Doris: il valore della consulenza deve essere riconosciuto
L’ad di Mediolanum: fondi e Pir non sono cari. Il valore aggiunto della gestione si vede soprattutto con i mercati in calo
«IPir sono un successo e hanno dato un grosso contributo all’economia reale. Basta accusarli di essere troppo cari! La consulenza ha un valore e questo va riconosciuto. Se ho un contenzioso legale pago un avvocato, non mi compro il codice civile. Lo stesso vale quando investo i miei soldi». Massimo Doris, amministratore delegato di banca Mediolanum, respinge le critiche di chi accusa l’industria dei fondi di aver caricato troppi costi sui risparmiatori e in particolare nel caso dei Piani individuali di risparmio.
La direttiva Mifid2 chiede più trasparenza su costi e rendimenti. Ha senso questa direttiva?
È positiva soprattutto per il risparmiatore perché la trasparenza è sempre salutare, aumenterà la competizione del settore e farà scendere il valore delle commissioni che paga il cliente.
Tra gli intermediari c’è chi non vorrebbe che venisse indicato ai risparmiatori, nei report di fine anno, l’impatto dei costi totali sulle performance.
È un dibattito che non ha molto senso perché l’investitore valuta sempre l’impatto dei suoi costi sul risultato, soprattutto quando i rendimenti vanno male, indipendentemente da Mifid2.
I Pir aiutano le Pmi o gonfiano solo le loro quotazioni in Borsa? Affermare che i Pir gonfiano le quotazioni non è corretto. Questi fondi devono calcolare la quota con cadenza giornaliera e quindi i gestori sono di fatto costretti a comprare quasi esclusivamente strumenti liquidi, quindi quotati. Direi invece che i Pir hanno riportato le quotazioni delle Pmi di Piazza Affari, snobbate in Borsa per troppi anni, su livelli corretti. Non solo. La nuova domanda che arriva sul mercato grazie ai piani individuali di risparmio induce le aziende a quotarsi e a emettere bond con meno timore. Sull’Aim, per esempio, nel 2018 ci sono state ben 22 nuove quotazioni e in buona parte sono state spinte proprio dai Pir. Certo in qualche caso il valore dei titoli ha raggiunto valori elevati, ma in generale non è così.
E le risorse per le non quotate?
È sbagliato considerare i Pir come la soluzione a tutti i problemi delle Pmi italiane. Si tratta di uno strumento che da solo non può bastare. Servono più strumenti e sul mercato ci sono: dal crowdfunding ai fondi di private equity fino agli Eltif. Usiamoli tutti, con le dovute attenzioni. Le famiglie italiane dispongono di 4mila miliardi di risparmi: se venisse destinato anche solo 1% a favore di strumenti che investono in Pmi, anche non quotate, ci sarebbero 40 miliardi già subito pronti.
Ma i Pir hanno commissioni troppo elevate?
Non è vero. Fare l’analisi di società più piccole è più oneroso rispetto a fare la stessa cosa per le grandi aziende, tradizionalmente più conosciute e più seguite dagli analisti. Nel segmento small e mid cap bisogna avere più attenzione e calibrare l’importo da investire su più realtà e questo comporta un impegno maggiore in termini di ricerca e di analisi. Per questo penso che il rapporto costo/lavoro renda i Pir non cari.
Meglio i fondi o i più economici Etf...
La consulenza costa ed è inclusa nella commissione dei fondi. Sugli Etf la consulenza non c'è, la differenza è tutta qui. Sono due prodotti che non si possono paragonare. Il valore aggiunto della gestione si vede soprattutto quando il mercato scende perché dimostra la capacità del fondi di contenere i ribassi.
Massimo Doris. Classe 1967, dal 2014 ricopre il ruolo di amministratore delegato di Banca Mediolanum Spa, uno dei gruppi leader in Italia nella gestione del risparmio e dei fondi Pir