontale ai leader dell’Unione Europea e al modo in cui hanno respinto le sue proposte per risolvere i problemi legati a Brexit. In un discorso a Downing Street ieri, May ha definito «inaccettabile» che i leader Ue abbiano respinto il suo piano senza offrire spiegazioni dettagliate e senza proporre alternative. «Ho sempre trattato la Ue con rispetto - ha detto la premier. – La Gran Bretagna si aspetta altrettanto. Un buon rapporto alla fine dei negoziati dipende da questo».
May ha continuato a difendere il piano presentato quest’estate a Chequers, che prevede un accordo di libero scambio con la Ue sulle merci ma non sui servizi o i capitali e mette fine alla libera circolazione delle persone. Londra continua a ritenerlo «del tutto credibile». Dato che la Ue lo ha respinto in modo così categorico, la premier si è detta pronta a optare per un «no deal», un’uscita senza accordo. «Qualunque soluzione che non rispetti l’esito del referendum o che di fatto divida in due il nostro Paese sarebbe un pessimo accordo e io ho sempre detto che un no deal è meglio di un pessimo accordo», ha dichiarato.
Spetta ora alla Ue farsi avanti con proposte costruttive, secondo May: «Dobbiamo sentire dalla Ue quali sono i veri problemi e quale sarebbe la loro alternativa così possiamo discuterne, altrimenti non possiamo fare progressi». Il presidente Ue Donald Tusk, in particolare, ha dichiarato a Salisburgo che le proposte britanniche non possono funzionare, ma «non ha spiegato in dettaglio come e non ha fatto alcuna proposta alternativa, quindi siamo a un’impasse, - ha obiettato la premier. - A questo stadio dei negoziati non è accettabile respingere le proposte altrui senza spiegazioni e senza controproposte». «Nessuno vuole un buon accordo più di me, - ha detto. – Ma la Ue deve capire bene che non ribalterò il risultato del referendum e non dividerò il mio Paese. Dobbiamo impegnarci seriamente a risolvere i due grandi problemi dei negoziati. Siamo pronti a farlo».
Il primo problema, ha spiegato, è che la Gran Bretagna non intende restare nell’unione doganale o nello spazio economico europeo perché altrimenti non potrebbe negoziare accordi commerciali con Paesi terzi, non potrebbe chiudere i confini agli immigrati Ue e questo sarebbe un tradimento della volontà degli elettori di «riprendersi il controllo». Il secondo problema è il confine interno irlandese. L’opzione di un accordo di libero scambio con la Gran Bretagna e regole diverse per l’Irlanda del Nord, che resterebbe di fatto nell’unione doganale e nel mercato unico, è politicamente inaccettabile perché dividerebbe il Regno Unito. «È una cosa che non solo io, ma credo nessun primo ministro britannico potrebbe mai accettare, e se la Ue la pensa diversamente fa un errore clamoroso», ha detto. La maggioranza in Parlamento di Theresa May dipende dal sostegno dei dieci deputati del Democratic Unionist Party, il partito degli oltranzisti protestanti in Irlanda del Nord, contrari a qualsiasi allineamento con la Ue.
In un discorso molto duro, la premier ha riservato parole dolci solo per gli oltre tre milioni di cittadini Ue residenti in Gran Bretagna «comprensibilmente preoccupati per cosa significa per il loro futuro l’esito del summit». Anche in caso di mancato accordo, ha assicurato, il suo Governo si impegna unilateralmente a tutelare il loro diritto a vivere, studiare e lavorare nel Regno Unito. «Siete i nostri amici, i nostri vicini, i nostri colleghi ha detto. – Vogliamo che restiate». Entro due settimane il Governo renderà note le modalità per ottenere il diritto di residenza permanente.
Lo spettro di un fallimento dei negoziati ha pesato sulla sterlina, che è arrivata a perdere l’1,5% sul dollaro e l’1,3% sull’euro, peggiore performance giornaliera dall’inizio dell’anno.
Da Bruxelles, intanto, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha cercato di ammorbidire i toni: «La posizione britannica - ha detto - è stata sorprendentemente dura e inflessibile», ma «resto convinto che sia ancora possibile un buon compromesso».
Il tono di critica di May verso la Ue è stato gradito dal fronte pro-Brexit. Il deputato Jacob Rees-Mogg ha lodato la «determinazione» mostrata dalla premier nel tener testa ai leader Ue, ma ha ribadito che il piano Chequers va abbandonato a favore di un accordo commerciale con la Ue simile a quello siglato dal Canada. Il leader dell’opposizione, il laburista Jeremy Corbyn, ha detto che «la strategia negoziale di Theresa May è stata un disastro. I Tories hanno passato più tempo a litigare tra di loro che a negoziare con la Ue. Ora i giochi politici devono finire perché un mancato accordo non è un’opzione accettabile».
Dopo avere affrontato i leader dei 27 Paesi Ue, May deve convincere le anime diverse del suo partito a sostenere la sua strategia su Brexit. Il congresso del partito conservatore, che inizia il 30 settembre, è considerato un momento cruciale per la premier che dovrà lottare per la sua sopravvivenza politica.