Tuc, il nuovo sistema per progettare automobili firmato Pininfarina
Si chiama Tuc technologies, è stata sviluppata da una start up torinese e punta a introdurre un’innovazione radicale nel paradigma produttivo dell’automotive. Il progetto, a cui lavorano da due anni Ludovico Campagna e Sergio Pininfarina (nella foto, a sinistra, insieme a Campagna in un momento della presentazione), figlio di Andrea Pininfarina scomparso nel 2008, guarda alla mobilità del futuro, connessa, condivisa e fruibile. «Abbiamo inventato Tuc per trasformare il veicolo in maniera servizio-centrica» dicono. Si tratta di una proposta che rivoluziona le piattaforme di sviluppo dei modelli auto, basata su tecnologia plug and play centrata su tre elementi: il plug, la connessione fisica e digitale a cui agganciare sedile, plancia di comando o altri componenti dell’interno vettura, il brain, il computer che “anima” il sistema di mobilità, infine l’arteria unica di cablaggio che veicola dati con tecnologia a fibra ottica a velocità potenziata rispetto agli attuali sistemi e unisce alimentazione e connessione. Il tutto collegato in cloud e fruibile attraverso una app su telefono o tablet. Un’idea futurista? In realtà, una tecnologia brevetatta che potrebbe, come auspica Pininfarina, arrivare alla produzione industriale in un anno e mezzo, crush test e validazioni inclusi. «Cerchiamo un partner finanziario e industriale da affiancare al prototipo e che possa portarlo alla produzione» aggiunge. In platea, durante la presentazione, ci sono Adient e Sabelt, le società che con Tuc hanno sviluppato i sedili da ancorare al nuovo pianale, il primo per la guida in città, il secondo in versione sportiva per i viaggi lunghi. C’è Samsung, che ha sviluppato uno smart screen dove scorrono le informazioni di viaggio e l’intrattenimento a bordo. C’è Lavazza, che ha lavorato ad un mini bar integrato nel veicolo. E poi ci sono Fca, Gm, Mahindra, Volkswagen, Luca Cordero di Montezemolo, tra i potenziali investitori, che in un videomessaggio parla di un progetto dalle grandi potenzialità. «La nostra ambizione – spiega Campana – è di imporre un nuovo paradigma nell’auto, questo in realtà è un sistema di mobilità, adattabile ad esempio nei treni o a bordo di velivoli». Con ampia possibilità di personalizzare i componenti, un taglio del 40% dei costi di assemblaggio e dei tempi di sviluppo. A realizzare fisicamente il prototipo sono state le aziende di Canavese inside, una rete di imprese, dall’elettronica alla meccanica.
L’idea di un sistema di connessione fisica e meccanica è effettivamente rivoluzionario. Ricorda interfacce informatiche come la Usb, anche se qui siamo su un livello di innovazione ulteriore, perché permette di superare vincoli meccanici e costruttivi nonché far invecchiare di botto soluzioni consolidate come le guide dei sedili, praticamente immutate da decenni. Semplifica poi la possibilità di adattarsi a plance differenti di modelli diversi con costi bassi dovuti alla standardizzazione. Le case costruttrici di autovetture da anni puntano su piattaforme modulari (come la Mqb del gruppo Vw costata decine di miliardi) che permettano di creare sinergie ed econmie di scala. Nel caso della star-up italiana si offre la possibilità di rivoluzionare il modo stesso in qui i pianali vengono progettati e questo apre le porte a grandi possibilità anche per quanto concerne auto elettrica e guida autonoma. Inoltre un’unica conessione elettromeccanica semplifica i cablaggi e abbatte i costi di sviluppo e produzione delle varianti di ogni modello.
Abbiamo inventato Tuc per trasformare il veicolo in chiave serviziocentrica
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