La Ue: l’Italia fuori dalle regole Ma il Governo conferma la linea
Moscovici preoccupato: «Ma non vogliamo una crisi con Roma». Di Maio: «Spread e Borsa? Nel 2,4% ci sono anche investimenti». Salvini: «I mercati se ne faranno una ragione»
È con un sentimento ambiguo, segnato da freddezza, incredulità, e anche irritazione, che l’establishment comunitario ha accolto ieri la clamorosa decisione italiana di rivedere drasticamente la politica economica seguita finora dal paese. L’annuncio di un prossimo forte aumento del deficit pubblico nel 2019 ha provocato la viva reazione di alcuni esponenti politici. Un primo confronto sarà lunedì e martedì in Lussemburgo dove si terrà una riunione dei ministri delle Finanze.
«Non voglio avere reazioni a caldo – ha detto Pierre Moscovici ieri mattina parlando alla radio francese BFM/RMC –¬. Voglio solo ricordare che il progetto di bilancio deve esserci presentato entro il 15 ottobre. Solo a quel punto potremo fare una piena valutazione. Ricordo che vi sono tre possibilità: accettazione del progetto di bilancio; scambio di informazioni sugli aspetti più controversi; o addirittura possiamo anche respingere la bozza di Finanziaria».
«La Commissione europea non ha alcun interesse ad avere una crisi con l'Italia. Ma al tempo stesso non abbiamo alcuna intenzione di accettare il non rispetto delle regole di bilancio». L’uomo politico ha sottolineato che con un deficit del 2,4% del Pil nel 2019, come annunciato giovedì sera a Roma, vi sarebbe inevitabilmente un aumento sia del deficit strutturale che del debito pubblico. Le regole europee prevedono che per l’anno prossimo l’Italia debba ridurre il disavanzo strutturale di almeno lo 0,1% del Pil. Quindi, ha affermato Moscovici, il budget italiano «sembra essere oltre i limiti delle regole condivise».
Dello stesso avviso in sostanza il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis. In compenso, il premier olandese Mark Rutte si è detto «molto preoccupato» dalle intenzioni italiane, anche per via dell’impatto che potrebbe avere sulla stabilità della zona euro. Come è possibile pensare che stuzzicare i mercati non sia pericoloso e deleterio? Non basta. In molti ambienti comunitari è percepibile anche irritazione. La scelta di violare le regole platealmente, mentre altri Paesi in difficoltà hanno accettato sforzi immani, non è capita, tanto più che in questi anni l’Italia ha beneficiato di flessibilità di bilancio e aiuti finanziari sotto varie forme.
Il governo gialloverde, però, non sembra curarsene e guarda il bicchiere mezzo pieno: quello spiraglio che i commissari hanno lasciato aperto al dialogo. «È la ricetta giusta per la crescita e non vedo l’ora di poter andare a Bruxelles a illustrarla», ha chiarito il premier Giuseppe Conte, sorvolando sul fatto che il primo cui toccherà confrontarsi con l’Ue sarà dopodomani il ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Neanche lo spread schizzato a 280 punti e i 22 miliardi bruciati in Borsa hanno impensierito M5S e Lega. «Non sono preoccupato», ha detto il vicepremier Luigi Di Maio, assicurando che «il debito calerà» e che nei prossimi giorni vuole incontrare gli investitori per illustrare «15 miliardi di euro di investimenti, il più grande piano mai fatto in Italia». Per una volta la sponda è arrivata dal presidente della Camera Roberto Fico, punto di riferimento dell’anima pentastellata più critica nei confronti dell’esecutivo: «La manovra è un’iniezione di liquità che può aiutare i cittadini più in difficoltà. Nessuno vuole lo scontro con l’Europa, bisogna crescere insieme».
Chi veleggia con estrema naturalezza nelle acque del conflitto con Bruxelles, anche tatticamente in vista delle elezioni europee, è l’altro vicepremier Matteo Salvini. «Il diritto al lavoro, alla vita, alla salute degli italiani vengono prima delle minacce europee», ha affermato il numero uno del Carroccio. In sintesi: «Tiriamo dritto, i mercati se ne faranno una ragione». E pazienza se alcune misure, come la pensione e il reddito di cittadinanza, non siano in cima alle priorità dei leghisti. Vale il contratto di governo, è il mantra che si ripete nei palazzi romani. Dove si è convinti di riuscire a convincere gli eurocrati di Bruxelles che il governo non è «una banda di scalmanati».
Commissario Ue. Pierre Moscovici è Commissario europeo per gli affari economici. «Non abbiamo interesse a una crisi tra la Commissione e l’Italia», ha detto ieri, ma «è verosimile che il deficit strutturale dell’Italia aumenterà»