Argentina, si dimette il governatore della Banca centrale
Lascia Luis Caputo Nuovi timori sulla stabilità ma l’Fmi rassicura
Un altro colpo di scena, le dimissioni del governatore della Banca centrale, Luis Caputo. L’Argentina del presidente Mauricio Macri vive ore di inquietudine e la comunità finanziaria registra segnali di seria preoccupazione. L’annuncio di Caputo che sarà sostituito da Guido Sandleris – è stato giustificato da «motivi personali» ma istilla ulteriori preoccupazioni dopo l’inarrestabile svalutazione del peso e il balzo dei tassi di interesse, schizzati al 60 per cento. Da New York, il presidente Mauricio Macri, ha dichiarato d’aver vissuto «un colpo di fulmine» con il direttore del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde. Poi Macri ha aggiunto: «Spero che funzioni bene e che anche l’Argentina se ne innamori».
Dallo scorso giugno sono in corso trattative per un prestito di 50miliardi di dollari. In un comunicato del Fmi i toni sembrano rassicuranti: «Il Fondo è impaziente di continuare la sua relazione stretta e costruttiva con la Banca centrale argentina sotto la sua nuova leadership». Poi si legge che gli esperti del Fmi e le autorità argentine «continuano a lavorare intensamente con l’obiettivo di concludere rapidamente i negoziati in corso a livello di staff». La moneta, il peso argentino, veleggia poco sotto quota 40 rispetto al dollaro e i piccoli recuperi della scorsa settimana non sono certo sufficienti a stemperare la tensione sui mercati.
In una intervista a Bloomberg TV Macri, proprio da New York, ha detto che «l’Fmi aumenterà il suo sostegno all’Argentina» e che «non ci sono possibilità che l’Argentina finisca di nuovo in default». L’inflazione e la stagnazione – secondo analisti ed economisti - sono i due punti deboli del dramma economico argentino: l’obiettivo del 15% , fissato per il 2018, non sarà centrato: il tasso di aumento dei prezzi al consumo supererà quota 40 per cento. Mentre il Pil subirà una contrazione del 2,5 per cento.
L’incertezza politica potrebbe essere l’aggravante: allo sciopero generale di ieri hanno aderito in molti.
I manifestanti denunciano la politica governativa basata su austerità e taglio della spesa pubblica e chiedono «un cambiamento radicale» delle misure per rilanciare l’economia in un momento in cui «i consumi crollano e aumentano disoccupazione e povertà». È molto improbabile che l’Argentina scivoli in un altro default, 17 anni dopo quello del 2001. Ma il Paese latinoamericano rivive un dramma economico e sociale. Le dimissioni di Caputo generano molte insinuazioni: il governatore dimissionario ha accompagnato Macri nella costituzione del governo, assumendo l’incarico prima di sottosegretario del ministero delle Finanze (20152017). Da lì facilitò un accordo con i fondi che possedevano bond argentini in default e quindi con gli obbligazionisti italiani e poi quello di ministro (2017-2018).
Nel suo comunicato di dimissioni Caputo si è espresso con «il convincimento che il nuovo accordo con il Fondo monetario internazionale ristabilirà la fiducia per la situazione fiscale, finanziaria, monetaria e dei cambi». C’è chi teme che il segnale sia invece prodromico a una crisi più ampia e la fiducia nei confronti del governo in carica si stia sgretolando sempre più rapidamente.