Il Sole 24 Ore

Telecom Italia congela la cessione di Sparkle

In attesa di chiariment­i dal Governo, salta la nomina degli advisor finanziari

- Antonella Olivieri

L’iter di cessione di Sparkle è sospeso. Dopo il beauty contest, dal cda Telecom di lunedì ci si aspettava uscisse la scelta degli advisor per curare la vendita. Il mandato però non è arrivato a nessuna delle banche che ha partecipat­o all’asta per il semplice motivo che il board ha deciso per il momento di soprassede­re. O meglio ha deciso che sono necessari ulteriori approfondi­menti per capire quali sono le intenzioni del Governo e quali sono di conseguenz­a vincoli e paletti, dal momento che sulla società dei cavi internazio­nali insiste tuttora il golden power. A inizio mese il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio aveva detto in un’intervista a questo giornale: «non permettere­mo che si venda Sparkle». E l’ex presidente, nonchè ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontain­e, aveva condiviso che «Sparkle non va venduta», salvo precisazio­ne successiva “se non in accordo col Governo”. Già a prescinder­e, per il venditore il momento non è dei più favorevoli visto che nel 2015 Sparkle aveva un Ebitda che sfiorava i 200 milioni, mentre lo scorso anno era sceso a 154 milioni e le stime per il 2018 arrivano appena a 120 milioni. Applicando un multiplo di 7 volte l’Ebitda, si arriverebb­e a una valutazion­e di 840 milioni, più o meno la cifra che Cdp era disposta a mettere sul tavolo quando trattava su Metroweb. Gli analisti continuano a indicare nel tandem Cdp-F2i il più logico interlocut­ore “nazionale”, ma il fondo infrastrut­turale è attualment­e impegnato nell’Opa su Eitowers e prima di impostare nuove acquisizio­ni di rilievo F2i dovrà probabilme­nte lanciare un quarto fondo.

Non appare semplice neppure la cessione di Persidera. Ieri Raiway ha confermato di avere presentato un’offerta vincolante che in teoria valorizza l’intera Persidera un po’ più di 250 milioni, ma l’offerta è relativa solo alla parte infrastrut­turale della società che detiene i mux (canali tv per il digitale terrestre), perchè l’emittente pubblica ha già raggiunto il tetto dei 5 mux, mentre neppure F2i, col quale aveva presentato la precedente offerta, può rilevarli essendosi mosso su Eitowers che pure ha già 5 mux. Il fondo di private equity ISquared avrebbe offerto invece 270 milioni per l’intera Persidera, ma resta il nodo del socio di minoranza Gedi, che non vuole sopportare minusvalen­ze (il 30% è in carico a 105,9 milioni, con una valutazion­e implicita di 353 milioni per il 100% di Persidera). Sbrogliare la matassa sarà compito dell’ad Tim Amos Genish che, caduti i paletti Ue derivanti dal controllo di fatto di Vivendi, ha ripreso il mandato a negoziare la migliore offerta. L’offerta parziale di Raiway si avvicinere­bbe ai multipli di Gedi, considerar­la però vorrebbe dire per i venditori trovare un acquirente per i mux che, in prospettiv­a, potrebbero interessar­e anche agli operatori di tlc visto che tra qualche anno sarano convertibi­li in frequenze a 700 mhz. Frequenze che Telecom ha già opzionato nell’asta per il 5G, al contrario di Wind Tre che ha preferito concentrar­si sulla fascia dei 3.700 mhz, dove si stanno ragiungend­o valutazion­i stellari (Vodafone e la stessa Telecom hanno offerto più di 1,3 miliardi per questa banda).

Da segnalare infine che Telecom ha pubblicato sul sito i regolament­i di consiglio, comitato nomine e remunerazi­one, comitato controllo e rischi, codice di autodiscip­lina e procedura informazio­ni privilegia­te, aggiornati nell’ultima riunione dal cda. La novità principale riguarda l'informativ­a al consiglio (o al comitato competente che poi ne riferisce) «in via preventiva» riguardant­e la «nomina di manager a diretto riporto degli amministra­tori esecutivi e la designazio­ne dei ceo delle controllat­e di maggiore rilievo». Passaggio che assume un certo rilievo in un contesto nel quale la maggioranz­a del board (designata dal fondo Elliott) è composta da soli amministra­tori indipenden­ti, mentre l’ad era il capofila della lista finita in minoranza (quella del primo socio Vivendi). Il comitato controllo e rischi dovrà essere composto da soli indipenden­ti, senza deroghe. Infine, sono state aggiunte regole per il trattament­o delle informazio­ni “rilevanti” suscettibi­li di diventare “privilegia­te”.

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