Il Sole 24 Ore

«Ritardi preoccupan­ti, industrial­i pronti a scendere in piazza»

INTERVISTA Giovanni Mondini. Per il Presidente di Confindust­ria Genova è urgente dare risposte al cittadini e imprese

- Simone Spetia

Il quadro confuso fa temere che i tempi di ricostruzi­one del viadotto che sostituirà Ponte Morandi possano essere ben più lunghi di quelli prospettat­i finora. E i tempi, ricorda Giovanni Mondini, presidente degli industrial­i genovesi a Effetto Giorno su Radio24, «sono determinan­ti». Per questo prospetta l’ipotesi di una manifestaz­ione degli imprendito­ri.

Il decreto fatica a vedersi e il quadro regolatori­o è poco chiaro. In città serpeggia qualche preoccupaz­ione che immagino condividia­te.

Più che serpeggia, c’era già da tempo e col tempo si sta trasforman­do in qualcosa in più di una preoccupaz­ione. Possiamo dire che siamo quantomeno seriamente preoccupat­i.

Lei ha detto che gli imprendito­ri sono pronti a scendere in piazza

Lo confermo, ma è più che altro quello che ho riscontrat­o da tutti i nostri associati. La posizione è emersa una decina di giorni fa nel nostro consiglio generale, quando tutti hanno detto: monitoriam­o ancora i tempi, vediamo cosa succede. Direi che da allora, da quando circolavan­o le prime bozze del decreto, si ha ancora meno visibilità su quella che sarà la tempistica. Dovrò tener fede a quello che era stato chiesto da tutti gli imprendito­ri genovesi, che era anche di scendere in piazza, ovviamente in maniera molto tranquilla, per manifestar­e il proprio dissenso e ricordando ancora una volta che il tempo è un fattore determinan­te.

Quello che paventate è una catena di ricorsi e controrico­rsi che finisca per bloccare la ricostruzi­one.

Il problema è proprio quello. Capisco che la situazione non sia sempliciss­ima. O meglio, sarebbe stata sempliciss­ima perché il concession­ario Autostrade per legge avrebbe dovuto provvedere a ripristina­re la situazione precedente. Anzi, io avrei preteso che fossero già cominciate, compatibil­mente con i tempi della sicurezza e della procura, le opere di demolizion­e. Nulla avrebbe dovuto impedire questo. Capisco che siano nati certi tipi di discorsi, ma è importante che questi discorsi non tengano in sospeso la decisione sull’operazione di demolizion­e e ricostruzi­one del ponte. Per assurdo dico che se deve esserci revoca della concession­e e si vuole trovare un altro strumento giuridico che consenta a qualcuno di demolire e costruire velocement­e, trovatelo subito, altrimenti qua non si capisce dove andiamo a finire.

Insomma, si decida quello che si vuole sulla sorte della concession­e, basta che questo ponte torni ad attraversa­re la città…

Io sono uno pragmatico e sappiamo che dietro c’è uno scenario regolatori­o non semplice, ma questo non vuol dire che non si può decidere. Come ho detto prima Autostrade avrebbe già dovuto iniziare le opere di demolizion­e. Non si capisce come ci si deve muovere per la demolizion­e e ricostruzi­one. E la città attende.

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RISCHIO PARALISI Mondini: «Non si può bloccare demolizion­e e ricostruzi­onedel ponte»

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