Stampella della Germania in soccorso della Turchia
In discussione intesa da 35 miliardi per ammodernare la rete ferroviaria turca Merkel vuole preservare la stabilità del Paese e l’accordo Ue sui migranti
La Germania corre in soccorso della Turchia, in preda a una grave crisi economica. L’incontro a Berlino tra la cancelliera Merkel e il presidente Erdogan ha sullo sfondo una intesa 35 miliardi per ammodernare le ferrovie turche. Un primo pacchetto di aiuti.
Riprendere il dialogo, trovare, se possibile, delle convergenze. E soprattutto impedire che la crisi finanziaria turca degeneri a tal punto da mettere a repentaglio lo strategico accordo tra Unione Europea e Turchia sui rifugiati siriani.
Pur svolgendosi in un contesto tutt’altro che facile, la prima visita di Stato dal 2014 che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta compiendo in questi giorni in Germania risponde al tentativo di ricucire i rapporti bilaterali, anche economici, tra due paesi che negli ultimi tre anni hanno vissuto una crisi diplomatica senza precedenti. E questa volta il Governo della Germania, il Paese europeo con la più grande comunità turca (3 milioni), sembra disponibile ad avviare un dialogo che si preannuncia comunque difficile, soprattutto sul tema dei diritti umani e della libertà di stampa. «Troviamo molto importante collaborare con la Germania, in ambito economico, in una situazione winwin», ha spiegato il presidente turco durante un’accesa conferenza stampa congiunta. Dopo aver rimarcato «le profonde divergenze», la cancelliera tedesca Angela Merkel ha auspicato la ripresa del dialogo precisando: «La Germania ha interesse a una Turchia economicamente stabile».
Incalzato dalla crisi economica, in cerca di investimenti stranieri, ai ferri corti con l’Amministrazione del presidente americano Donald Trump (che ha imposto sanzioni contro la Turchia e in agosto ha raddoppiato i dazi su alluminio e acciaio) Erdogan vuole ritrovare in Europa, se non un alleato, un interlocutore di fiducia.
La crisi economica non sembra lasciare alternative. Con il deficit delle partite correnti al 6% del Pil, la lira turca svalutatasi del 40% da inizio anno, un’inflazione che dovrebbe arrivare a fine anno al 21%, e soprattutto con un terzo delle imprese indebitate in valuta estere (entro 6-9 mesi andranno in scadenza prestiti per 150 miliardi di dollari), Erdogan ha un bisogno disperato di flussi di capitale in valuta pregiata. Dal canto suo la Germania, ma anche le stesse istituzioni europee, vogliono salvaguardare l’accordo sui rifugiati (un pacchetto da sei miliardi di euro che finora, non senza difficoltà, ha comunque funzionato). La Turchia è il Paese con il più alto numero di rifugiati al mondo (4 milioni di cui 3,5 siriani). E l’ultima cosa che la Germania si augura è vedere un nuovo esodo premere sulle proprie frontiere.
Il legame economico tra Turchia e Germania, suo primo partner commerciale, resta importante. Sono oltre 7mila le imprese tedesche attive, a diverso titolo, in Turchia (quelle italiane sono 1.400), con più di 100mila lavoratori coinvolti. Secondo i media tedeschi proprio durante questa visita di tre giorni si discuterà di un potenziale accordo, dal valore di 35 miliardi di euro, per riammodernare l’intera rete ferroviaria turca. Un progetto finanziato con crediti tedeschi che vedrebbe il gigante Siemens a capofila di un consorzio.
I punti di contrasto non sono mancati. Anche perché Erdogan è arrivato a Berlino con una serie di richieste, forse meglio definirle rivendicazioni, che difficilmente potranno essere soddisfatte. Dopo aver accusato il Governo tedesco di tollerare la presenza in Germania di migliaia terroristi legati al movimento secessionista curdo Pkk, avrebbe consegnato alla Merkel una lista di 69 nomi di persone chiedendone l’immediata estradizione, tra cui Can Dundar, ex direttore di Cumhuriyet già condannato in Turchia a 5 annie ora in Germania. Non solo. Il presidente turco ha anche chiesto che il Governo tedesco dichiari fuorilegge il movimento di Fethullah Gulen, accusato dallo stesso Erdogan di essere dietro al fallito colpo di Stato dell’estate 2016. Richiesta, quest’ultima, respinta. Dal canto suo la Merkel ha richiesto il rilascio di 5 cittadini tedeschi detenuti in Turchia per ragioni politiche.
Un punto in comune infine sembra esser stato trovato: un summit in ottobre sulla Siria al quale prenderanno parte anche il Presidente francese, Emmanuel Macron, il Presidente russo, Vladimir Putin ed Erdoğan. Al centro della riunione ci sarà la questione di Idlib. Ma anche in questo dossier le divergenze sono molte. E profonde.