Genova: battaglia sul ponte, fondi sbloccati
Tensioni sulle coperture, poi finanziamenti statali per garantire la ricostruzione La commissione tecnica del Mit sul crollo accusa Aspi: «Controlli inadeguati» Polemiche anche sul Terzo Valico: fermi 1,8 miliardi A rischio subito 300 posti
Neppure ieri il decreto Genova è stato trasmesso al Quirinale, come annunciato dal premier Conte. A 12 giorni dal varo in Consiglio dei ministri (con la formula «salvo intese»), il provvedimento è rimasto bloccato al Tesoro, rallentato dal caos sulle coperture: il testo arrivato era sprovvisto di parecchie cifre. Lo scoglio sembrerebbe superato: il testo approda al Colle in queste ore con la bollinatura del Mef. E dopo l’ennesimo botta e risposta tra i tecnici dell’Economia e M5S e Lega.
Resta la richiesta ad Autostrade di provvedere al finanziamento: ma le regole di finanza pubblica impongono coperture certe. Per questo il testo finale prevede lo scudo pubblico del Fondo Infrastrutture. La partita si intreccia con la volontà del governo di escludere Aspi dai lavori. Dalla commissione tecnica istituita dal ministero dei Trasporti dopo il crollo del ponte Morandi, arrivano intanto accuse ad Autostrade: i controlli sono stati inadeguati.
Polemiche anche sul fronte del Terzo Valico: il decreto Genova cancella a sorpresa 791 milioni per il sesto lotto del collegamento ferroviario con Milano. Subito a rischio 300 occupati.
Il governo gialloverde assesta un altro colpo durissimo al Terzo valico ferroviario fra Milano e Genova. Il decreto legge sull’emergenza causata dal crollo di Ponte Morandi cancella infatti lo stanziamento da 791 milioni destinato a finanziare il sesto lotto della grande opera ferroviaria (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) . Una mossa non annunciata che ha immediatamente preoccupato il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. «Il Terzo Valico deve andare avanti e con convinzione», ha detto Toti, aggiungendo poi che «il ritardo nell’erogazione dei fondi, se dovesse comportare anche un minimo ritardo nei lavori del Terzo valico, sarebbe un ulteriore imperdonabile danno per la città di Genova prodotto dalle politiche di questo governo che non comprendo».
Ma a preoccupare non è solo il decreto legge. La frenata sul Terzo valico va infatti oltre la norma inserita a sorpresa sul sesto lotto.
Ci sono 1.060 milioni destinati al quinto lotto dell’opera che hanno completato il complesso iter di autorizzazione e che sono disponibili per essere spesi. Questo specifico stanziamento, infatti, è già stato assegnato dal Comitato interministeriale per la politica economica (Cipe) e anche bollinato dalla Corte dei Conti. Ora è di fatto fermo in attesa di uno sblocco del ministero delle Infrastrutture.
Manca infatti formalmente soltanto la firma dell’atto da parte di Rete ferroviaria Italia, la stazioni appaltante dell’opera, che in questo momento evita di dare seguito in attesa che si completi l’analisi costi-benefici che il ministero delle Infratsrutture ha imposto anche su questa opera come su tutte le altri grandi opere. Era stato il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, d’altra parte, a imporre ai funzionari ministeriali e ai dirigenti delle società pubbliche “controllate” dal Mit l’altolà a ulteriori passaggi autorizzativi o contrattuali sulle singole opere oggetto di analisi costi-benefici.
Occorre ricordare che - nella stagione delle project review prima e delle infrastrutture in stand by per le analisi costi-benefici ora - il Terzo valico è praticamente l’unico grande cantiere che “tira” davvero, brucia cassa per 350-400 milioni l’anno (e potrebbe arrivare a 600 milioni secondo i piani nel giro di un anno),
Si tratta dell’unico grande cantiere che riesce a mobilitare 350-400 milioni l’anno di investimenti
produce Pil, alza l’asticella degli investimenti pubblici, crea occupazione. È l’opera che unirà Genova a Milano e alla Pianura padana, realizzando il collegamento ferroviario di cui il primo porto italiano ha bisogno per importare ed esportare merci in Europa. Un’opera largamente richiesta dal tessuto economico e imprenditoriale ligure. Sospendere quest’opera o rallentarla significa dare un ulteriore colpo agli investimenti pubblici.
Nel quadro attuale degli investimenti ferroviari c’è infatti solo un’altra grande opera che “tira”, il tunnel del Brennero, ma è noto che una parte rilevante di quell’opera è in territorio austriaco. Ferma la Torino-Lione, ancora in corso di ridefinizione progettuale la Brescia-Padova, il Terzo valico spinge la locomotiva Fs.
L’opera vede attualmente in piena attività quattro lotti. Il primo lotto è ormai a uno stato di avanzamento dell’87% circa. Il secondo è al 70%. Il terzo al 48,5%. Il quarto al 20%.
Il quinto e il sesto sono fermi e questo può comportare effetti pesanti in termini di occupazione. Il Cociv, il consorzio realizzatore guidato da Impregilo e attualmente commissariato, ha già comunicato che, nel caso non si dovessero sbloccare i finanziamenti del quinto lotto in tempi rapidi, non si potrebbe dare seguito al cronoprogramma. Questo significa che circa trecento posti di lavoro sono già a rischio di licenziamento: 150 dal 1° ottobre e altri 150 a fine anno.