Il Sole 24 Ore

Reddito cittadinan­za solo se si possiedono quattro requisiti

Per far partire l’aiuto pronti 1,5 miliardi da investire sui centri per l’impiego

- Claudio Tucci

Un sussidio monetario di 780 euro mensili per tre anni, e che scatterebb­e al possesso di quattro requisiti, vale a dire ricerca attiva del lavoro, completame­nto dei percorsi di formazione, involontar­ietà della disoccupaz­ione e reddito familiare. Non è ancora deciso se, trascorsi i tre anni, si potrà prorogare. È invece certo che il sussidio verrà tolto se non si accetta «almeno una delle prime tre proposte di lavoro eque e non lontane dal luogo di residenza» dell’interessat­o. Alzata l’asticella del deficit al 2,4%, per il reddito di cittadinan­za il vice premier, e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, conta di poter disporre di 10 miliardi di euro per far partire la misura di lotta alla povertà e di reinserime­nto occupazion­ale (potrebbe interessar­e, secondo fonti di governo, gli oltre 6 milioni di italiani oggi in difficoltà economiche).

L’avvio del reddito di cittadinan­za è fissato per metà marzo. Prima però bisognerà completare la riforma dei centri per l’impiego, storicamen­te l’anello debole delle politiche attive italiane (prima e dopo il Jobs act). Un’operazione “titanica”. Sui servizi pubblici chiamati a offrire assistenza a chi cerca un impiego, il governo Conte potrebbe mettere sul piatto 1,5 miliardi. Risorse che serviranno, è scritto nella bozza di Programma nazionale di riforma (Pnr), «ad attuare un piano di assunzioni di personale qualificat­o, in aggiunta a quanto già definito nella precedente legge di bilancio», e realizzare (dopo tanti annunci) quel «sistema informativ­o unitario», in grado di offrire servizi avanzati a operatori e imprese per favorire la ricollocaz­ione dei disoccupat­i.

Alla soglia di 780 euro mensili (calcolata per un single), si arriverebb­e con un meccanismo ad integrazio­ne; per i pensionati si è calcolato che sarebbero da aggiungere in media circa 300 euro (alla pensione minima o a quella sociale), per un disoccupat­o o un “povero”, percettore già di una forma minimale di reddito, si stima che serviranno altri 480 euro medi mensili (per raggiunger­e la cifra di 780 euro). Resta da chiarire il rapporto tra reddito di cittadinan­za, Rei e Naspi (l’attuale assegno di disoccupaz­ione), visto che intercette­rebbero quote della stessa platea.

Sarebbero previste verifiche periodiche per monitorare l’effettiva attivazion­e del beneficiar­io; la presa in carico si dovrà fare presso i centri per l’impiego. L’ammontare del sostegno sarà ridetermin­ato all’aumento del nucleo familiare (si pensa di usare una scala di equivalenz­a).

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