Visco: presto per valutare, ma il debito va ridotto
L’Italia ha bisogno di favorire gli investimenti sia pubblici sia privati
Nessun giudizio subito ma una valutazione approfondita, e nelle opportune sedi istituzionali, quando la Nota di aggiornamento al Def sarà pubblicata e inviata al Parlamento. Ieri il governatore della Banca d’Italia ha sfiorato la questione manovra intervenendo alla prima edizione del premio Marcello De Cecco a Lanciano. «Non si possono dare valutazioni adesso che sono tecniche e non politiche perché non conosciamo ancora abbastanza», ha affermato per poi tornare sulle riflessioni fatte una settimana prima nel suo discorso pubblico di Varenna sul nodo investimenti-debito. «L’Italia ha bisogno di favorire l’investimento pubblico e privato - ha detto - e di contenere e ridurre il debito pubblico», perché, ha poi sottolineato, «non si può non avere una traiettoria di sua riduzione».
Nel suo intervento il governatore ha insistito su un punto. L’Italia, come altri Paesi, non può agire da sola, dare risposte «in modo autarchico» ai cambiamenti imposti dalla globalizzazione come l’innovazione tecnologica, la demografia e l’immigrazione. E tanto meno può farlo davanti ai mercati finanziari. Ì mercati non sono forze oscure che tramano nell’ombra - ha spiegato il numero uno di palazzo Koch - semmai bisogna chiedersi «perché sul mercato avvengono certe dinamiche e perché il nostro debito pubblico è prezzato in maniera diversa dalla Germania e dalla Francia e ora anche dalla Spagna e dal Portogallo». Se il Tesoro emette 400 miliardi l’anno «bisogna che il mercato funzioni e sia trasparente: dobbiamo essere coscienti della fiducia che si trasmette nell’emettere debito a fronte delle attività».
Il nostro Paese deve procedere di pari passo con gli altri principali partner europei «con scambio, dialogo e con una presenza istituzionale sui tavoli nei quali dibattiamo e con una consapevolezza dei rapporti di forza che probabilmente è difficile da accettare». È l’unico modo per evitare di cadere in quel «timore di futuro» che sta dietro scelte come Brexit e quanto accade «in Germania, Francia, negli Usa».
Infine un appello a considerare i problemi strutturale dell’economia nazionale: la bassa crescita e la bassa produttività, la scarsa capacità a innovare, il basso livello del capitale umano e materiale, nodi che non possono essere sciolti solo con la politica monetaria, come da qualche parte si continua a invocare. Non si può chiedere al banchiere centrale di risolvere i problemi dell’economia reale» poiché «la Banca Centrale è fondamentale nelle crisi e dopo ma non può intervenire nelle variazioni della crescita». Visco ha poi ribadito che «abbiamo un problema di produttività e competitività» e «un ritardo nella qualità del capitale fisico e umano».