Astaldi frana in Borsa Per i bond incognita di stralcio al 40%
Le azioni perdono il 28%, vendite sui titoli di debito fino al 25% del nominale
Nel giorno del concordato in bianco Astaldi crolla in Borsa. L’annuncio del ricorso alla protezione del Tribunale le azioni sono scese del 28% (teorico, perché il titolo uscito dallo Star è stato sospeso). Il debito, parametro ancora più sensibile dell’equity, è caduto a picco: i bond Astaldi quotano 25 euro (sono stati emessi a 100 nel 2013). Come anticipato dal Sole 24 Ore, ieri il costruttore ha chiesto la protezione del Tribunale: l’azienda non è in grado di portare avanti il piano di salvataggio, che prevedeva una ricapitalizzazione da 300 milioni, l’ingresso di un nuovo socio, i giapponesi di IHI che sono già entrati nel consiglio di amministrazione, e la vendita di pezzi del gruppo. Le banche avrebbero concesso nuova finanza e partecipato all’aumento di capitale, ma tutto era vincolato alla vendita del Ponte sul Bosforo. Il «cigno nero» della Turchia ha mandato all’aria tutto.
Ora gli occhi sono puntati sui creditori. In gioco ci sono 1 miliardo di debiti commerciali e coi fornitori (decine di aziende edili subappaltatrici) e oltre 2 miliardi di passività finanziarie. Ma l’attesa è in primis degli obbligazionisti: c’è un bond da 700 milioni che scade tra due anni. Se gli azionisti da mesi sono sulla graticola, ora sono di turno i bondholder.
Il primo ostacolo del bond è la cedola: c’à da capire se con il concordato verrà messa in pagamento oppure sarà congelata anch’essa. Il secondo ostacolo è il rimborso: sul mercato si attende un recovery rate non inferiore al 60%, perché bond è un senior, il medesimo livello dei prestiti delle banche. Al netto dell’haircut stimato al 40%, poi, quel 60% sarà pagato in contanti o in titoli?
Quello del 60-40 è lo scenario più ottimista, che sconta un trattamento ad hoc per i bondholder tra i creditori. Quello peggiore vede invece gli obbligazionisti equiparati a creditori chirografari e dunque rischiare percentuali molto più basse. Incombe il caso di Waste Italia: a luglio del 2017 la società di gestione rifiuti è finita in concordato preventivo. Ai detentori dei bond Waste è stato proposto un rimborso di appena il 10% e nemmeno pagato in contanti, ma con titoli misto capitale-debito.
Andamento del titolo a Milano