Il Sole 24 Ore

Battaglia sul decreto Genova: fondi statali a garanzia del Ponte

I rilievi della Ragioneria. Risolti i nodi sulle coperture dopo le tensioni con il Mef per la mancata indicazion­e di costi e finanziame­nti. Bollinatur­a in arrivo. Palazzo Chigi: ora il testo al Colle

- Gianni Trovati Manuela Perrone

Doveva essere il segnale più importante del “governo del cambiament­o”, la risposta alla fortissima apertura di credito dei cittadini simboleggi­ata cinque settimane fa dagli applausi ai funerali delle 43 vittime. Ma il decreto Genova si è rivelato un banco di prova faticoso. E neppure ieri è stato trasmesso al Quirinale, come era stato invece annunciato lunedì dal premier Conte. Approda al Colle in queste ore con la bollinatur­a del Mef, dopo la definizion­e di costi e coperture in un testo arrivato sprovvisto di parecchie cifre.

Nasce da qui l’ennesimo botta e risposta tra i tecnici dell’Economia e le voci politiche giallo-verdi, sullo stesso asse Palazzo Chigi-Mef già incendiato dalle polemiche del fine settimana su manovra e reddito di cittadinan­za. In mattinata è il sottosegre­tario leghista alle Infrastrut­ture, Edoardo Rixi, a chiamare in causa la Ragioneria generale: «La colpa dei ritardi è loro, perché il documento è stato inviato il 21 settembre». Ma era un testo «largamente incompleto», fanno sapere nel pomeriggio fonti di Via XX Settembre. Anche perché, dopo l’approvazio­ne «salvo intese» nel consiglio dei ministri del 13 settembre, il provvedime­nto si è allargato per ospitare una serie di interventi lunga ed eterogenea, dalla Liguria alle aree terremotat­e di Ischia e delle Marche oltre a una serie di altri aiuti. Il caos ha portato a sfoltire molti punti, accendendo però le proteste del governator­e ligure Giovanni Toti: «Stupisce e preoccupa il susseguirs­i di voci che modificher­ebbero sostanzial­mente i contenuti concordati una settimana fa a Palazzo Chigi - spiega -. Mi chiedo se non sia più opportuno il ritiro del decreto e ricomincia­re da capo su basi solide».

Il via vai di misure aggiunte e tolte ha complicato un lavoro che già ha faticato parecchio a trovare la quadra sulle spese per la ricostruzi­one del ponte. Resta la richiesta ad Autostrade per l’Italia (Aspi) di provvedere al finanziame­nto: ma le regole di finanza pubblica impongono coperture certe, e non appese ai rischi di contenzios­i con la società che appaiono molto probabili. Per questa ragione il testo finale prevede lo scudo pubblico del Fondo Infrastrut­ture. La partita si intreccia con la volontà del governo di escludere Aspi dai lavori. La mossa di trasformar­e il futuro commissari­o straordina­rio in stazione appaltante in grado di dribblare l’obbligo di gara ha fatto emergere di dubbi di costituzio­nalità, che sarà il Colle a dover dirimere sulla base del testo definitivo.

I lavori su calcoli e tabelle hanno dovuto poi affrontare il puzzle delle tante norme aggiunte nei giorni di gestazione del decreto. Per Genova sono arrivate le assunzioni extra negli enti locali (Comune, Città metropolit­ana e Regione Liguria), i fondi in più per il trasporto pubblico e gli aiuti fiscali a famiglie e imprese. Sorvegliat­e speciali sono state poi le misure su Ischia, con il commissari­o ad hoc e la possibilit­à di assicurare contributi fino al 100% delle spese per la ricostruzi­one di imprese e case private. Nelle bozze era spuntata anche la rimodulazi­one di una serie di mutui agevolati previsti da vecchie norme per l’autoimpren­ditorialit­à e le nuove imprese del Mezzogiorn­o, con la possibilit­à di sospendere le rate e allungare gli ammortamen­ti fino al 2026, pure nei casi in cui i ritardi nei pagamenti avessero già portato alla risoluzion­e dei contratti con Invitalia.

Il testo, alleggerit­o rispetto alle bozze degli ultimi giorni, arriva ora al Quirinale per l’esame finale e la promulgazi­one. Ma la partita non è chiusa. Anche Palazzo Chigi, nel comunicato con cui ieri sera prova a gettare acqua sul fuoco e a negare ritardi «per l’avvio delle misure di sostegno», riconosce che a completare l’opera dovrà pensarci la legge di bilancio, finanziand­o una serie di spese correnti che per i prossimi anni sono ancora senza copertura.

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ANSA Ponte Morandi. Uno dei monconi del viadotto crollato il 14 agosto scorso e che probabilme­nte non sarà demolito prima di due mesi
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«Meglio ritirarlo» Per il governator­e Giovanni Toti può essere opportuno «ritirare il dl e ricomincia­re da capo»

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