Gli ultimi 5 business di Ciancio sotto la lente dei Pm
I magistrati: imposta una linea editoriale per celare i rapporti mafia-imprese
Un’azienda, un giornale, una città, un sistema imprenditoriale per quarant’anni condizionati dalla mafia: prima quella di Giuseppe Calderone, poi quella di Benedetto Santapaola detto Nitto e con lui gli Ercolano. Al centro di tutto lui, Mario Ciancio Sanfilippo, direttore ed editore del quotidiano la Sicilia di Catania, cui è stato confiscato un patrimonio di 150 milioni: il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale etneo presieduta da Nunzio Trovato. I giudici hanno accolto le tesi della Direzione distrettuale antimafia guidata da Carmelo Zuccaro che aveva chiesto per Ciancio anche la misura personale della sorveglianza speciale. Misura che però non è stata accolta sia per l’età avanzata di Ciancio (ha 86 anni) sia perché gli ultimi accertamenti risalgono al 2013.
Pesanti le conclusioni cui sono arrivati i magistrati secondo cui è provata la «pericolosità sociale» di Ciancio che ha «intrattenuto rapporti sinallagmatici con la famiglia catanese di Cosa nostra». Per i magistrati Ciancio ha imposto a La Sicilia una «linea editoriale improntata alla finalità di mantenere nell’ombra i rapporti tra la famiglia mafiosa e le imprese direttamente o per interposta persona controllate dalla mafia». E infine accusano Ciancio di aver impiegato «grandi quantità di capitali di provenienza mafiosa investiti nelle iniziative economiche, anche di natura speculativa immobiliare».
Ma sono recenti i cinque progetti in cui i magistrati hanno ritenuto di aver riscontrato i rapporti tra Ciancio e Cosa nostra. Il caso più rilevante è quello del centro commerciale Porte di Catania, un complesso che ospita 150 negozi. Nell’affare della costruzione del centro Ciancio era socio, sostengono i giudici, di Giovanni Vizzini e Tommaso Mercadante, vicini a personaggi coinvolti in vicende di mafia.
Tra gli altri affari imprenditoriali contestati all’editore, c’è anche il parco commerciale Sicily outlet di Dittaino, in provincia di Enna. Nel provvedimento dei giudici si fa riferimento ancora a tre progetti non realizzati: Stella polare; un insediamento residenziale a supporto della base di Sigonella; la costruzione del polo commerciale Mito. In tutti e tre i casi Ciancio era proprietario dei terreni.