Il Sole 24 Ore

Vendita beni all’estero, reato solo con l’evasione

- —Laura Ambrosi

Nel caso di emissione di fatture false, relative alla vendita di beni all’estero, per ipotizzars­i l’illecito penale occorre dimostrare che l’utilizzo dei documenti abbia consentito in qualche modo ai soggetti esteri di evadere somme nei confronti del fisco italiano. A precisarlo è la sentenza penale 41282/2018 della Cassazione depositata ieri.

I giudici di legittimit­à hanno rilevato che l’ordinanza del Tribunale del riesame non accennava minimament­e alla sussistenz­a dei requisiti per la configurab­ilità dei due delitti ipotizzati e di conseguenz­a al relativo profitto oggetto della misura cautelare. Inoltre non era chiaro perché l’emissione di false fatture avrebbe consentito a terzi - cioè a soggetti differenti dalla società ricorrente emittente – di evadere nei confronti del fisco italiano le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, né se si trattasse di tali soggetti. Peraltro nell’ipotesi in cui si fosse trattato di società estere non era chiaro come si poteva conseguire il fine di evadere le imposte. In ogni caso la Cassazione ricorda che in tema di emissione di fatture false il profitto confiscabi­le in capo all’emittente non può essere quantifica­to nell’asserita imposta evasa dell’utilizzato­re dei documenti fiscali stante la previsione normativa di esclusione del concorso per entrambe le fattispeci­e illecite.

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