Il Sole 24 Ore

Il governo smentisce il ceo di Air France: «Lo Stato non vende»

Le Maire corregge Smith: l’ipotesi di «liquidare la partecipaz­ione è esclusa»

- —A.Grass.

Prima uscita, primo inciampo. Il nuovo amministra­tore delegato di Air France, Benjamin Smith, già arrivato alla guida della compagnia francese tra le polemiche dei sindacati - che hanno contestato la nazionalit­à canadese del ceo e lo stipendio di circa 4,25 milioni di euro -, ha battezzato il suo debutto pubblico con una smentita del governo francese. Smith non ha fatto in tempo a dire che l’esecutivo di Emmanuel Macron prepara la vendita del 14% del capitale di Air France, che il ministro delle finanze Bruno Le Maire ha escluso l’ipotesi di «liquidare la partecipaz­ione dello Stato francese» e ha invitato il nuovo amministra­tore delegato a concentrar­si sull’aumento della competitiv­ità della compagnia: «La vendita della partecipaz­ione dello stato in Air France non fa parte del piano d’azione di Benjamin Smith e non è un’opzione oggi sul tavolo», ha detto il ministro. Anche perché, ha aggiunto Le Maire, «lo stato sarebbe un cattivo manager se iniziasse a vendere le sue azioni in una società che non è in buone condizioni». Insomma, la compagnia è in ribasso del 36% in Borsa da inizio anno, capitalizz­a solo 6 volte l’utile netto atteso per il 2018 e 1,44 volte il patrimonio netto contabile. La vendita può attendere.

Non un bel segnale giunto dal governo francese - primo azionista di Air France - al manager che puntava a usare proprio la minaccia della cessione della partecipaz­ione pubblica per indebolire la posizione negoziale dei sindacati: «C’è qualcuno in Air France che pensa che questa partecipaz­ione pubblica, sia qualcosa di simile a un’assicurazi­one», ha detto Benjamin Smith, secondo cui lo stato francese non interverrà in soccorso della compagnia sia perché «è troppo costoso» sia perché il presidente Emmanuel Macron sta preparando la vendita. Se sarà così si vedrà ma o il ministro delle finanze Bruno Le Maire non conosce i propositi di Macron o il ceo di Air France si è spinto troppo oltre nel prefigurar­e le scelte del proprio azionista.

Un problema in più per il manager che, al vertice di 84 mila dipendenti, è stato chiamato a sostituire l’ex-ceo Jean-Marc Janaillac per affrontare la resistenza sindacale e ridurre i costi del personale della compagnia. Smith, in sella da solo una settimana, è stato accolto da una prima chiusura dei sindacati - «è impensabil­e che la compagnia nazionale di bandiera, francese dal 1933, cada nelle mani di uno straniero spinto da un rivale (Delta, ndr.)» - ma la via del negoziato è lunga e il manager ha già avuto un primo colloquio con numero uno del Syndicat national des pilotes de ligne, Philippe Evain, cui ha detto che «le lotte interne favoriscon­o solo la concorrenz­a». Di certo l’ondata di scioperi ad Air France di questa primavera, costata al gruppo circa 350 milioni di euro, non ha aiutato il rilancio di quella che, secondo Benjamin Smith, dovrebbe diventare la prima compagnia europea. Tuttavia, difficilme­nte Smith potrà convincere le sigle sindacali a rendere più efficiente la società con la minaccia dell’uscita dello stato francese dal capitale.

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