Claudio Gemme (Fincantieri) commissario alla ricostruzione
Sono 46 articoli che valgono 645 milioni. Testo alla Camera il 22 ottobre Decreto a breve sulla nomina del tecnico Fincantieri che guiderà la ricostruzione
Il Governo ha scelto Claudio Andrea Gemme come commissario per la ricostruzione del ponte di Genova. Genovese, classe 1948, Gemme è un manager di lungo corso prima in Finmeccanica e ora in Fincantieri, con decine di incarichi a curriculum. Dal 2011 al 2016 è stato a capo di Confindustria Anie.
A 46 giorni dal crollo del ponte Morandi entra in vigore il decreto per Genova, grazie alla firma del presidente Sergio Mattarella e alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. E il governo fa filtrare il nome del super commissario straordinario che sarà chiamato a guidare la ricostruzione, la cui nomina avverrà a stretto giro con un decreto del premier Giuseppe Conte: si tratta del genovese Claudio Andrea Gemme, al vertice di Fincantieri Sistemi integrati. Che ha confermato: «È una bella sfida, ho dato la mia disponibilità».
La scelta non è casuale. Gemme ha vissuto da ragazzo in un palazzo di via Porro, in piena zona rossa. Ci sono alcuni suoi parenti tra gli sfollati, sempre più insofferenti per i ritardi negli interventi e critici anche nei confronti del decreto. Non solo: Gemme arriva da Fincantieri, la controllata di Cdp che il governo, M5S in primis, vorrebbe protagonista in eventuali cordate per la ricostruzione. A esultare per la scelta è stato subito il sottosegretario leghista alle Infrastrutture, Edoardo Rixi: «È un professionista ottimo e capace e conosce bene Genova».
Secondo il provvedimento - 46 articoli che valgono in tutto 645 milioni, di cui 360 fino al 2029 come garanzia pubblica per il rifacimento del viadotto - il commissario avrà un ruolo cruciale: opererà in deroga a ogni disposizione di legge extrapenale, fatti salvi i vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Ue, e affiderà i lavori con una procedura negoziata senza previa pubblicazione.
Il decreto esclude esplicitamente Autostrade (e non solo) dalla partita dei cantieri, riconoscendola soltanto «responsabile dell’evento» e dunque tenuta a versare le somme necessarie entro 30 giorni dalla richiesta del commissario: il ripristino del sistema viario sarà infatti affidato a uno o più operatori economici «che non abbiano alcuna partecipazione, diretta o indiretta , in società concessionarie di strade a pedaggio». La motivazione, introdotta per difendersi da eventuali ricorsi, è quella di «evitare un indebito vantaggio competitivo nel sistema delle concessioni autostradali».
Il resto delle misure vale 285 milioni di euro fino al 2022: si va da 250 assunzioni negli enti locali al sostegno agli autotrasportatori (20 milioni per il 2018), dal ristoro alle imprese del 100% del decremento del fatturato fino a 200mila euro e per un tetto complessivo di 5 milioni, fino ai fondi per la Regione per il trasporto pubblico locale. Assai controverso e papabile di modifiche durante l’iter parlamentare (che comincerà alla Camera il 22 ottobre) l’intervento per il porto di Genova: è stato sì autorizzato il prelievo aggiuntivo sull’Iva pari al 3%, nel limite di 30 milioni di euro annui, ma “sottratti” al Fondo destinato a tutti i porti.
Dal provvedimento è stata stralciata dopo il vaglio di costituzionalità al Colle soltanto una norma, sulle incompatibilità dei commissari nelle Regioni alle prese con i piani di rientro dal disavanzo sanitario. Tutte le altre hanno resistito, dagli interventi per le aree terremotate di Ischia e del Centro Italia a due misure molto care al vicepremier Di Maio: la reintroduzione della cassa integrazione per cessazione e la possibilità di transare il debito con Invitalia per le imprese che avevano avuto accesso ai mutui agevolati.