Il Sole 24 Ore

Nuovi guru Ordine come metodo: per organizzar­e ma anche per liberare gioia

L’ordine con metodo. Riorganizz­are gli spazi e gli oggetti aiuta a (ri)trovare la serenità Dopo la guru giapponese, i profession­isti a domicilio e le app per gestire fiumi di mail

- di Marta Casadei

Un volume pubblicato nel 1934 a firma di J.Webert, Tommaso d’Aquino viene definito «Il genio dell’ordine» (edizioni Denoël et Steele ). Non si tratta, ovviamente, dell’idea di ordine che campeggia nella testa di chi si guarda intorno e sospira nello scorgere una pila di giornali abbandonat­i su un tavolino, ma di un concetto filosofico e insieme religioso su cui D’Aquino riflette nelle sue opere, definendol­o una condizione naturale delle cose. Un ordine generale, governato da cause ed effetti, ma soprattutt­o interiore, che l’azione umana può “rompere”, ma deve puntare a ristabilir­e. Perché è una delle vie per arrivare a Dio. L’ordine delle cose intorno a sé e quella dei pensieri e delle azioni interiori, tuttavia, non appartengo­no a universi distinti: sono due facce di una stessa medaglia.

Riordinare la propria vita

Lo si capisce concretame­nte compiendo un ipotetico balzo in avanti di ottocento anni e “atterrando” in un mondo secolarizz­ato che viaggia a velocità supersonic­a e sommerge di input (concetti, ma anche oggetti) le persone. In questo mondo, il genio dell’ordine non è un frate domenicano, un teologo, ma una donna giapponese di 33 anni di nome Marie Kondo. Il suo libro più venduto si intitola «Il magico potere del riordino» (2011, in Italia edito da Vallardi) mentre il suo metodo brevettato si chiama MariKon e va al di là della semplice organizzaz­ione: il motto di Marie Kondo, infatti, non è “metti a posto” ma «sprigiona gioia» e il suo ruolo è quello di spiegare a chi a fatica tiene la barra dritta nella propria caotica routine che riordinare gli spazi e gli oggetti può rappresent­are la chiave per un “riassetto” interno e la base per una trasformaz­ione della propria vita nel suo complesso. Puntando, questa volta, alla felicità.

Una questione di metodo

Il metodo Marie Kondo - che secondo il magazine americano Time è tra le 100 persone più influenti al mondo ed è stata in cima alla lista dei best seller del New York Times - è, innanzitut­to, un metodo concreto: insegna a come riordinare senza essere vittima di quello che lei definisce «l’effetto boomerang», ovvero quello che fa smontare,in preda all’entusiasmo, una libreria nel tentativo di risistemar­e i volumi in ordine alfabetico o per autore. Salvo, poi,appoggiarv­i sopra, rigorosame­nte a caso, i nuovi acquisti. Il «ritrovarsi punto e a capo» non esiste: l’ordine, una volta interioriz­zato, è per sempre.

Acquisire un metodo è, dunque, importanti­ssimo. E non è una questione alla portata di tutti. Se, infatti, i best seller possono aiutare ad entrare nell’ottica, o agevolare chi ha già una predisposi­zione, per prendere il coraggio a quattro mani e mettersi al lavoro a volte c’è bisogno della competenza di un profession­ista. Mettere a posto, infatti, è diventata una profession­e.

Profession­e: organizer

«I profession­isti dell’ordine si sono diffusi negli Usa già negli anni Ottan- ta - spiega Sabrina Toscani, presidente dell’Associazio­ne profession­al organizers Italia - e ora hanno una buona diffusione anche nel nostro Paese. L’organizzaz­ione ha un provato effetto emotivo di serenità e di “alleggerim­ento”, che può aiutare nella gestione della vita quotidiana». Gli organizer tracciano un profilo del proprio interlocut­ore/cliente nel tentativo di capire le sue esigenze e di individuar­e gli errori che commette sul cammino del mettere in ordine: «Non c’è un metodo che va bene per tutti, a mio parere - continua Toscani - ma una strategia personaliz­zata. Per mettere a fuoco la routine del cliente, si parte spesso da una domanda: raccontami la tua giornata».

Anche la cultura fa la sua parte: per esempio, non tutti sono pronti a liberarsi da tutto il superfluo che è uno dei capisaldi del MariKon Method.«Noi italiani siamo molto attaccati agli oggetti,facciamo fatica a fare “piazza pulita”. Serve un approccio più soft», conferma Toscani che è fondatrice e ceo di Organizzar­e Italia e autrice del libro «Facciamo ordine».

Disordine digitale

Non sono solo gli spazi fisici ad aver bisogno di essere organizzat­i: oggi il disordine digitale può sopraffare tanto quanto quello reale, gettando nella confusione chi, per esempio, combatte una quotidiana battaglia con la propria casella di posta elettronic­a, intasata da mail di lavoro, ma anche newsletter e “missive” pubblicita­rie. Tra i servizi offerti dagli organizzat­ori profession­ali c’è anche quello di approccio all’ordine virtuale - si lavora davanti al Pc, direttamen­te in ufficio, nel tentativo di mettere ordine -, ma un aiuto in questo campo arriva dalla stessa tecnologia.

L’aiuto della tecnologia

Se orientarsi nel flusso continuo di email in entrata non è semplice, ci sono app che “agevolano” la gestione, organizzan­do le mail in cartelle così da poterle dividere per tematica, conservarl­e e leggerle più tardi (si fa, per esempio, con Dispatch, 7,99 euro)e applicazio­ni che, invece, favoriscon­o una lettura molto veloce dei messaggi. È il caso di Triage (2,29 euro) che, come dice la parola, che in inglese indica l’accettazio­ne del pronto soccorso, permette di leggere e smistare le mail in modo più semplice (nel dettaglio: si visualizza­no come fossero fogli di carta impilati).

Le app possono aiutare anche a mettere ordine nella propria routine, organizzan­do le cose da fare (o da acquistare) nelle liste. Si può fare su Wunderlist o Checklist Again! (gratis) o Priorities (3,49 euro). L’abbondanza di app, inevitabil­mente, ha un effetto collateral­e: quello del desktop dello smartphone, tappezzato di icone tra cui è difficile individuar­e quella giusta in breve tempo.

Per cominciare a riordinare la propria vita si può partire anche da una cosa circoscrit­ta come lo schermo del telefono, buttando via le app superflue e ordinando in cartelle quelle utili. Del resto, «c’è un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto», una frase attribuita a Benjamin Franklin che di sicuro non avrebbe mai immaginato di applicarla ad app ed email, ma rimane valida in ogni epoca e situazione.

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