Loro Piana e soci in campo per la rinascita di Visso
Le Marche dopo il terremoto. Nella città devastata dal sisma del 2016 inaugurato il polo che ospita 5 artigiani
«Il 12 gennaio del 2017, feci la prima visita a Visso. Andai via alle cinque di sera, con il buio e con il freddo. Loro, che avevano perso tutto nel terremoto di pochi mesi prima, restavano a dormire nel campo sportivo. Sono stati duri e forti». Pier Luigi Loro Piana, in una giornata speciale per questo borgo dei Monti Sibillini, ricorda con lucida commozione l’avvio del percorso che ha portato, ieri, all’inaugurazione del centro “La Compagnia dei Maestri Artigiani di Visso”. Una inaugurazione in cui è stata anche richiesta la trasformazione dell’area del cratere del sisma in zona franca. Intorno a Loro Piana – sotto la luce di mezzogiorno che riscalda i cuori e sembra circondare dei migliori auspici la rinascita di questo borgo – ci sono quelli che – “duri e forti”, per citare le parole dell’imprenditore della Valsesia - hanno scelto di tornare dalla pianura e dalla costa, per ricominciare. Tornare e ricominciare, anche grazie all’iniziativa di un gruppo di imprenditori, professionisti e manager guidato proprio da Pier Luigi Loro Piana, come privato cittadino.
«Subito dopo il 2016 – ricostruisce – un dirigente dell’Enea collaboratore della Loro Piana per le fibre nobili, Marco Antonini, mi raccontò di Visso, suo paese d’origine. Il 20 dicembre di quell’anno mi vennero a trovare gli artigiani e le loro famiglie. Il giorno di Santo Stefano abbiamo costituito una Srl, la Compagnia dei Maestri Artigiani di Visso, lo strumento operativo per coinvolgere gli amici interessati a fare qualcosa di concreto». E, qualcosa di concreto, è stato fatto in una maniera rapida ed efficiente, da Italia che funziona e che per una volta non deve dubitare di se stessa. Prima di tutto sono stati raccolti i capitali – con quote da mille euro in su – fra 34 soci. Fra i soci, oltre a Pier Luigi Loro Piana, ci sono Lucia Loro Piana, l’imprenditore della Kartell Claudio Luti, il fondatore di Intercos Dario Ferrari, Andrea Recordati e Giovanni Tamburi. L’amministratore unico è Mario Tracanella. Ieri è stato aperto – in una cerimonia a cui era presente il presidente della Regione Luca Ceriscioli - il polo che, con un investimento da 2,5 milioni di euro, ospita cinque attività: il ristorante La Filanda, la norcineria e macelleria Calabrò, il caffè e pasticceria Sibilla, la macelleria Troiani, la tenuta Scolastici Cacio Sopravvissano. Il cibo, dunque. Gli animali e i campi, i boschi e le colline. I salumi, il latte, i formaggi, la gastronomia e i dolci. Questa struttura è di proprietà della Compagnia dei Maestri Artigiani di Visso, che l’ha conferita in comodato gratuito agli artigiani per cinque anni. Gli artigiani, invece, hanno quote della Comav, la Srl che dovrà vendere online i prodotti. L'e-business è un altro meccanismo per rendere sostenibile economicamente l’intera operazione e per fare tornare Visso – dopo la disperazione annichilente del sisma - nelle cartine materiali e immateriali, turistiche e culturali, economiche e sociali del nostro Paese. A rappresentare un punto di contatto simbolico fra il passato e il presente, il presente e il futuro di Visso è, per esempio, il ristorante La Filanda. «Per tempo immemore la famiglia di mio marito – racconta Mara Costa, moglie di Antonio Cappa ha avuto una filatura. I nostri avi raccoglievano la lana sopravvissana e ne facevano tessuti. Dal 1983, la filanda è diventata un ristorante, ma ha mantenuto il nome antico». Mara, suo marito e i due figli Barbara e Simone (26 e 24 anni) sono tornati dopo un anno trascorso sulla costa, in un bungalow in un campeggio di Porto Sant’Elpidio. Il tessile, appunto.
«La prima volta che venni qui – dice Loro Piana – vidi i ganci fuori dalle case su cui, per secoli, erano stati riposti i velli delle lane. Da Visso può ripartire la riscoperta della lana italiana, che fin dal Medioevo è stata fondata sul binomio della pecora sopravvissana e della pecora gentile di Puglia. Una riscoperta culturale, industriale e commerciale basata sull’innalzamento della qualità della lana e sul miglioramento dei margini di guadagno per gli allevatori». I tessuti con la lana italiana sono disponibili qui a Visso e nelle sartorie servite da Loro Piana, ieri rappresentata anche dall’amministratore delegato Fabio d'Angelantonio. La nuova diffusione delle greggi su questi monti e l'utilizzo artigianal-industriale di questa lana sarebbe la chiusura del cerchio di un mondo che sta tornando al nocciolo duro della civiltà contadina. Come ha fatto Marco Scolastici, 30 anni, autore per Einaudi Stile Libero di “Una Yurta sull'Appennino. Storia di un ritorno e di una rinascita”: «Ho 800 pecore, più 60 asini e 80 mucche. La mia famiglia era emigrata in pianura. Io sono tornato tre anni fa. Due anni fa c'è stato il terremoto. Io sono qui e qui resto. Come molti altri del nostro borgo e della nostra terra, che gradualmente si stanno ripopolando».