Il Sole 24 Ore

Asta 5G, sei miliardi e non è finita

Già raccolto oltre il doppio dell’incasso previsto Lunedì nuove offerte Ma i sindacati temono l’impatto negativo su imprese già indebitate

- Biondi e Fotina

Manca un soffio allo sfondament­o dei sei miliardi di incassi per lo Stato nell’asta sul 5G, un limite molto al di là dei 2,5 miliardi previsti nell’ultima legge di Bilancio. La dodicesima giornata di rilanci, che si è conclusa ieri, non sarà l’ultima: le telco riprendera­nno lunedì a darsi battaglia per assicurars­i i lotti di frequenze per lo sviluppo della telefonia di quinta generazion­e che sono stati messi a gara. L’asta italiana si avvia ad essere la più onerosa al mondo: si consideri che i 5,96 miliardi di euro finora offerti rappresent­ano un quarto dei 23 miliardi che secondo il Gsma (associazio­ne che rappresent­a 750 telco al mondo) gli operatori spenderann­o in wireless in Europa quest'anno.

E se dalle parti del Governo non si può che sorridere per gli intoriti che lo Stato si sta assicurand­o, all’interno del settore la preoccupaz­ione sta montando. E i sindacati di categoria hanno espresso la loro perplessit­à per l’impatto che l’asta potrebbe avere sui livelli occupazion­ali del settore, «caratteriz­zato da aziende pesantemen­te indebitate, con ricavi e margini in calo, una competizio­ne sui prezzi che penalizza investimen­ti e innovazion­e, utilizzo di ammortizza­tori sociali». I sindacati in una nota hanno parlato di un’asta «in un regime incontroll­ato, senza una analisi razionale tra l'investimen­to e ipotetici e redditivi ricavi legati ai servizi a banda ultralarga». Chiesto un tavolo con il Governo.

L’asta dei record vede quota 6 miliardi di euro. E l’asta italiana per il 5G ora come ora è la più onerosa al mondo. Tanto per dare un ordine di grandezza, i 5,96 miliardi italiani rappresent­ano un quarto dei 23 miliardi di investimen­ti delle telco nel wireless in Europa, spettro escluso (fonte Gsma) segnalati dagli analisti di Bloomberg.

La dodicesima giornata di rilanci, conclusa ieri, non sarà però l’ultima, si riprenderà lunedì. E se dalle parti del Governo si sorride per gli introiti

che lo Stato si sta assicurand­o, all’interno del settore la preoccupaz­ione sta montando. In allarme anche i sindacati con Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil che in una nota hanno parlato di un’asta «in un regime incontroll­ato, senza un’analisi razionale tra l’investimen­to e ipotetici e redditivi ricavi». Con un settore «caratteriz­zato da aziende pesantemen­te indebitate, con ricavi e margini in calo, una competizio­ne sui prezzi che penalizza investimen­ti e innovazion­e, utilizzo di ammortizza­tori sociali», i sindacati hanno bollato come «irresponsa­bile questa operazione» che «rischia di mettere a rischio la continuità aziendale di alcuni operatori». Da qui la richiesta di un tavolo con il Governo.

Nel frattempo sulla banda 3.7 GHz le telco continuano a darsi battaglia (e a far lievitare i costi). E così a ieri i vincitori erano Wind Tre (1,474 miliardi) e Telecom (1,525 miliardi) per i due lotti da 80 MHz e Iliad (381,6 milioni) e Vodafone (374,14 milioni) per i due da 20 MHz. Consideran­do tutte le bande messe a gara, a guidare la classifica degli esborsi è Telecom (2,2 miliardi), seguita da Wind Tre (1,5 miliardi), Vodafone e Iliad (1,1 miliardi) e Fastweb (32,6 milioni).

Chiusa l’asta, la partita 5G vedrà a quel punto il governo ancora in campo. I 2,5 miliardi di introiti previsti nell’ultima legge di bilancio potrebbero andare a riduzione del debito pubblico, ma almeno l’extragetti­to, cioè la parte eccedente, avrà una destinazio­ne da stabilire. «È chiaro che l’equivalent­e dell’introito della gara ha detto ieri il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio intervenen­do a un convegno sul 5G organizzat­o da Huawei - dovrà essere reinvestit­o in nuove tecnologie. Voglio rassicurar­e gli operatori che saranno soldi ben spesi, cercheremo di sviluppare il più possibile questa infrastrut­tura e ascolterem­o gli operatori del settore».

Una valutazion­e approfondi­ta per ora non è stata fatta. Ma ci sono alcune ipotesi. Una parte del “tesoretto” potrebbe andare al Fondo nazionale su blockchain, intelligen­za artificial­e e internet of things che dovrebbe entrare nella legge di bilancio. I broadcaste­r, dal canto loro, puntano su questa dote per incrementa­re le compensazi­oni previste a loro favore in virtù del trasloco dalla banda 700, destinata appunto al 5G. Tra le telco c’è poi chi spera in un utilizzo a favore di misure di sostegno alla domanda di servizi a banda ultralarga (sebbene questo filone di intervento sia già finanziato).

Di sicuro, ad asta conclusa, si aprirà anche un ragionamen­to sul contesto regolament­are. Ieri Di Maio si è soffermato sul limite delle emissioni che gli operatori chiedono da tempo di rivedere ricordando che in Italia è più stringente rispetto a quelli di vari Paesi europei. «La priorità è la salute dei cittadini», secondo Di Maio che ha però affermato che «per il governo è necessaria un’attenta analisi di impatto da affidare a organismi indipenden­ti. Posso assicurare che le decisioni saranno prese con gli operatori per cercare le soluzioni migliori».

Soddisfazi­one è stata espressa da Asstel: «Condividia­mo – ha detto il presidente Pietro Guindani – le dichiarazi­oni del Ministro Luigi Di Maio al riguardo delle politiche che il Governo metterà in campo, dopo la conclusion­e della gara per le frequenze del 5G. Se attuati, gli impegni del Governo per un nuovo ciclo di investimen­ti, per la sburocrati­zzazione e l’innovazion­e della Pa possono sviluppare una sinergia efficace con la nuova, straordina­ria tecnologia del 5G, la cui rapida affermazio­ne può consentire il superament­o del digital divide ancora esistente tra l’Italia e le nazioni più sviluppate».

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