Prestito eccessivo senza buona fede
Esclusa dal passivo la banca che concede il mutuo oltre le disponibilità del richiedente
Esclusa la buona fede della banca che concede un mutuo all’affiliato alla mafia, se il finanziamento va oltre le disponibilità del richiedente. La Cassazione (sentenza 40817) conferma la decisione del Tribunale di negare l’ammissione al passivo dell’istituto di credito per oltre 54mila euro, in virtù di un’ipoteca sugli immobili confiscati al cliente. Una scelta che, secondo la banca, non era in linea con le norme dettate dal Codice antimafia (Dlgs 159/2011). La ricorrente affermava, infatti, di aver messo in atto, come documentato, tutte le azioni necessarie a verificare la fattibilità dell’operazione per la quale si richiedeva il denaro. Né al momento in cui questo era stato concesso c’erano elementi dai quali poter dedurre che il denaro richiesto sarebbe stato strumentale ad un investimento immobiliare nel quale erano confluiti ingenti capitali provento di delitti.
La Suprema corte non è d’accordo, a cominciare dalla possibilità di conoscere meglio il cliente. Il mutuo era stato, infatti, concesso nel 2005, mentre era datata 2004 una sentenza del Gup per partecipazione ad associazione mafiosa. Ma anche se così non fosse, la buona fede della banca andrebbe in ogni caso esclusa, per la mancata valutazione della incongruità dei redditi del beneficiario del mutuo ipotecario, insufficienti a garantire il rimborso delle somme, anche tenendo conto della fideiussione della moglie dell’affiliato a cosa nostra, anche lei priva di entrate apprezzabili. Per i giudici , l’importo eccessivo “prestato” basta a escludere la buona fede della banca.