Non solo ambiente: e-mobility strategica anche per l’economia
Il passaggio a un sistema di mobilità alimentata da energie rinnovabili potrebbe creare in Italia 19mila nuovi posti di lavoro entro il 2030. Ma serve un Piano nazionale
Pascal fa l’autista con Uber a Parigi. Da sei mesi ha un’auto elettrica pura, una HyundaiIoniqnera,efinalmente può prendersi lunghi periodi di vacanza. Le sue spese di carburante oggi si sono ridotte a meno di un decimo dei costi di prima. «In un mese spendo meno di 150 euro, contro i 1.600-1.700 euro che dovevo mettere in conto per il diesel: è un’altravita»,raccontasullastradaverso l’aeroporto. Difficoltà? «Una sola: l’acquisto ha comportato delle attese, perché è in corso un assalto alle auto elettriche e le compagnie non se l’aspettavano», precisa.
Di primo mattino, il display indica ancora 176 chilometri di autonomia. Il tragitto per l’aeroporto è di 26 chilometri all’andata ed altrettanti al ritorno. «Al mio rientro in città, mi fermerò a una colonnina di ricarica rapida e in meno di un quarto d’ora avrò 250 chilometri di autonomia», spiega. Le colonnine della rete comunale Belib si trovano un po’ dappertutto a Parigi e l’abbonamento costa 15 euro al mese, con ogni ricarica rapida a 1 euro. «Per viaggiare da una città all’altra? Basta verificare sull’app dove sono i punti di ricarica rapida, ma se il tragitto è inferiore ai 250 chilometri non ce n’è nemmeno bisogno», rileva sereno. «Quando tutti gli automobilisti che entrano a Parigi avranno un’auto elettrica, finalmente potremo respirare», aggiunge. Per Pascal non è una questione di se, ma di quando.
È dello stesso parere anche Vittorio Chiesa,direttoredell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, che ha appena pubblicato il suo secondo rapporto sull’e-mobility. «La sensazione che si coglie diffusa ed unanime negli operatori del settore è che la mobilita elettrica sia tutt’altro che una moda elitaria per appassionati di sostenibilità e tecnologia, bensì stia diventando una componente fondamentale del nostro modo di vedere i trasporti del futuro», commenta Chiesa. Per ora il mercato italiano è molto piccolo, ben lontano dalla Top Ten europea, con meno di 5mila auto elettriche vendute nel 2017 su287.000intuttaEuropa,maraddoppia ogni anno. Il primo mercato europeo, come noto, è la Norvegia, con 69milaautoelettrichevendutenel2017 (al terzo posto nel mondo dopo Cina e Usa),quasiil40%sultotaledelleimmatricolazioninelPaese.Alsecondoposto viene la Germania con 55mila auto, seguita dal Regno Unito (47mila) e dalla Franciacon37mila.IntuttiquestiPaesi sono in vigore degli incentivi diretti all’acquisto: fino a 4.000 euro in Germania, fino a 5.100 euro nel Regno Unito e fino a 6.000 in Francia. In Italia, invece, gliincentividirettisonoduratisolodue anni (2013 e 2014), a parte iniziative sporadiche a livello locale.
Ilcasopiùinteressanteditutti,però, restalaNorvegia,dov’èinvigoreormai da anni una normativa particolare, che privilegia il principio del “polluter pays” (chi inquina paga), più che il premio ai virtuosi. Qui l’acquisto di un’auto elettrica comporta solo un abbattimentodell’Iva(-25%)eunaccessoagevolato o gratuito a parcheggi e traghetti. D’altro canto, però, ai veicoli più inquinantisonoimpostetassedicircolazione maggiorate: in questo modo chi possiede una vettura più inquinantepagaancheperchihaunveicolopulito. Così si azzera il costo per lo Stato e allostessotemposifavoriscel’acquisto di un veicolo elettrico. Affiancando a questomeccanismounapoliticalungimirante sulle infrastrutture (2 stazioni di ricarica ogni 50 chilometri su tutte le strade principali del Paese a fine 2017), il governo norvegese guida la transizioneversolamobilità̀elettrica,ponendosi come un modello da seguire a livello globale.
Per Francesco Venturini, ad di Enel X,sonoproprioleinfrastrutturediricarica a costituire il nodo centrale nello sviluppo della mobilità elettrica. «In Italiaservirebbeunaprogrammazione da parte del governo, per mettersi al passo con il resto d’Europa, penso che le condizioni ci siano, visto che le forze politiche di maggioranza sono molto favorevolialladiffusionedellae-mobility» commenta Venturini. «Un milionediautoelettrichesustradanelgirodi 4 anni è un ottimo obiettivo, serve una spinta normativa per raggiungerlo», precisa. «Come Enel puntiamo a fare numerimoltoaltineiprossimianniper tenere il passo con il resto del mondo, installando fino a 14.000 colonnine di ricarica entro il 2022».
A fine 2017, intanto, si possono stimare circa 1.300 colonnine di ricarica pubblicheanorma,fortementesbilanciate verso il Nord (63%) e il Centro (28%),maquasiinesistentialSudenelle isole (9%). La differenza con gli altri 3 maggiori Paesi europei per il mercato dell’auto è̀ evidente: l’Italia ha un numero di punti di ricarica pubblici compreso tra il 10% e il 20% degli altri Paesi, il che riflette anche l’andamento del mercato dei veicoli elettrici, si legge nel rapportodell’Energy&StrategyGroup.
«Non è solo una questione di adeguamento infrastrutturale», ragiona Venturini.«Comecelavogliamogiocare questa partita, sul piano industriale? Per il settore auto, che in Italia conta 1 milionedioccupati,traimpiegatidiretti e indiretti, la mobilità elettrica è una grandissima opportunità, è un treno che non va perso», sottolinea.
Un altro punto cruciale è il mercato della mobilità elettrica nel trasporto pubblico,unsegmentochealivelloglobalestacrescendoavelocitàsupersonica. Di questo passo, già nel giro di sette anni quasi la metà degli autobus pubblici su strada nel mondo saranno elettrici, in base all’ultimo rapporto di BloombergNewEnergyFinance.Perla precisione, il numero di bus elettrici in servizio dovrebbe triplicare, secondo Bnef, dai 386mila attuali a 1 milione e 200mila nel 2025. «Anche su questo punto,l’amministrazionepubblicapuò fare molto, dice Venturini. Con soli 46 veicoliintuttoafine2017,ilnostroPaese presenta una delle flotte piu ridotte di autobus elettrici in Europa, anche se a Milano l’Atm ne introdurrà altri 25 da quiafineanno,nell’ambitodelpianodi sostituzionedell’interaflotta(1.200autobus)conveicolielettricientroil2030. Un segnale coraggioso, che andrebbe esteso a livello nazionale.
I motivi per puntare sull’elettrico non mancano. Secondo quanto emerge da un nuovo studio realizzato dai ricercatoridell’EuropeanClimateFoundation in collaborazione con la Fondazione Enel - che sarà presentato il 27 settembre a e-Mob 2018, seconda conferenza nazionale della mobilità elettrica - l’Italia ha l’opportunità di rafforzare l’economia e creare 19.225 posti di lavoroentroil2030,graziealpassaggio da un sistema di trasporto basato sulle importazionidibenzinaedieseladuna mobilità alimentata da energie rinnovabili di produzione nazionale.