Prime aperture Ue Macron attacca: «Crisi Italia-Europa»
Sui rimpatri incentivati accordo del Viminale con l’Oim-Onu Per il presidente francese Macron c’è una crisi politica tra l’Italia e il resto d’Europa
Il Dl “immigrazione e sicurezza” è in lavorazione: l’invio al Quirinale nei prossimi giorni. Tra gli obiettivi un taglio alle spese per l’accoglienza. Dalla Ue segnali di sostegno informali: nel provvedimento «punti positivi». Ma il presidente francese Macron torna ad accusare: «C’è una crisi politica tra Italia e resto d’Europa. Roma ha scelto di non seguire più le leggi internazionali, in particolare quelle umanitarie del mare».
Il testo del decreto legge su immigrazione e sicurezza è tuttora in lavorazione. Troppo delicate alcune norme sul piano politico e giuridico: rischiano la bocciatura del Quirinale o, al contrario, quella di Salvini non disposto a limare troppo rispetto agli annunci. L’invio al presidente della repubblica, Sergio Mattarella, avverrà in questi giorni. Solo dopo la firma del capo dello Stato il testo approderà al Senato: palazzo Madama sarà il primo a esaminare il testo. Probabili modifiche e integrazioni, soprattutto della Lega. Il ministro dell’Interno non ha timori sui rilievi del Colle: «Non penso proprio» sottolinea. Arrivano poi segnali informali di sostegno dall’Unione europea: nel provvedimento ci sono «punti positivi». Ma il caso del mancato soccorso a nave Acquarius ha sollevato l’ira del presidente francese Emmanuel Macron. A margine dell’assemblea generale dell’Onu ha detto che «c’è una crisi politica tra l’Italia e il resto dell’Europa. L’Italia ha scelto di non seguire più le leggi internazionali, in particolare quelle umanitarie del mare, secondo cui quando una nave è in una situazione umanitaria va nel porto più vicino». Sul provvedimento governativo l’ex ministro Marco Minniti parla invece di «decreto insicurezza». Mentre l’Unhcr invierà osservazioni tecniche al Governo e ribadisce che la legge dovrà essere «conforme agli obblighi e ai principi» della convenzione di Ginevra «in primo luogo il principio di non respingimento». Il ritmo al ministero dell’Interno resta frenetico non solo sul decreto. Domani Salvini è a Tunisi in qualità di ministro e vicepresidente del Consiglio. Prova a rinforzare le intese sui rimpatri oggi ferme a un massimo di 80 migranti a settimana divisi su due voli. Aumentarne il numero però è difficile. Nei confronti con i tecnici tunisini l’Italia ha proposto di fare ricorso anche ai traghetti, per un massimo di 5-7 migranti a ogni viaggio. Intanto il volo da Palermo di rimpatrio con 45 tunisini non è decollato per «calamità naturali» all’arrivo. Ma l’hotspot di Trapani è stato modificato per una parte in Cpr (centro per i rimpatri) dove i migranti sono stati trattenuti. Al dicastero dell’Interno, poi, si lavora allo schema di capitolato per rivedere le spese previste per l’accoglienza. L’obiettivo annunciato da Salvini è di abbassare i 35 euro al giorno assegnati oggi ai richiedenti asilo a 25 euro circa, se possibile anche 20.
Il ministro ha dichiarato la possibilità di risparmiare un miliardo, forse anche un miliardo e mezzo. La prospettiva dei risparmi gli è favorevole. Non solo per l’avvicinarsi dell’azzeramento degli sbarchi: a ieri dall’inizio dell’anno erano 21.024, -87,2% rispetto all’anno scorso. Le norme del dl in caso di approvazione definitiva saranno poi un ulteriore deterrente alle partenze. Ma Salvini deve intervenire sull’esistente per dare coerenza alla sua frase «è finita la pacchia».
La platea degli interessati dai tagli nel sistema di accoglienza annovera, secondo i dati Viminale aggiornati al 21 luglio scorso, 160.458 migranti di cui 440 in HotSpot, 132.287 nei centri di accoglienza e 27.731 nello Sprar, il sistema per richiedenti asilo e rifugiati. È probabile a fine anno un calo del totale di almeno altre 10mila unità. L’obiettivo di Salvini è di intervenire sui 130mila distribuiti in gran parte nei Cas (centri di assistenza temporanea) presso le prefetture. I contratti hanno durata annuale e alla scadenza, quando sarà in vigore il nuovo regime a remunerazioni ridotte, i benefit per i richiedenti asilo spariranno o quasi. Il rischio secondo alcuni addetti ai lavori è di ridurre i centri a dormitori e alimentare ulteriore degrado sociale e umano. Ma al Viminale intanto si accelera sui rimpatri. Da qualche giorno è stata firmata l’intesa con l’Oim (organizzazione internazionale per le migrazioni), organismo delle Nazioni Unite, per i cosiddetti «contributi di reintegrazione». In pratica la nazione di origine agevola l’identificazione del migrante irregolare e l’Oim fornisce all’interessato un incentivo economico per tornare in patria. È la prima intesa in questo senso. Ora andrà attuata attraverso gli accordi con i singoli Stati.
Aquarius.