Il Sole 24 Ore

L’ALLARME DI MATTARELLA PER LA TENUTA DEI CONTI

- Di Lina Palmerini

«Una forte preoccupaz­ione per la tenuta dei conti pubblici». La giornata di ieri al Quirinale è stata una delle più tese dopo la fase delle consultazi­oni e la formazione del Governo a giugno. E l’unica frase che trapela da quelle stanze è appunto un allarme di Sergio Mattarella per la piega che rischia di prendere l’iter della legge di bilancio dopo la scelta di aumentare fino al 2,4% il deficit per tre anni. Quello che appare chiaro è che le scelte di giovedì notte sono solo l’inizio di un lungo cammino a ostacoli in cui innanzitut­to vanno capite bene le cifre e le coperture finanziari­e – ieri per esempio ballavano dai 10 ai 13 miliardi – e poi va affrontato l’esame di Bruxelles, delle agenzie di rating a ottobre e dei mercati. È tutto questo percorso che è pieno di insidie e richiede una vigilanza del capo dello Stato nel far rispettare i limiti che la Costituzio­ne fissa per il bilancio inclusi gli impegni europei. Non un controllo formale ma sostanzial­e perché a essere in gioco sono soprattutt­o i risparmi degli italiani. Già ieri c’è stata una fiammata dello spread e un tonfo in Borsa con le banche finite nel mirino.

Naturalmen­te la preoccupaz­ione di Mattarella non deriva da una generica ansia - nonostante la giornata di ieri ne abbia offerto le motivazion­i - ma è frutto di alcuni colloqui cruciali. Nessuno al Quirinale lo conferma ma è verosimile che abbia sentito il Governator­e della Banca d’Italia Visco e Mario Draghi. Due interlocuz­ioni necessarie per capire esattament­e gli effetti che comportano le scelte politiche assunte nel vertice in cui la linea di Tria è uscita sconfitta. Ecco, con il ministro dell’Economia c’è stata una telefonata nella notte tra giovedì e venerdì, come raccontano fonti a lui vicine. Era quasi l’una quando ha chiamato Mattarella ancora scosso – anche emotivamen­te – dal faccia a faccia con i due vicepremie­r che lo hanno spinto a bere l’amaro calice del 2,4% e smentire quelli che erano stati i suoi impegni assunti a tutti i livelli istituzion­ali italiani ed internazio­nali. Un cedimento che è stato suo ma, a quanto sembra, pure del premier che aveva dato stesse rassicuraz­ioni su quell’asticella.

Dunque è probabile che sia stata anche quella telefonata con Tria a fornire elementi a Mattarella tali da temere per la tenuta dei conti. E anche se ieri il premier Conte diceva che il capo dello Stato non fa da «contraltar­e» al Governo, tuttavia lo spirito che accompagna il varo della nota di aggiorname­nto al Def sembra piuttosto diverso da quello di Salvini e Di Maio. Se i 5 Stelle hanno voluto festeggiar­e dal balcone di Palazzo Chigi, invece il registro del Colle era la «preoccupaz­ione». E di certo non per un “pregiudizi­o” o un’invasione su scelte che per il Quirinale sono e devono restare politiche, ma per senso del realismo. Si prospetta infatti una serrata trattativa con l’Europa (e una probabile guerra) con annessi nervosismi dei mercati.

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«Politica 2.0 Economia & Società» di Lina Palmerini

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