Super-interessi sui ricorsi che pagano solo i contribuenti
Quarantatre miliardi di euro. A tanto ammonterebbe il valore del contenzioso fiscale pendente in Cassazione secondo le stime della Corte. E il dato è al ribasso perchè si riferisce al 2017. La massa di ricorsi da esaminare è altrettanto imponente. «Cinquantaduemila, per la precisione, ma che sono destinati ad arrivare nel 2025 al picco di 80mila ricorsi pendenti», spiega Antonio Damascelli, presidente di Uncat, l’unione nazionale Camere avvocati tributaristi in congresso a Milano il 28 e 29 settembre per una due giorni di dibattito serrato. Sul tavolo il progetto di riforma per l’attuazione del giusto processo tributario, una piattaforma che sarà sottoposta, in vista della manovra, al voto del congresso nazionale forense ospitato a Catania dal 4 al 6 ottobre.
«Ilsistematributarionelsuocomplessosfugge alla comprensione dei contribuenti - prosegue Damascelli -. Il ricorso continuo alle interpretazioni della giurisprudenza ci restituisce la fotografia di un rapporto con il Fisco inutilmente complesso e odiosamente vessatorio». Oltreché viziato da una sperequazione di diritti-doveri. Ne è esempio lampante la differenza di trattamento sugli interessi di mora sul quale Uncat chiede con urgenzauninterventoperricomporreildisallineamento. Si tratta di una percentuale che pesa sui contribuenti in un range che varia dal 3,01 al 4,5% (in base alle fattispecie) contro al solo 1-2% dello Stato.Per1.805ricorsivintidall’amministrazione contro i 1.380 a favore dei contribuenti, i cittadini hanno sborsato interessi di mora due volte superiori a quelli che a parti invertite sono stati versati dallo Stato. Un balzello reso ancora più indigesto dalla durata media dei procedimenti tributari in Cassazione,chesuperai5anni,edall’inapplicabilitàalsettore della legge Pinto, la norma che condanna lo Stato per ingiustificata lunghezza dei processi. Insomma, una «tassa occulta a carico del contribuente» - spiega Uncat - sui procedimenti-lumaca. Gli ingranaggi inceppati della macchina tributaria sono moltissimi: si va dallo Statuto dei diritti del contribuentechesoffrediassenzadisanzioniallemodifiche del processo tributario come, per esempio, l’introduzione della figura di un giudice di pace “fiscale”.
Tra i tanti temi sul tappeto quello della prescrizione dei termini di riscossione sul quale Uncat ha intenzione di dare battaglia. «Sono state le Sezioni unite della Cassazione a fornirci l’orizzonte temporale a cinque anni - spiega Damascelli - ma un rapporto fiscale sereno con i contribuenti imporrebbe regole certe». Per questa ragione la riforma Uncat chiede «l’introduzione di un quadro normativo unificante e generalizzato per tutti i tributi con esplicita individuazione di un termine unico così da favorire la certezza del diritto».
Che dire poi della semplificazione? «È un altra delle questioni malate del nostro sistema fiscale - spiega il presidente Uncat -. La sburocratizzazione delle procedure finisce per essere molto ben codificato sulla carta ma chiunque frequenti i corridoi della Pa sa benissimo che si tratta spesso solo di un mantra».
Antonio Damascelli, Il presidente Uncat anticipa i dati che saranno presentati al congresso del 28-29 settembre