B. Ferraresi Alleanza con i consorzi agrari
L’aumento di capitale da 150 milioni a sostegno del piano industriale La catena Hilton interessata a un immobile in Toscana da trasformare in resort
Il mantra è sempre lo stesso dal 2014, quando venne lanciata l’Opa per rilevare da Banca d’Italia il 62% di Bonifiche Ferraresi: «Diventare il più grande hub agroindustriale a trazione agricola del Paese». Lo ha ripetuto più volte l’amministratore delegato Federico Vecchioni ieri mattina a Cortona, in provincia di Arezzo, dove il gruppo ha inaugurato il laboratorio e il centro di lavorazione delle tisane a marchio Le Stagioni d’Italia, entrambi ospitati all’interno di una casa colonica Leopoldina appena restaurata.
I primati
I 1.500 ettari che Bonifiche Ferraresi possiede nella Valdichiana costituiscono la più grande realtà agricola della valle. Ma questo non è l’unico primato: con i suoi 6.500 ettari tra il Ferrarese, la Toscana e la Sardegna, la società è anche la più grande azienda agricola d’Italia ed è l’unica impresa agricola quotata in tutto l’Occidente. Non poco, se si pensa che soltanto quattro anni fa, quando è nata la sua seconda vita, la società fatturava nove milioni di euro all’anno, mentre le previsioni per il 2018 parlano già di 85 milioni. «In 36 mesi abbiamo fatto investimenti per 238 milioni di euro, se si comprende anche l’acquisizione iniziale», ha ricordato l’ad Vecchioni.
L’aumento di capitale
Dietro di sè, Bonifiche Ferraresi ha soci finanziari e industriali del calibro, fra gli altri, di Fondazione Cariplo, Cassa Depositi e Prestiti, Dompé, Carlo De Benedetti e la famiglia Gavio. Lo scorso luglio il gruppo ha annunciato un aumento di capitale da 150 milioni, che i soci potranno essere chiamati a perfezionare entro metà ottobre. Una parte servirà per aumentare i terreni di proprietà, che nell’idea del management dovranno arrivare a quota 10mila ettari entro il 2020. Una parte è destinata ad allargare il panorama delle acquisizioni: dopo la Sis, la Società italiana Sementi, di cui ha rilevato il controllo nel novembre scorso, Bonifiche Ferraresi è interessata a un laboratorio di genomica dei legumi. Ma in molti sono disposti a scommettere che la parte più consistente dei nuovi capitali sarà destinata a trasformare Bonifiche Ferraresi in un hub di riferimento per l’agricoltura italiana, una piattaforma di aggregazione degli imprenditori agricoli nazionali che copra tutta la filiera, dalle forniture a monte fino alla distribuzione a valle, dai campi allo scaffale. Un unicum, nel panorama italiano. Un soggetto forte all’interno di un mondo agricolo frammentato, che sappia trattare in posizione di forza sia con chi rifornisce sia con chi acquista dai produttori di materie prime.
Il processo di aggregazione
Il punto di partenza per questo ambizioso progetto potrebbe essere la rete dei consorzi agricoli, che peraltro hanno già avviato un percorso di fusione e aggregazione tra di loro. Tutti insieme, i consorzi sfiorano i tre miliardi di valore della produzione. Ma basterebbe riunire i primi sei per dimensioni per arrivare subito a quota 1,3 miliardi. E qualcuno sostiene che proprio Bonifiche Ferraresi possa essere interessata ad acquisire la quota di controllo del sestetto di testa, una volta riunitosi in un unico soggetto. «I consorzi sono l’unica rete capillare sul territorio che il mondo agricolo italiano ha per approvvigionare i coltivatori e per rivendere i loro prodotti», ha detto a Cortona Gianluca Lelli, direttore Area economica della Coldiretti, la confederazione alla quale fa riferimento la maggiorana degli agricoltori riuniti nei consorzi. Del resto, è un dato di fatto che tre di questi - Nord-Est, Emilia e Tirreno - sono già oggi tra gli azionisti di Bonifiche insieme a Cai, l’organizzazione che ne riunisce 13, per una quota totale attorno al 3-4 per cento.
Agricoltura 4.0
Il futuro di Bonifiche Ferraresi si concentra anche sull’agricoltura 4.0. Un anno e mezzo fa da uno spin-off del gruppo ha preso vita Ibf, società di servizi all’agricoltura basati sulla geolocalizzazione e il precision farming. Di Ibf è già partner l’Ismea, ma a beve potrebbero entrare nuovi soci nel capitale. «Quest’anno Ibf fornirà i suoi servizi a 32mila ettari di terra agricola coltivata in Italia - ha spiegato l’ad di Bonifiche Ferraresi Vecchioni - ma l’obiettivo è di allargare il numero dei clienti fino a raggiungere un milione di ettari serviti entro il 2022, pari a circa il 10% della superficie arabile nazionale». Ibf sarà anche un prodotto da esportazione: «Siamo già in contatto con cooperative russe e kazake», assicura Vecchioni.
Bonifiche Ferraresi ha attirato l’attenzione anche della catena di alberghi Hilton: il suo management si è detto interessato al progetto per trasformare in un resort la più grande delle Leopoldine che il gruppo ha ereditato nei terreni attorno a Cortona.
Gli immobili, in tutto 21, sono stati trasferiti nella Leopoldine Spa, spin off di Bonifiche, di cui è socio anche il gruppo immobiliare Ipi.
FEDERICO VECCHIONI Bonifiche ha attirato l’attenzione anche della catena Hilton