Porti turistici in ripresa ma la crisi non è superata
Cresce, ma con fatica, il settore dei porti turistici, che risente ancora dei postumi della crisi globale e di normative penalizzanti, tanto che «una trentina di storiche marine italiane, con 2mila posti di lavoro, rischiano il fallimento». La questione è stata illustrata, al Salone nautico di Genova, da Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas, in una conferenza col ministro del Turismo, Gianmarco Centinaio. Con la fuga di barche dall’Italia, a partire dal 2011, per la tassa di possesso ideata dal Governo Monti, il fatturato dei porti, ha detto Perocchio, ha segnato -35%; e il settore segna ancora -25% rispetto al 2009. D’altro canto, «l’indagine di Assomarinas sull’andamento del 2018, vede in crescita gli ormeggi stanziali (+5,6%) e in transito (+5,5%), nonché la vendita di posti barca (+1%)». Il rischio fallimento per 30 marine, ha spiegato Perocchio, è conseguenza della Finanziaria per il 2007, che ha alzato di quattro volte i canoni demaniali, ignorando gli accordi stipulati in precedenza. Da lì è nato un contenzioso che si trascina ancora. Assomarinas chiede «una legge che recepisca la pronuncia sui canoni, favorevole a i porti, della Consulta . Basta un chiarimento normativo in sede di legge di bilancio». Centinaio ha assicurato il suo impegno nella direzione chiesta dall’associazione.