Così cresce il salotto buono dell’agroindustria
Nel 1942 la Banca d’Italia diventò primo azionista Quattro anni fa la svolta
La prima vita di Bonifiche Ferraresi comincia nel 1871, con la missione di bonificare laghi e acquistare paludi e terreni soprattutto nelle vicinanze di Ferrara, e poi in altre localita del Regno d'Italia. La proprietà fondiaria della societa cresce sino a superare, nel 1929, i 25mila ettari e nel 1942 la Banca d’Italia diviene il suo maggiore azionista.
La sua seconda vita, invece, ha inizio solo quattro anni fa quando, attraverso un’Opa, Bonifiche Ferraresi Holding rileva per 140 milioni di euro le quote di maggioranza (circa il 62%) detenute dalla Banca d’Italia. Oggi la Fondazione Cariplo (con il 21,97%), Cdp (con il 19,98%), la Rdna di Dompé (con il 10,98%), Per Spa (De Benedetti, con l’8,79%) e Aurelia (Gavio, con il 6,59%) sono gli azionisti di maggior peso. Ma nella compagine societaria ci sono anche importanti aziende della filiera agroalimentare italiana come Inalca (gruppo Cremonini), i mulini Ocrim, Farchioni Olii e Bio Line. Anche i consorzi agrari hanno deciso di investire in Bonifiche Ferraresi: attraverso Cai, la holding che li raggruppa tutti, ma anche con il coinvolgimento diretto di alcuni singoli consorzi come quelli del Nord Est, dell’Emilia e del Tirreno. Il 13% circa delle azioni, invece, flotta in Borsa.
A scommettere su Bonifiche Ferraresi, insomma, è sia il mondo dell’industria sia quello della finanza: «Soltanto dieci anni fa l’attenzione degli investitori finanziari verso il tema dell’approvvigionamento delle materie prime e della terra non sarebbe stata possibile - racconta l’amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi, Federico Vecchioni, vera anima della società, presente fin dal 2014 -. È la crescita dirompente dell’Asia, che ha fatto spostare gli equilibri delle materie prime alimentari». Il Sudamerica, insomma, è diventato un fornitore dell’Estremo Oriente, e l’Europa ha cominciato a interrogarsi su come correre ai ripari.
Bonifiche Ferraresi punta tutto sulle economie di scala, sui più moderni ritrovati della tecnologia e sulla verticalizzazione della filiera. Con oltre 4mila ettari nei comuni di Jolanda di Savoia e Mirabello, nel Ferrarese, 1.500 ettari nel comune toscano di Cortona e un migliaio ad Arborea, in Sardegna, la società è ad oggi la più grande azienda agricola italiana, «oltre che l’unica quotata in tutto l’Occidente», ricorda Vecchioni. Le sue filiere produttive «dal genoma allo scaffale», come ama definirle il suo ad, spaziano dalla pasta al riso, dalla zootecnia alle tisane, dai legumi alle verdure tradizionali dell’orto. Tutti prodotti, questi, per i quali è stato da poco creato il marchio “Le Stagioni d’Italia”, per il quale Bonifiche Ferraresi ha già accordi di distribuzione attraverso Conad, Coop, Esselunga, Finiper e Bennet.
Oltre a un marchio proprio per la Gdo, Bonifiche Ferraresi si concentra sullo sviluppo dei servizi tecnologici, che vengono utilizzati al proprio interno ma anche venduti a clienti, italiani ed esteri.
Cortona.