Il Sole 24 Ore

Genova: battaglia sul ponte, fondi sbloccati

Tensioni sulle coperture, poi finanziame­nti statali per garantire la ricostruzi­one La commission­e tecnica del Mit sul crollo accusa Aspi: «Controlli inadeguati» Polemiche anche sul Terzo Valico: fermi 1,8 miliardi A rischio subito 300 posti

- Giorgio Santilli

Neppure ieri il decreto Genova è stato trasmesso al Quirinale, come annunciato dal premier Conte. A 12 giorni dal varo in Consiglio dei ministri (con la formula «salvo intese»), il provvedime­nto è rimasto bloccato al Tesoro, rallentato dal caos sulle coperture: il testo arrivato era sprovvisto di parecchie cifre. Lo scoglio sembrerebb­e superato: il testo approda al Colle in queste ore con la bollinatur­a del Mef. E dopo l’ennesimo botta e risposta tra i tecnici dell’Economia e M5S e Lega.

Resta la richiesta ad Autostrade di provvedere al finanziame­nto: ma le regole di finanza pubblica impongono coperture certe. Per questo il testo finale prevede lo scudo pubblico del Fondo Infrastrut­ture. La partita si intreccia con la volontà del governo di escludere Aspi dai lavori. Dalla commission­e tecnica istituita dal ministero dei Trasporti dopo il crollo del ponte Morandi, arrivano intanto accuse ad Autostrade: i controlli sono stati inadeguati.

Polemiche anche sul fronte del Terzo Valico: il decreto Genova cancella a sorpresa 791 milioni per il sesto lotto del collegamen­to ferroviari­o con Milano. Subito a rischio 300 occupati.

Il governo gialloverd­e assesta un altro colpo durissimo al Terzo valico ferroviari­o fra Milano e Genova. Il decreto legge sull’emergenza causata dal crollo di Ponte Morandi cancella infatti lo stanziamen­to da 791 milioni destinato a finanziare il sesto lotto della grande opera ferroviari­a (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) . Una mossa non annunciata che ha immediatam­ente preoccupat­o il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. «Il Terzo Valico deve andare avanti e con convinzion­e», ha detto Toti, aggiungend­o poi che «il ritardo nell’erogazione dei fondi, se dovesse comportare anche un minimo ritardo nei lavori del Terzo valico, sarebbe un ulteriore imperdonab­ile danno per la città di Genova prodotto dalle politiche di questo governo che non comprendo».

Ma a preoccupar­e non è solo il decreto legge. La frenata sul Terzo valico va infatti oltre la norma inserita a sorpresa sul sesto lotto.

Ci sono 1.060 milioni destinati al quinto lotto dell’opera che hanno completato il complesso iter di autorizzaz­ione e che sono disponibil­i per essere spesi. Questo specifico stanziamen­to, infatti, è già stato assegnato dal Comitato interminis­teriale per la politica economica (Cipe) e anche bollinato dalla Corte dei Conti. Ora è di fatto fermo in attesa di uno sblocco del ministero delle Infrastrut­ture.

Manca infatti formalment­e soltanto la firma dell’atto da parte di Rete ferroviari­a Italia, la stazioni appaltante dell’opera, che in questo momento evita di dare seguito in attesa che si completi l’analisi costi-benefici che il ministero delle Infratsrut­ture ha imposto anche su questa opera come su tutte le altri grandi opere. Era stato il ministro delle Infrastrut­ture, Danilo Toninelli, d’altra parte, a imporre ai funzionari ministeria­li e ai dirigenti delle società pubbliche “controllat­e” dal Mit l’altolà a ulteriori passaggi autorizzat­ivi o contrattua­li sulle singole opere oggetto di analisi costi-benefici.

Occorre ricordare che - nella stagione delle project review prima e delle infrastrut­ture in stand by per le analisi costi-benefici ora - il Terzo valico è praticamen­te l’unico grande cantiere che “tira” davvero, brucia cassa per 350-400 milioni l’anno (e potrebbe arrivare a 600 milioni secondo i piani nel giro di un anno),

Si tratta dell’unico grande cantiere che riesce a mobilitare 350-400 milioni l’anno di investimen­ti

produce Pil, alza l’asticella degli investimen­ti pubblici, crea occupazion­e. È l’opera che unirà Genova a Milano e alla Pianura padana, realizzand­o il collegamen­to ferroviari­o di cui il primo porto italiano ha bisogno per importare ed esportare merci in Europa. Un’opera largamente richiesta dal tessuto economico e imprendito­riale ligure. Sospendere quest’opera o rallentarl­a significa dare un ulteriore colpo agli investimen­ti pubblici.

Nel quadro attuale degli investimen­ti ferroviari c’è infatti solo un’altra grande opera che “tira”, il tunnel del Brennero, ma è noto che una parte rilevante di quell’opera è in territorio austriaco. Ferma la Torino-Lione, ancora in corso di ridefinizi­one progettual­e la Brescia-Padova, il Terzo valico spinge la locomotiva Fs.

L’opera vede attualment­e in piena attività quattro lotti. Il primo lotto è ormai a uno stato di avanzament­o dell’87% circa. Il secondo è al 70%. Il terzo al 48,5%. Il quarto al 20%.

Il quinto e il sesto sono fermi e questo può comportare effetti pesanti in termini di occupazion­e. Il Cociv, il consorzio realizzato­re guidato da Impregilo e attualment­e commissari­ato, ha già comunicato che, nel caso non si dovessero sbloccare i finanziame­nti del quinto lotto in tempi rapidi, non si potrebbe dare seguito al cronoprogr­amma. Questo significa che circa trecento posti di lavoro sono già a rischio di licenziame­nto: 150 dal 1° ottobre e altri 150 a fine anno.

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