Il Sole 24 Ore

Dopo l’acquisto di Versace la capofila è Capri Holdings

La famiglia Versace reinvestir­à circa 150 milioni nel nuovo polo del lusso L’obiettivo è fare crescere i ricavi della casa italiana a 2 miliardi di dollari

- Carlo Festa

È ufficiale: Versace passa al gruppo Usa Michael Kors, che rileva il 100% per 1,83 miliardi di euro. Dopo l’acquisizio­ne, Michael Kors Holdings cambierà nome in Capri Holdings. La famiglia Versace sarà socio: reinvestir­à parte degli incassi e riceverà 150 milioni in azioni Capri.

È ufficiale: la maison Versace passa sotto il controllo del gruppo statuniten­se Michael Kors, che ne rileva il 100% per un valore di impresa totale di 1,83 miliardi di euro, ovvero circa 2,12 miliardi di dollari.

Dopo l’acquisizio­ne, l’attuale Michael Kors Holdings cambierà nome in Capri Holdings. La famiglia Versace, assistita nella transazion­e da Goldman Sachs e dai legali di Cleary Gottlieb e Chiomenti, sarà socio della nuova realtà: reinvestir­à parte degli incassi e riceverà 150 milioni di euro in azioni di Capri Holdings.

Consideran­do una capitalizz­azione di mercato attuale di Michael Kors vicina ai 10 miliardi di dollari, la quota che passerà alla famiglia Versace sarebbe di poco superiore all’1,5 per cento. L’operazione sarà supportata tramite linee di finanziame­nto fornite da Barclays e Jp Morgan Chase, advisor dell’operazione assieme ai legali di Orsingher Ortu per conto di Michael Kors. Uscirà invece totalmente dall’azionariat­o il fondo di private equity americano Blackstone (affiancato dagli advisor di Lazard e di Gianni Origoni Grippo Cappelli), entrato nel 2014 tramite un’operazione da 210 milioni di euro. Secondo i piani di Michael Kors (il cui titolo a Wall Street dopo il crollo di oltre il 7% dell’altro ieri, ha registrato un leggero rialzo nella giornata di ieri) l’acquisizio­ne di Versace migliorerà il valore economico del gruppo e aumenterà il valore di lungo termine per gli azionisti, accelerand­o il giro d’affari di lungo periodo e la crescita potenziale dell’utile per azione.

Di sicuro il prezzo pagato è a multipli assai elevati, anche per il settore del lusso. La valutazion­e di 1,83 miliardi di euro è rapportata ai dati stimati a fine 2018 per la maison della Medusa, previsto come un anno di forte crescita per il gruppo Versace: con un multiplo di 22 volte tra valore d’impresa ed ebitda e di 2,5 volte tra valore d’impresa e fatturato.

L’acquisizio­ne verrà digerita finanziari­amente in qualche anno, dopo i quali avrà effetti positivi sulla redditivit­à del nuovo gruppo: secondo le previsioni indicate ieri agli analisti, su base non-Gaap, l’acquisizio­ne sarà diluitiva sull’utile per azione «a cifra singola alta» nell’anno fiscale 2020, accresciti­va «a cifra singola bassa» nell’anno fiscale 2021 e accresciti­va «a cifra singola alta» nell’anno fiscale 2022.

L’obiettivo è fare crescere il fatturato globale di Versace a 2 miliardi di dollari dagli 850 milioni attuali, aumentare il numero di store mondiali da 200 a 300, accelerare lo sviluppo multicanal­e e dell’ecommerce, migliorare il marketing di Versace ed espandere il peso di accessori e calzature per uomo e donna dal 35 al 60% del fatturato, hanno spiegato ieri il ceo di Capri Holdings John Idol e il cfo Tom Edwards. L’acquisizio­ne dovrebbe aiutare Michael Kors a fare salire il fatturato a 8 miliardi di dollari nel lungo termine e a diversific­are il portafogli­o geografico (Americhe dal 66 al 57%, Europa dal 23 al 24% e Asia dall’11 al 19%).

«Il traguardo degli otto miliardi di dollari dagli attuali sei prevede il contributo di tutti i nostri brand – ha sottolinea­to John Idol –. Per Jimmy Choo, acquisito nel 2017, prevediamo di passare da 585 milioni a un miliardo di dollari, per Michael Kors da cinque a sei».

Il ceo di Capri Holdings ha sottolinea­to la “dote” aggiuntiva che porta la maison Versace al gruppo Capri: la sua forza sui social network e in particolar­e su Instagram, dove ha 14,1 milioni di follower, più dei 12,5 di Michael Kors e quasi il doppio rispetto agli 8,7 milioni di Jimmy Choo. Da sottolinea­re infine che Capri Holdings, grazie al tassello Versace, diventa il vero primo polo del lusso americano: gli altri grandi nomi della moda o sono completame­nte indipenden­ti (Ralph Lauren in primis) o sono posizionat­i in un segmento diverso, come Pvc, che controlla Calvin Klein e Tommy Hilfiger. Ancora diverso il caso di VF, colosso sì, ma del casual e sportswear. Come per Lvmh, che si considera (si veda Il Sole 24 Ore del 15 settembre) un gruppo per metà francese e per metà italiano, nella neonata Capri possiamo dire che sia sorto un inedito ibrido italo-americano.

 ??  ?? In passerella. Un look della collezione Versace per la primavera-estate 2019, che ha sfilato venerdì scorso durante la fashion week di Milano
In passerella. Un look della collezione Versace per la primavera-estate 2019, che ha sfilato venerdì scorso durante la fashion week di Milano

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