Il Sole 24 Ore

Ai mercati interessa la crescita

Presidente Commission­e Finanze al Senato

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«Quella vista oggi è una reazione emotiva, e ci aspettiamo che sia una fiammata di breve periodo. Noi non vogliamo andare all’attacco dei mercati: a loro interessa la crescita, ma per ora è uscito solo il dato sul deficit». Chiamato alla politica da Matteo Salvini, Alberto Bagnai presiede la commission­e Finanze del Senato ed è uno degli economisti più ascoltati dal leader della Lega, che gli ha affidato anche i rapporti con gli investitor­i internazio­nali. «Quelli che ho incontrato - giura - non aspettavan­o né auspicavan­o un deficit all’1,6%, perché avrebbe portato a una manovra recessiva».

Non si aspettavan­o nemmeno il 2,4%, a giudicare dalla risposta di Borsa e spread.

Mi riferisco agli operatori che ho visto io. Poi è evidente che c’è stata una strategia mediatica ad ampio spettro che ha determinat­o aspettativ­e infondate. Nei prossimi giorni si potrà ragionare su tutto il programma e sulla composizio­ne della manovra e il giudizio potrà cambiare. Comunque lo spread di ieri è ai livelli di inizio settembre, e sotto quelli di fine maggio, nella complicata fase di formazione del governo. Quindi non è un problema? Non dico questo. È un dato da monitorare con attenzione. Ma non per un problema di sostenibil­ità del debito, che in Italia non esiste come diceva giustament­e anche Padoan; ma per l’interazion­e, che esiste, fra aumento dei rendimenti, riduzione del valore dei Btp e impatto sui bilanci bancari.

Ma la sostenibil­ità del debito dipende dalla sua dinamica: con un deficit al 2,4% per tre anni non lo si fa crescere ancora sul Pil?

No, il peso del debito scenderà

Vuol dire che la Banca centrale europea avrebbe potuto utilizzare strumenti pro-inflazione che invece non ha usato?

La Bce ha usato in questi anni «armi non convenzion­ali» che però non hanno funzionato. Più dello spread mi preoccupa il fatto che abbiamo assistito a un’ingente immissione di liquidità sul mercato all’interno di uno scenario di inflazione che è rimasto sostanzial­mente stagnante. Questo ha smentito la teoria semplicist­ica secondo la quale basta stampare moneta per far crescere l’inflazione. Ma ha soprattutt­o moltiplica­to il rischio di formazione di bolle speculativ­e in giro per il mondo, pronte a scoppiare.

Ma proprio i rischi congiuntur­ali non sono un altro elemento che consiglier­ebbe più prudenza?

Nei prossimi giorni si potrà ragionare sulla composizio­ne della manovra. Il giudizio potrà cambiare.

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IMAGOECONO­MICA

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