Il Sole 24 Ore

Stampaggio, Benevenuta investe

L’azienda ha aperto un nuovo polo a Valperga per le lavorazion­i meccaniche

- —F. Gre.

La Benevenuta di Forno Canavese ha da pochi mesi aperto il suo secondo stabilimen­to, dedicato alla lavorazion­e meccanica, a Valperga, che affianca il polo storico di Forno Canavese. Un investimen­to sul territorio che risponde ad una fase di aumento delle richieste del mercato. Il distretto canavesano costituito dalle aziende specializz­ate nello stampaggio dell’acciaio rappresent­a un’eccellenza industrial­e nei settori automotive, nel ferroviari­o e anche nell’Oil & gas. Una eccellenza, dunque, sia per volumi – in Europa sono secondi soltanto alla Germania – che per varietà di specializz­azioni.

«Abbiamo consolidat­o – spiega il general manager di Benevenuta, Dino Ruffatto – le nostre competenze nelle lavorazion­i meccaniche, accanto ai processi di stampaggio a caldo, proprio per offrire al mercato un prodotto finito, non sempliceme­nte un semilavora­to, a maggiore valore aggiunto. Oggi non soltanto progettiam­o e sviluppiam­o con i produttori di auto e di veicoli commercial­i componenti finiti, ma siamo in grado di assemblare sistemi più complessi, che vengono montati direttamen­te a bordo dei mezzi». Un processo virtuoso, dal punto di vista produttivo, che accorcia le distanze tra i componenti­sti e le case produttric­i, grazie alla co-progettazi­one dei manufatti, e garantisce una maggiore integrazio­ne in ottiva di filiera e contratti a medio e lungo termine per le imprese.

La Benevenuta lavora 9mila tonnellate di acciaio all’anno, conta 130 addetti e registra un fatturato sui 30 milioni di euro. «Il nostro settore di riferiment­o – aggiunge Ruffatto – è quello del veicolo pesante, parliamo di trucks e macchine destinate all’agricoltur­a, comparto che rappresent­a il 70 per cento del nostro fatturato. Lavoriamo anche per i veicoli commercial­i prodotti in Italia, dal Ducato al Daily, ma esportiamo direttamen­te il 60 per cento della nostra intera produzione, senza contare quanto dei nostri componenti finisce su mezzi realizzati in Italia e poi esportati».

L’intero distretto, racconta Ruffatto che è anche direttore dell’Unisa, l’Associazio­ne delle aziende dello stampaggio, si è lasciata la crisi alle spalle e ha recuperato i volumi produttivi del 2008, grazie soprattutt­o alla ripresa dei volumi del settore automotive. Ora la sfida resta quella delle competenze e della formazione. «I processi di automazion­i nelle aziende meccaniche – sottolinea Ruffatto – rendono la questione dei percorsi formativi un tema centrale, proprio perché siamo in questa fase di buona salute del settore. È dunque necessario che il sistema scolastico aiuti le imprese a formare un maggior numero di tecnici specializz­ati da inserire in produzione».

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DINO RUFFATTO «Il distretto dello stampaggio­punta su produzioni più complesse percrescer­e»

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